Il Focus sulla Legge 194 del 1978 e sul servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), organizzato dalle Democratiche dell’Aquila, è stato un interessante excursus su questo servizio dedicato alle donne, controverso sin dalla stesura delle legge, approcciata all’epoca come tutela della maternità e non come norma sull’esercizio di un diritto delle donne. Legge peraltro non ovunque applicata come dovrebbe, a causa dell’alto tasso di obiezione di coscienza nei reparti ospedalieri.
"La situazione all’Aquila è gestita da un protocollo di continuità assistenziale che garantisce il servizio, nel quale sono coinvolti i Consultori e l’UO Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Salvatore", sottolinea la portavoce delle Democratiche Eva Fascetti. "Permangono tuttavia forti criticità".
In Abruzzo l’80% dei medici ginecologi è obiettore di coscienza, all’Aquila 9 su 12, con un tasso maggiore fra gli anestesisti. "I Consultori della ASL sono attualmente 1 ogni 35000 abitanti mentre per legge dovremmo averne 1 ogni 20000", sottolinea Fascetti. "Nei consultori presenti, dove comunque le donne, anche minori e di altra nazionalità, trovano una equipe sempre pronta all’accoglienza e all’assistenza gratuita, spesso manca il personale specialistico".
Sussiste in Italia una grave arretratezza nella cultura della contraccezione e si incontrano difficoltà nella divulgazione in tal senso. "Manca gravemente inoltre, nei servizi complessi offerti, il sostegno psicologico alle donne che affrontano la gravidanza o accedono ai servizi per l’Interruzione Volontaria".
In sintesi, la legge - all’epoca frutto delle battaglie delle donne e di una difficile mediazione politica, forte della consapevolezza diffusa fra i cittadini tanto da superare un referendum che tre anni dopo l’emanazione intendeva abrogarla - andrebbe applicata meglio. "Andrebbe anche migliorata per adeguarla al contesto attuale, con un approccio orientato al vero diritto di autodeterminazione, sfrondato di ulteriori riflessi conservatori che continuerebbero a condizionarne l’applicazione e a giudicare le donne per le loro scelte intime e personali", conclude Fascetti.
All'iniziativa ha partecipato anche il collettivo Fuori Genere. "A seguito di alcune criticità emerse durante l'incontro - si legge in una nota - ribadiamo che:
- alla luce dei continui attacchi alla L. 194, tra i quali la mozione comunale dello scorso anno a Pescara, che prevede "un albero per ogni bambino mai nato", approvata anche con i voti del Partito Democratico, e la circolare regionale dell'assessora Verì che sconsiglia l'uso della pillola abortiva Ru486 all'interno dei consultori, è evidente come sia fondamentale incontrarsi e fare informazione, ma ancora di più prendere decisioni coerenti all’interno dei luoghi istituzionali. Questo ad esempio non è accaduto nel 2017, quando in Consiglio Regionale è stata approvata una modifica, proposta da un esponente del Partito Democratico, alla Legge regionale sui Consultori, per ridefinire le quote contributive che la legge assegna ai singoli consultori. In passato i fondi erano così distribuiti: 70% al pubblico, 20% al privato, 10% alla formazione. Successivamente alla modifica, la formazione è stata cancellata e la ripartizione è stata la seguente: 65% al pubblico e 35% al privato. Dentro il consiglio regionale, di fatto, la risposta è stata quella di depotenziare i consultori pubblici a favore di quelli privati, che sono per la maggior parte cattolici e i cui servizi sono a pagamento. Per quale motivo tale proposta è stata accolta? Non è forse questa l’ennesima prova dell’incoerenza e dell’ambiguità di chi vorrebbe difendere la giusta applicazione della L. 194?
- servono consultori laici, liberi e gratuiti a tuttƏ; nonostante la legge preveda “7 giorni per soprassedere”, in un consultorio laico e libero quei 7 giorni non devono essere una riflessione imposta a chi ha già scelto. Troviamo che l’invito al ripensamento e la risoluzione delle cause che avrebbero portato la donna a ricorrere all’IVG, più volte rimarcati durante l’incontro, abbiano un approccio paternalistico;
- è necessario il potenziamento dei consultori per garantire la presenza di personale adeguatamente formato che consenta la comprensione, soprattutto linguistica in caso di donne migranti, della procedura per l’IVG; tale mancanza non può e non deve essere un limite all’attuazione del diritto all’aborto;
- rimanendo nella nostra regione, riteniamo che sia urgente mobilitarsi per bloccare il pericoloso DDL proposto quest’estate da Fratelli d'Italia (sulla scia di quanto è già accaduto in Lombardia e poi in Veneto) sui “cimiteri dei feti”. La proposta prevede che per ogni aborto che si verifica prima delle 28 settimane e dopo i 90 giorni, qualora i genitori non provvedano o non lo richiedano, il seppellimento è disposto dalla ASL in una specifica area cimiteriale. Di fatto, quindi, la sepoltura è obbligatoria a prescindere dalla volontà della donna. Questo DDL dovrà essere discusso a breve, per cui ci aspettiamo che si prenda posizione contraria rispetto a questo scempio, che tutto fa tranne tenere conto dei nostri diritti e della nostra libertà di scelta.
Piuttosto - conclude Fuori Genere - "riteniamo che sia urgente rendere chiari i consensi informati inserendo tutte le eventuali possibilità sul destino del feto o del prodotto del concepimento, che sia necessario garantire la piena libertà di scelta sull’eventuale sepoltura e pretendere l’abolizione di tutti gli accordi tra ospedali e ASL con le associazioni cattoliche".