154 voti a favore, 131 contrari: il Senato ha approvato le pregiudiziali poste da Fratelli d'Italia e Lega sulla legge Zan, la così detta 'tagliola', affossando, di fatto, il provvedimento; il disegno di legge, infatti, tornerà in Commissione Giustizia da dove, con ogni probabilità, non riemergerà più.
Il centrosinistra era sicuro di avere 149 voti: ne sono mancati 18; 2 senatori si sono astenuti, 16 sono passati con il centrodestra. Ed il sospetto è che lo 'sgambetto' sia arrivato dai renziani, sebbene Teresa Bellanova abbia parlato di "franchi tiratori tra PD, LeU e M5S", assicurando che Italia viva ha votato in modo compatto. "Il centrosinistra della maggioranza Conte è strafinito, si riparte da Pd, 5S e Leu", la risposta della dem Monica Cirinnà.
L’Italia ha perso, così, l’occasione di allinearsi, almeno, alla legislazione antidiscriminatoria dei grandi Paesi europei affossando un provvedimento di civiltà. In sostanza, si chiedeva di modificare gli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale prevedendo di aggiungere alle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, già previste dalla Legge Mancino, anche gli atti discriminatori fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità.
Si è detto di tutto sulla legge Zan, in questi mesi: 'con la legge si tolgono diritti alle donne', sebbene nei paesi europei in cui sono in vigore leggi simili nessuna delle conquiste delle donne è stata messa in discussione dal riconoscimento di tutele alle persone trans*; 'la legge Zan introduce l'utero in affitto', sebbene il provvedimento intendeva intervenire soltanto sulla violenza, non occupandosi di gestazione per altri; 'la legge Zan porta il gender sulle scuole, giù le mani dai bambini', sebbene il provvedimento avrebbe promosso la prevenzione e il contrasto al bullismo. Che poi, l'ideologia gender non esiste, ma questo è un altro problema. La Legge Zan non si sarebbe occupata di percorsi di affermazione di genere (per questo c’è la legge 164/82) ma avrebbe introdotto l’identità di genere tra le condizioni personali che potrebbero essere oggetto di violenza e discriminazione e che necessitano di tutela. Tutto qui.
"I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato questa mattina il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabili: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba", le parole di Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che ha aggiunto: "Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa, va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le reti informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegniamo la nostra vergogna".
Una pagina davvero buia per il nostro Parlamento, consumata vergognosamente nel 'segreto dell'urna': la presidente Casellati, infatti, aveva ritenuto "ammissibili le due richieste di votazione segreta in base al regolamento e ai precedenti", confermando così il voto segreto nonostante le contestazioni. "Sono stata chiamata a decidere sulla richiesta di una votazione segreta. È una questione puramente giuridica - ha chiarito la presidente - non a caso ho fatto riferimento al regolamento e ai precedenti".
Il timore del relatore Zan, insomma, si è avverato, anche se l'esponente del Pd questa mattina si era detto ottimista: "Sono convinto che Italia viva voterà con noi e la tagliola non dovrebbe passare. Poi ci sono tanti del gruppo Misto che hanno già dichiarato che voteranno contro la tagliola: sono abbastanza tranquillo che questa operazione della Lega non passerà".
Ma così non è stato.
"Hanno voluto fermare il futuro. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà", il commento affidato a twitter dal segretario del Pd, Enrico Letta. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha aggiunto: "Chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese che su questi temi ha già dimostrato di essere più avanti delle aule parlamentari".
A gioire è il leader della Lega, Matteo Salvini: "Il ddl Zan è stato affossato per i calcoli sbagliati del Pd: ora togliamo i bambini, i nuovi reati e il dibattito sull'identità di genere. Hanno deciso di andare allo scontro, dopo mesi che avevamo avvisato, ed è finita così. Ora proporrò al centrodestra di ripartire dal nostro testo".
Un testo non condiviso dal mondo Lgbtqi+.
D'altra parte, il dibattito in aula è stato tesissimo. Se il leghista Roberto Calderoli ha definito la legge "una porcata", il presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari, anche lui del Carroccio, ha ribadito l'esigenza di un rinvio per trovare una sintesi, ipotesi rigettata già ieri dal Pd. Ignazio La Russa (FI) ha persino aggiunto di essersi sentito discriminato nel passato per la sua appartenenza politica: "Non c'è nessun comportamento discriminatorio che già non venga punito, tranne le opinioni". La vicepresidente dei senatori di Forza Italia Licia Ronzulli ha insistito sull'effetto intimidatorio della legge e sulla punizione delle "posizioni diverse"; rivolgendosi agli avversari politici ha aggiunto: "c'era la possibilità di scrivere una bella pagina insieme, invece avete voluto una legge ideologica che spacca il Parlamento. I diritti dei cittadini sono di tutti e non solo di una parte politica. Sulla legge Zan abbiamo chiesto un confronto da quando questa legge è arrivata in Senato. Lega e FdI hanno proposto un nuovo testo e ci eravamo illusi di poter discutere. Se oggi la legge Zan dovesse essere affossata, la responsabilità di avere buttato tutto questo tempo sarà dei promotori e del Pd, col suo segretario Enrico Letta in primis".
Anche il presidente dei senatori di Italia viva Davide Faraone è intervenuto rispetto al pericolo del voto segreto: "Noi voteremo il ddl Zan come sempre. Peccato per la mancata intesa: siamo molto preoccupati che con il voto segreto la legge sia bocciata, sarebbe un disastro".
Sul fronte del centrodestra, però, ci sono stati dei distinguo. Il forzista Elio Vito, come aveva già annunciato, ha lasciato il suo incarico di responsabile del dipartimento Difesa e sicurezza di Forza Italia, "dopo che è stato annunciato al Senato il nostro voto favorevole al non passaggio agli articoli del ddl Zan"; in mattinata aveva detto: "La cronaca di questi mesi è purtroppo piena di episodi di violenza ai danni di persone Lgbt, picchiati perché camminavano mano nella mano, si baciavano, portavano una borsa arcobaleno. Per questo - ha concluso - se Fi dovesse votare il non passaggio agli articoli del ddl Zan, una legge che contrasta proprio odio, discriminazioni e violenze, a malincuore, ma per coerenza, non potrei più mantenere l'incarico affidatomi da Berlusconi".
Fortissime sono state le pressioni del mondo cattolico: "Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull'ideologia gender ha espresso "chiara riprovazione tramite numerosi interventi di Papa Francesco", si legge in una nota diffusa dala Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede che l'Associazione Pro Vita e Familia riferisce essere stata scritta in risposta ad una richiesta di chiarimenti dottrinali sul provvedimento.