"L’Abruzzo ha un vero futuro solo se si collega con le direttrici strategiche dello sviluppo nazionale ed europeo. Solo in questo modo si può immaginare una prospettiva per le prossime generazioni. Bisogna avere questa visione ambiziosa e coraggiosa, ora che l’Italia e l’Europa sono chiamate a decidere le loro infrastrutture vitali investendo sulla transizione green e sull’innovazione digitale con le gigantesche risorse del Next Generation EU e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”".
Lo afferma il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci all’indomani della conferenza stampa tenuta dal presidente Marco Marsilio per presentare i progetti infrastrutturali che dovranno rilanciare l’Abruzzo.
Una conferenza stampa che il consigliere Pietrucci definisce “deludente, roboante e logorroica”.
Deludente perché l’Abruzzo finisce per essere solo area di passaggio lungo il già deciso Corridoio Baltico-Adriatico che collega il Nord Europa a Ravenna e poi verso il sud all’area pugliese di Bari-Brindisi-Taranto, "mentre ignora totalmente la prospettiva del Corridoio Mediterraneo che unisce la Spagna da Barcellona a Ploce in Croazia, fino a collegarsi con il “Ramo C” del Corridoio 5 Budapest-Kiev e che - attraversando l’Italia - incontra il territorio ideale di transito nell’Abruzzo e nel Lazio collegando i porti abruzzesi e il porto di Civitavecchia, in una connessione est-ovest e verso il medio Oriente. E’ tra i nostri porti e Civitavecchia che si gioca la vera partita - sottolinea Pietrucci - spostando dalla strada all’acqua gran parte del traffico di merci (830 milioni di tonn./anno tra l’Europa Mediterranea e l’area balcanica-danubiana), che produce forti intasamenti nelle regioni transpadane, con problemi di viabilità, sicurezza, consumi e inquinamento. Questo implica che i porti di Ortona e Pescara, attualmente inseriti nell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Centrale cambino la loro collocazione per essere trasferiti sotto il controllo dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Centro-Settentrionale".
E’ questa la sfida da mettere in campo - prosegue il consigliere regionale dem - "invece di accontentarsi di risparmiare 30 minuti da Pescara a Roma con una nuova ferrovia che costerà 6.5 miliardi di euro. Perché questa scelta chiamerà in causa il futuro dell’A24 e dell’A25 verso L’Aquila, Teramo e le Marche: cosa sarà di questa autostrada? La sua gestione sarà sostenibile adesso che il PEF è in approvazione? Oppure diventerà una superstrada (gratuita) come la E45? Qualcuno se lo sta chiedendo?”
La verità è che in un’ora e venti minuti di conferenza stampa Marsilio non ha mai citato non solo L’Aquila, ma il ruolo della dorsale appenninica e le aree interne sui due fronti del Gran Sasso, "che restano ai margini del 'suo' nuovo Abruzzo. Marsilio immagina una regione a due velocità che finirà per danneggiare l’intero sistema. L’impressione è che Marsilio (all’opposizione del Governo nazionale) abbia voluto buttare sul tappeto un pot-pourri di scenari purtroppo privi di una visione, di una condivisione istituzionale e politica. Questo spiega la presenza muta degli assessori (aquilani e teramani) chiamati a fare le vallette di scelte su cui non hanno messo becco e che ignorano completamente i destini dei loro territori e delle loro comunità”, l'affondo di Pietrucci.
Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Stefano Palumbo. "L’Abruzzo Prossimo, quello coniato dalla giunta Marsilio per definire la programmazione strategica regionale 2021-2030, dimentica le aree interne e in particolare il territorio aquilano. Il piano rilanciato ieri in conferenza stampa dal Governatore altro non è che un recepimento passivo di scelte infrastrutturali fatte probabilmente altrove (ANAS, RFI ad esempio) e funzionali per la stragrande maggioranza all’attuazione della ZES attraverso la declinazione delle linee di finanziamento europee e nazionali su porti, interporti, ferrovie e aree industriali", ribadisce Palumbo.
"La conca aquilana, che sconta su tutti questi aspetti un deficit significativo con il resto della Regione, da un piano di investimento così concepito ne resta mortalmente fuori, neanche considerata rispetto all’esigenza di collegamento a quei telai infrastrutturali da cui è esclusa. Cristallizzata ormai la decisione della Regione di investire sul tracciato ferroviario esistente di collegamento tra Pescara e Roma, il tentativo del Presidente di ributtare la palla al Governo centrale rispetto alle rivendicazioni dell’Aquila suona come un’irricevibile ed offensivo 'in bocca al lupo'", prosegue il capogruppo dem.
Sarebbe invero ingiusto puntare tutto contro la volontà progettuale di Marsilio, perché le basi degli interventi presentati vengono da lontano, non sono nuovi e raccontano il fallimento di una politica regionale nel suo complesso, "incapace di unire l’Abruzzo in una visione d’insieme, ma anche di una politica aquilana brava storicamente più a recriminare che ad affermare una centralità del ruolo del nostro territorio nelle dinamiche di sviluppo regionali. Hai voglia a parlare di borghi, di strategie delle aree interne, a ritirare fuori studi post sisma sul rilancio socio-economico: la realtà è che L’Aquila resta quella immaginata e realizzata decenni fa da una classe dirigente e politica di altro spessore, una città che ancora oggi vive di Università e cosa pubblica, con collegamenti anni 70 con la capitale e la costa".
Ci vorrebbe un’inversione di base della programmazione, basata sulla stessa logica delle politiche per il sud o del PNRR che destina almeno il 40% dei fondi a disposizione per le aree del mezzogiorno nel tentativo di recuperare il divario con il nord del Paese. "Ci vorrebbe - sostiene Palumbo - una politica capace di valorizzare attraverso strumenti perequativi i servizi ecosistemici (acqua, riduzione di anidride carbonica e tanto altro) che forniamo sia alla costa che a Roma senza ricevere nulla in cambio. Ci vorrebbe una politica che, sfortunatamente per L’Aquila, non riesce ad affermarsi neanche quando, come oggi, può contare su una folta rappresentanza in consiglio regionale. Aspettative che rischiano di infrangersi definitivamente contro la decisione dell’attuale giunta di cancellare L’Aquila dalla cartina geografica delle strategie regionali, circostanza che impone però alcune domande: Insieme a chi Marsilio ha fatto queste scelte? A quali equilibri politici rispondono? Il sindaco dell’Aquila e la sua maggioranza avallano la marginalità della nostra città sancita da questa programmazione? Domande a cui credo vadano date risposte all’interno di un consiglio comunale da convocare al più presto alla presenza dei livelli di governo regionale e di tutte le forze sociali aquilane".