Ricorderete che cosa accadde allorquando l'amministrazione attiva decise di conferire la cittadinanza onoraria a Gianni Letta: il sindaco Pierluigi Biondi e il presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari annunciarono, a mezzo stampa, la volontà di riconoscere l'onorificenza all'ex braccio destro di Silvio Berlusconi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ai tempi del terremoto dell'aprile 2009, in una seduta che si sarebbe dovuta riunire di lì a qualche giorno, senza condividere l'intendimento con l'assise civica.
Successe che la proposta venne approvata in Commissione 'Affari istituzionali e Regolamenti', ma non all'unanimità; dunque, stante l'evidenza che non si sarebbe arrivati ad un voto unanime neanche in Consiglio comunale, Letta preferì declinare l'invito e la seduta dell'assise saltò. Il presidente Tinari accampò la scusa di un "sopraggiunto e non rinviabile impegno" dell'ex sottosegretario, promettendo che il Consiglio sarebbe stato "riprogrammato".
Sono passati più di tren anni, però, e la vicenda è stata chiusa in un cassetto.
Ma se l'affaire Letta va derubricato alla categoria del "bruttissimo pasticcio istituzionale", l'amministrazione attiva rischia davvero di esporre il Comune dell'Aquila ad una pessima figura a livello nazionale sul riconoscimento della cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre, vittima delle Leggi razziali del Fascismo emanate in Italia nel 1938, prigioniera nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, testimone vivente degli orrori della Shoah.
Quasi due anni fa, era il 12 febbraio 2020, il Consiglio comunale dell'Aquila aveva approvato all'unanimità la mozione di conferimento dell'onorificenza che era stata presentata mesi prima da Paolo Romano (Italia viva); tuttavia, non si è mai dato seguito al voto consiliare.
Fino a qualche giorno fa, almeno, allorquando è stato diffuso un comunicato stampa dall'ufficio stampa del Comune: "La città dell'Aquila conferirà la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre. Su proposta del sindaco, Pierluigi Biondi, la giunta ha dato il via libera alla delibera su cui sarà chiamato a esprimersi il Consiglio comunale che, nel febbraio 2020, ha approvato una mozione volta alla formalizzazione del provvedimento ratificato oggi dall'esecutivo".
Un iter amministrativo irrituale, evidentemente.
Una onorificenza così solenne – che deve riconoscere il valore storico e umano di chi la riceve – spetta infatti al Consiglio Comunale che ha già votato una mozione che l’ufficio di Presidenza avrebbe dovuto semplicemente tradurre in atti d’intesa con i capigruppo.
E' per questo che la delibera è incomprensibile dal punto di vista procedurale. D'altra parte, un ampio fronte democratico ha inteso stigmatizzare il provvedimento anche nel contenuto: in 9 pagine di delibera, "si parla vagamente e ipocritamente di 'regimi totalitari' europei" citando prevalentemente "i crimini del comunismo e quasi di passaggio quelli del nazismo. E mai – mai – si nomina il fascismo, il regime responsabile delle sofferenze della Segre, che è stata la pagina più vergognosa, vile e crudele di cui l’Italia si è macchiata nella sua storia".
Non esistono i campi di concentramento, la violenza, la fame a cui il ventennio costrinse gli italiani; "sembra che non si stia parlando della storia d’Italia, della guerra, dello sterminio degli Ebrei, delle Leggi razziali del fascismo che condannarono la Segre bambina a una feroce prigionia a cui è miracolosamente scampata e condannarono con lei migliaia di persone - ebrei, rom, oppositori politici, omosessuali, disabili - alla tortura e alla morte", hanno denunciato i consiglieri comunali di minoranza di Pd, Passo Possibile, Italia viva, Articolo 1, Coalizione sociale, Cambiare insieme, L'Aquila sicurezza e lavoro, oltre ad Anpi L'Aquila, Cgil, Arci provinciale e Circolo Querencia, Bottega futuro, Movimento giovanile della Sinistra, Partito Democratico, L'Aquila coraggiosa, LIBERA, Rifondazione comunista, Casematte/3e32, Potere al popolo e ANPPIA.
L’assurda ricostruzione e l’alterazione della verità di questa delibera, tra l'altro, "avviene a pochi giorni dal riemergere della violenza fascista che ha assaltato la sede della CGIL, richiamando alla memoria i fatti che anticiparono l’ascesa di Mussolini e la dittatura del ventennio. Eppure, con indifferenza e a sfregio della circostanza che richiedeva ben altro rispetto per la figura di Liliana Segre, il sindaco dell’Aquila vuole riscrivere la storia d’Italia - l'affondo del fronte democratico - e, tra negazionismo e revisionismo, ignora i crimini del fascismo (parola che proprio non riesce a pronunciare) e nella motivazione usa una formula che finisce per disconoscere la vita della Segre, la sua lunghissima e silenziosa sofferenza e poi la sua scelta coraggiosa di raccontare la ferocia nazifascista".
Per questo, è stato chiesto il ritiro della delibera col ripristino di un corretto percorso amministrativo per il conferimento della cittadinanza onoraria: "Liliana Segre, vittima del fascismo, è testimone dei valori di dignità, civiltà e umanità: ed è così che merita di essere onorata come cittadina dell’Aquila".
Non sono arrivate risposte dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio comiunale.
Se non fosse che, qualche giorno fa, è stata convocata una seduta della Commissione 'Affari istituzionali e Regolamenti' - fissata per il pomeriggio del 9 novembre - che avrebbe dovuto discutere la delibera; a stretto giro, però, è giunta alle redazioni una nota lapidaria: "si comunica che la seduta è stata rinviata a data da destinarsi".
Difficile dire che cosa sia accaduto: è probabile che il presidente Marcello Dundee abbia deciso la convocazione senza condividerla con il sindaco Pierluigi Biondi e con la giunta che, in un momento così delicato, è lecito pensare abbiano voluto evitare uno scontro in Commissione che avrebbe potuto assumere una dimensione politica nazionale.
Tutto rinviato, insomma.
Staremo a vedere: certo è che l'amministrazione attiva è riuscita a rendere divisivo anche il conferimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre; e ciò è davvero imperdonabile.