E' arrivato stamane all'attenzione della V Commissione di Regione Abruzzo il disegno di legge numero 203, ad oggetto "Riconoscimento e tutela del diritto alla sepoltura dei bambini mai nati", depositato nel luglio scorso dal capogruppo di Fratelli d'Italia Guerino Testa, dal consigliere e presidente della commissione Sanità Mario Quaglieri e dal consigliere e sottosegretario alla presidenza della Giunta Umberto D'Annuntiis.
La proposta prevede che per ogni aborto che si verifichi prima delle 28 settimane e dopo i 90 giorni, qualora i genitori non provvedano o non lo richiedano, il seppellimento sia disposto dalla ASL in una specifica area cimiteriale. Di fatto, la sepoltura in un cimitero cattolico diventerebbe obbligatoria a prescindere dalla volontà della donna, in quanto o la donna acconsente a fare la sepoltura o la sepoltura sarà comunque effettuata.
"Riteniamo che il provvedimento abbia un valore umano e simbolico incommensurabile", avevano spiegato nei giorni scorsi i proponenti. L’obiettivo è quello di "intervenire in materia funeraria e di polizia mortuaria per legittimare il diritto alla sepoltura dei bimbi mai nati di età gestionale inferiore alle ventotto settimane, non solo in presenza della formale richiesta dei genitori ma anche laddove questa risulti mancante".
Se non fosse che il disegno di legge è stato stroncato dalla Commissione Pari Opportunità della Regione che ha ritenuto il testo illegittimo ribadendo il principio sacrosanto che le decisioni devono rimanere in capo alla madre e non certo alla ASL; in particolare, la Commissione ha rilevato il contrasto della proposta con la legge 194, la violazione di principi costituzionali, la violazione degli artt. 8-9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo relativamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al rispetto della libertà di pensiero, di coscienza e di religione, nonché la violazione degli artt. 3 e 7 della Carta dei diritti dell'Unione Europea.
Insomma, "la proposta di legge viola tutto lo scibile" l'affondo della capogruppo del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi. "Ma vi è di più: nello stesso parere, la CPO invita i proponenti persino ad adeguare la legge regionale attualmente vigente alle norme nazionali, dando ancora maggiore centralità alla figura della madre in ogni tipo di scelta. Alla madre e a nessun altro. È una risposta chiara a chi, come Fratelli d'Italia, avrebbe voluto delegare certe decisioni alla ASL, a parenti o affini, ad altri che nulla c'entrano col dolore e la sofferenza della donna in quei momenti".
"Mi dispiace per loro - ha rintuzzato Marcozzi che, già nei giorni scorsi, aveva duramente polemizzato con gli esponenti di Fratelli d'Italia - ma l'Abruzzo non è il Texas. Rinnovo l'invito ai proponenti a vergognarsi in silenzio per la pessima figura che hanno fatto, a ritirare la proposta di legge e a chiedere scusa per aver provato a utilizzare la politica per entrare all'interno della vita privata degli abruzzesi. Io terrò alta l'attenzione finché questo indegno progetto di legge non verrà bloccato definitivamente".
Intanto, stamane il gruppo di Fratelli d'Italia "è fuggito a gambe levate dalla discussione, provando a rinviarla alla chetichella, evitando persino di nominarla durante la seduta". A stretto giro la replica del capogruppo di Fdi, Guerino Testa: "Se ai toni aggressivi e a tratti offensivi della consigliera Marcozzi si aggiunge anche la sua naturale propensione a travisare la realtà, ne esce un quadro niente affatto edificante per il ruolo istituzionale che ricopre. Peccato, per lei, che non se ne renda conto e peccato che i fatti, stamane in V Commissione, siano andati diversamente da ciò che lei racconta. La discussione del progetto di legge è stata rinviata dal presidente Quaglieri unicamente per ragioni tecnico-amministrative. Non so in quale aula Marcozzi abbia avuto visioni di fuggitivi, ma non permetto che le sue romanzate e false esternazioni tolgano valore ad una iniziativa che intende assicurare una degna sepoltura ad ogni concepito, che non può essere trattato come res nullius. Ritengo sia una misura di grande umanità, di rispetto", ha inteso ribadire Testa.
Avverso il provvedimento, però, si è mobilitato un ampio fronte politico e sociale.
I consiglieri regionali di centrosinistra hanno definito la proposta "inutile e strumentale". La sepoltura dei bambini non nati, infatti, è già un diritto nella legislazione italiana: "in una regione che non aiuta i giovani con iniziative e progetti affinché trovino lavoro e non siano costretti a fuggire, che non sostiene le donne con incentivi e risorse in grado di assicurare loro parità reddituali e professionali e dove proprio donne e giovani sono i soggetti più toccati dagli effetti della pandemia, per Fratelli d’Italia diventa prioritario un gesto che interviene a gamba tesa su situazioni dolorose e intime e umilia le donne e su cui ci prepariamo a fare ostruzionismo", l'affondo dei consiglieri d'opposizione.
Sui diritti civili, "è necessario un confronto aperto e trasversale – hanno ribadito – che resti attuale e non faccia fare all’Abruzzo passi indietro sui diritti acquisiti e, soprattutto, non nasconda strumentalizzazioni come quelle sull’efficacia e la valenza della legge 194, o la somministrazione della pillola del giorno dopo, su cui il centrodestra ha sempre puntato il suo mirino. Ad oggi, non riscontriamo nessuna politica reale per sostenere la responsabilità genitoriale e rendere la famiglia non un sogno irrealizzato ma una scelta; nulla per favorire il diritto alla casa, per un nuovo welfare regionale, per promuovere e sostenere l’occupazione femminile. Anzi, le donne abruzzesi perdono il lavoro e sono professionalmente meno garantite ed economicamente le più svantaggiate della società".
Le associazioni femministe hanno tenuto presidi a Pescara e all'Aquila, dove il collettivo Fuori Genere ha organizzato un sit a Palazzo dell'Emiciclo denunciando lo "scempio di un progetto di legge che vorrebbe calpestare i nostri diritti e la nostra libertà di scelta, annientando il nostro diritto all’autodeterminazione. Piuttosto riteniamo che sia urgente rendere chiari i consensi informati inserendo tutte le eventuali possibilità sul destino del feto o del prodotto del concepimento, che sia necessario garantire la piena libertà di scelta sull’eventuale sepoltura e pretendere l’abolizione di tutti gli accordi tra ospedali e ASL con le associazioni cattoliche".
D'altra parte, le realtà femministe abruzzesi Zona Fucsia Pescara/Chieti, Collettivo Malelingue Teramo, Rete 8 Marzo L'Aquila, Presenza Femminista Avezzano, in queste settimane, non hanno mancato di far sentire la loro voce contro un provvedimento che vorrebbe "attaccare in maniera manipolatoria e subdola una delle leggi più fragili e screditate durante questo periodo storico, ovvero la legge 194/78. Un vero e proprio attacco violento e aggressivo, in quanto attecchisce sulla nostra autodeterminazione nel decidere della nostra maternità scambiando, di nuovo ed erroneamente, un diritto inalienabile, come quello di decidere sui nostri corpi, per un assassinio, paragonando delle semplici cellule fecondate con un bambino o bambina 'mai nato/a'".
"Oggi, insieme con le donne della rete 8 Marzo, abbiamo manifestato contro la proposta di modifica della legge, presentata dai consiglieri di FdI, che obbliga alla sepoltura dei feti abortivi, anche senza il consenso dei genitori", si legge in una nota delle Donne di Articolo Uno. "Riteniamo questa legge l’ennesimo subdolo tentativo da parte del centrodestra di depotenziare la legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidenza nel rispetto della dignità e della libertà di scelta delle donne. Dai consiglieri regionali ci aspetteremmo pittosto un impegno per rendere accessibile una legge dello Stato che in Abruzzo rimane spesso inapplicata, a causa dell’abbandono in cui versano i Consultori Familiari ed il gran numero di obiettori di coscienza operanti nelle strutture pubbliche. Se la proposta di legge non verrà ritirata, contunueremo la mobilitazione ed useremo ogni strumento possibile per contrastarla".
E' scesa in campo anche la Cgil che ha avanzato richiesta di audizione in Commissione annunciando, con una nota firmata da Rita Innocenzi della Segreteria regionale e da Loredana Piselli del Coordinamento Donne SPI, che porrà in essere ogni azione di contrasto riservandosi di agire anche legalmente a tutela dei diritti delle donne abruzzesi.