"La sentenza del TAR dell’Aquila che boccia definitivamente la sciagurata ipotesi di ampliamento del bacino sciistico di Ovindoli in direzione Valle delle Lenzuola dimostra una volta di più l’impreparazione di molte amministrazioni comunali, intente a speculare sull’ambiente e sulla tutela ambientale senza avere la minima cognizione dei valori e delle norme poste a loro tutela".
A dirlo sono Enrico Perilli e Pierluigi Iannarelli di Sinistra italiana. Che spiegano: "Il TAR evidenzia come l’intera impalcatura della delibera fosse impresentabile, come non spettasse ad un geometra addentrarsi in valutazioni relative agli ecosistemi e alla tutela della flora e della fauna, così come già accaduto per la scellerata riperimetrazione del Parco Sirente Velino, che auspichiamo avrà lo stesso epilogo dinanzi la Corte Costituzionale, dove ci si è avvalsi del contributo di un geometra per giustificare il taglio di territorio depositando una relazione di una paginetta e mezza".
E’ chiaro a tutti - ribadiscono Perilli e Iannarelli - come oramai "il modello turistico non possa essere più quello degli arroccamenti sciistici, ma debba necessariamente seguire un’altra strada; l’emergenza climatica, le temperature di questi giorni nell’intero Paese ne sono la dimostrazione". E per quanto riguarda le polemiche relative agli impianti del Gran Sasso, "sottolineiamo la peculiarità di questa montagna, che la rende sciabile quando tutti gli altri impianti sono chiusi, come in questo momento, ma la rende non fruibile quando tutti gli altri impianti sono aperti; sono frequentissimi, infatti, i periodi di chiusura legati alle condizioni atmosferiche critiche, mentre altri impianti come Roccaraso, Ovindoli e Campo Felice godono di condizioni atmosferiche più miti. Rimarchiamo quindi con forza e rispediamo al mittente le accuse del mondo sviluppista e leghista, ovvero che sarebbe lo schieramento progressista ad impedire la realizzazione di determinati progetti".
Come Sinistra Italiana "siamo sempre stati e saremo contrari a opere di cementificazione e devastazione della montagna che tra l’altro hanno un costo economico enorme, totalmente a carico del pubblico e sicuramente non redditizio, indicando invero un diverso modello di sviluppo. Evidenziamo però - proseguono Perilli e Iannarelli - che in questi anni la Lega ha avuto ed ha la gestione politica di tutta la filiera ambientale, assessore al Comune, assessore alla Regione e sottosegretario al Governo nazionale, quindi si evince che aveva tutti gli strumenti, gli uomini posizionati nei posti giusti, per assumere decisioni politiche a loro congeniali. Se ciò non è avvenuto non è per colpa degli ambientalisti, che non hanno messo in campo nessuna opera di interdizione, non essendo presente nessun atto amministrativo, ma per la totale inadeguatezza degli amministratori della Lega e della destra incapaci di produrre atti che vadano nella direzione da loro auspicata".
Dunque, Iannarelli e Perilli rilevano come "anche all’interno del centro sinistra su questo tema convivano sensibilità molto diverse, si va da forze ecologiste come la nostra a forze sviluppiste come buona parte del PD".
Concludendo, i"nvece di accusare e dare la caccia alle streghe o prendersela contro i mulini a vento, la Lega si assuma le proprie responsabilità e dica soprattutto al fronte sviluppista che se in questi anni non si è spostato un sasso è per colpa della loro incapacità. Continuare a far credere che sono gli altri che non vogliono fare le cose quando non si è stati capaci di farle è un abuso della credulità popolare ed è proprio lo stesso fronte sviluppista quello più preso in giro da questa truffa politica".