Giovedì, 13 Gennaio 2022 12:20

Manca la neve, impianti chiusi a Camporotondo. Sinistra italiana: "Scelte 'sviluppiste' non più sostenibili, ripensare strategia turistica per le aree interne"

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"Il 2021 è il settimo anno più caldo da quando sono iniziate le rilevazioni storiche delle temperature medie globali (metà del XIX secolo). I sei anni più caldi anche rispetto al 2021, per quanto riguarda l’Europa, sono quelli che abbiamo immediatamente alle spalle (2015-2020). Non possiamo che partire da questo dato, rilasciato due giorni fa dal Servizio per i Cambiamenti Climatici del programma europeo Copernicus (https://climate.copernicus.eu/copernicus-globally-seven-hottest-years-record-were-last-seven), per commentare la notizia dell’ennesima chiusura per mancanza di neve degli impianti sciistici di Camporotondo, nel comune marsicano di Cappadocia".

Si legge in una nota firmata da Stefano Lucantonio, coordinatore della provincia dell'Aquila di Sinistra Italiana, Daniele Licheri, segretario regionale del partito e Francesco Cerasoli del circolo aquilano.

"Questo comprensorio sciistico, ubicato a poco più di 1400 metri s.l.m, è stato recentemente oggetto di un cospicuo finanziamento regionale (circa 3 milioni e 200 mila euro) per interventi di ammodernamento degli impianti e disboscamento per messa in sicurezza della sua unica 'pista nera'. Nonostante ciò, per quanto ci è dato saperne gli impianti sono spesso chiusi perché i quantitativi di neve non permettono condizioni adeguate alla pratica dello sci da discesa. Peraltro, nell’ambito del comprensorio sono presenti svariate strutture ricettive, alcune anche di cinque o più piani, ormai completamente abbandonate; situazione questa condivisa da altre realtà regionali, quale quella di Prato Lonaro nel comune di Lucoli Alto, illuse in passato da false promesse di divenire delle novelle Madonna di Campiglio".

Questi "cupi segnali per il turismo invernale del territorio di Cappadocia, che non dovrebbero essere passati inosservati alla Giunta regionale in carica" - sottolineano gli esponenti di Sinistra Italiana - generano una serie di domande "circa la sostenibilità sul lungo (ma neanche tanto) termine delle politiche legate al turismo da sport invernali che vengono testardamente portate avanti in Abruzzo. Gli aumenti delle temperature medie a livello globale, europeo, ed italiano sono ormai sotto gli occhi di tutti. Ne conseguono inverni con precipitazioni nevose ridotte o discontinue, soprattutto alle quote montane medio-basse. La nostra Regione non fa eccezione a questa tendenza, ed è il momento di prenderne atto".

In questo senso, Sinistra Italiana ritiene sia ora di "ripensare la strategia turistica regionale per le aree interne puntando con decisione su un ‘turismo lento’ (qualcuno lo definirebbe ‘esperienziale’) che, guidando le persone alla scoperta delle nostre meravigliose peculiarità naturalistiche, storiche, architettoniche ed enogastronomiche, si affianchi al più tradizionale turismo sciistico anche nelle stagioni invernali, sostituendolo in quelle aree dove, dati alla mano, sciare, anche in pieno inverno, sarà un’utopia già tra pochi anni. Essendo ormai evidente che la crisi climatica in corso non risparmierà di certo l’Abruzzo, persistere in logore logiche ‘sviluppiste’ secondo cui la costruzione di nuovi comprensori sciistici, o l’ampliamento indiscriminato di quelli esistenti, costituirebbe in pratica l’unica possibilità di benessere socio-economico per le nostre aree montane, equivale a promettere di poter vivere tra gli agi in una meravigliosa oasi sapendo che quest’ultima è stata mangiata dal deserto già da qualche decennio". 

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