Carlo Calenda, europarlamentare, già ministro dello sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni, leader di Azione e candidato sindaco a Roma alle recenti amministrative, dove ha colto un risultato lusinghiero, sfiorando il 20% dei consensi, è arrivato nel pomeriggio all'Aquila per ribadire il suo sostegno alla discesa in campo di Americo Di Benedetto.
Una candidatura a sindaco, quella del consigliere regionale e comunale, che richiama il percorso politico di Calenda a Roma, "totalmente" sottolinea ai nostri microfoni l'ex ministro, "e ricorderà anche il nostro posizionamento alle elezioni politiche. Abbiamo un polo del pragmatismo che non passa le giornate a dire destra o sinistra, non si spacca al suo interno ma è coeso, che non ha si lancia in racconti mirabolanti ma lavora a ciò che si può e si deve fare, con un cronoprogramma preciso e con una grande attenzione all'amministrazione. E' esattamente quello che ho fatto a Roma, con Azione che è diventato primo partito, e sono sicuro che Americo Di Benedetto ha ottime possibilità di vincere le elezioni".
Con un posizionamento - ribadisce Calenda - che è "quello che avremo a livello nazionale. Pensate al campo largo della sinistra qui all'Aquila che va da Italia viva a Rifondazione comunista passando per il Movimento 5 stelle: ma quando mai potranno governare, quando mai? Dall'altra parte, c'è una destra spaccata ed in frantumi in tutta Italia. Eppure, vedrete che in campagna elettorale tenteranno di abbindolare gli elettori dicendo di votare a destra piuttosto che a sinistra: il problema è che poi non riusciranno a governare".
Ciò non significa che Di Benedetto abbia aderito ad Azione; "assolutamente no; Americo propone una operazione civica, proprio come ho fatto io a Roma. Noi lo sosteniamo con una nostra lista perché ci ritroviamo nel suo modo di fare politica. Di Benedetto non promette la luna ma parla di cose concrete: per questo, ci troviamo davvero a nostro agio in coalizione. Ma Americo è un candidato civico e deve rimanere civico".
Calenda non si sottrae alla critica di chi sostiene che esperienze come la sua riescono anche ad ottenere risultati importanti ma non a vincere una elezione amministrativa, e dunque debbono necessariamente apparentarsi per governare: "se fosse così, l'Italia non avrebbe alcuna possibilità di uscire dallo stallo politico in cui si trova. Ad ogni elezione si ripeterebbe la solita scena, così come accaduto alle ultime politiche: fallisce la destra, fallisce la sinistra e ci si trova costretti a chiamare il salvatore della patria. Al contrario, sono convinto che il voto sia molto mobile, che le persone siano alla ricerca di un modo di fare politica che definisco con la parola serietà. Ad un certo punto si vincerà: di certo, ogni battaglia costruisce un consenso intorno a questo modo nuovo di fare le cose, senza fascisti e comunisti, parole che usiamo soltanto noi, oramai, in Italia".
Dunque, il leader di Azione si sofferma sulla città dell'Aquila che ha avuto modo di visitare, prima del comizio alla villa Comunale, accompagnato da Di Benedetto, dal coordinatore regionale di Azione Giulio Cesare Sottanelli e da Enrico Verini, coordinatore della lista all'Aquila. "Abbiamo fatto una lunga passeggiata; qui si è fatto un lavoro importante nel post terremoto, va assolutamente riconosciuto. Il tema ora è animare la città, fare in modo che non resti un magnifico set. Due temi che sono centrali, in particolare; il primo, il ritorno del turismo in maniera massiccia: a mio parere, bisognerebbe puntare sul turismo culturale, riempiendo la città di eventi, perché è un turismo che lascia più soldi ed è più civile rispetto al turismo da bottiglietta d'acqua. E poi c'è l'annosa questione del collegamento ferroviario, senza il quale lo sviluppo resterà inevitabilmente monco. Detto questo, L'Aquila ha una potenza scenica, d'immagine, che è incredibile, che deve essere utilizzata al meglio e anche rapidamente".