E' stato presentato nel pomeriggio, presso la libreria Colacchi all’Aquila, il nuovo libro di Gaetano Quagliariello, senatore di “Italia al Centro” e presidente della fondazione Magna Carta.
Il volume, edito da Rubbettino, si intitola “La società calda – Dall’Italia che deve crescere, una proposta per il Paese”, e offre uno spaccato dopo due anni di pandemia e una prospettiva per il futuro partendo dalle potenzialità delle aree più fragili della nostra Italia che questa crisi ha messo inaspettatamente in luce.
A discuterne, insieme a Quagliariello, Antonio Noto, direttore dell’istituto “Noto Sondaggi”; l'incontro è stato moderato dalla giornalista del Tg2 Barbara Romano.
Di fronte allo shock inatteso della pandemia e della crisi che ha determinato – è la tesi del libro - il modello accentrato dei grandi agglomerati urbani e dei processi produttivi standardizzati, a lungo ritenuto vincente, ha mostrato tutti i suoi limiti. Fra le macerie di un’economia da ricostruire e di un tessuto sociale da riconnettere, sono emerse invece le potenzialità di una società ‘calda’, non per ragioni climatiche ma perché fondata su un’umanizzazione dei rapporti economici e sociali e finanche della tecnologia. Una società che, depurata dalle antiche tare come l’assistenzialismo e il mito infelice della decrescita, ha tanto da dire all’Italia di domani. E, partendo da condizioni più svantaggiate, può trainare lo sviluppo dell’intero Paese.
"Si fa presto a dire ripartiamo; per ripartire, però, bisogna avere una idea di società", le parole di Quagliariello; "credo che quanto è accaduto nel mondo, e in Italia, ha messo in dubbio quel modello di sviluppo accentrato in grandi hub urbani, accentrato nella dimensione della sanità, dei trasporti, fondato su una idea dell'uomo che ha uno spazio nella società fin quando ha qualcosa da offrire. Al contrario, ha rilanciato alcuni modelli che sono propri di società più fragili ma dove i rapporti umani resistono ancora, ci sono le reti di relazione e c'è la possibilità di far proprio ciò che la pandemia dovrebbe averci insegnato. E' evidente - riconosce Quagliariello - che questi modelli, propri delle aree interne nella società meridionale, devono fare i conti con alcuni vizi atavici: si debbono rimboccare le maniche, debbono dire di no al familismo e all'assistenzialismo, rischiando piuttosto che fare affidamento su un comodo reddito di cittadinanza, coniugandosi con la modernità".
Non si tratta di proporre una decrescita felice, "perché la decrescita è sempre infelice" continua il senatore di 'Italia al centro': "bisogna, piuttosto, essere in grado di prendere ciò che di buono le società solidali e comunitarie sanno offrire e coniugarlo con quanto la tecnica, e i processi di modernizzazione, possono offrire, iniziando dai processi di digitalizzazione e proseguendo con quanto è possibile fare per migliorare la qualità della vità di chi abita in queste zone d'Italia".