Sono ormai passati i mesi di un’afosa campagna elettorale, in cui abbiamo visto riaccendersi il sopito dibattito pubblico, in cui siamo tornati a parlare della città, di proposte e visione.
Abbiamo visto girare tra le nostre strade leader nazionali e dovunque ci si girava si poteva trovare un aperitivo elettorale. Non vedremo più faccioni 6x3 e vele salpare fra le nostre strade.
Oggi ad una settimana dall’esito di queste elezioni fra vincitori e vinti, sommersi e salvati, fra analisi del voto e della sconfitta il clima è cambiato, torniamo alla vita quotidiana e ci tocca tornare a pagarci da soli gli aperitivi.
Non vediamo più perturbazioni dovute a inaugurazioni e comizi, sui social non ci sono le precipitazioni di santi e santini, e ormai la fanno da padrona i festeggiamenti di chi se lo può permettere e le analisi di chi i festeggiamenti invece non se li può permettere.
Si aprono su tutti i fronti grandi prospettive da saper cogliere e costruire. Queste elezioni comportano un voltare pagina sia per un centro destra diventato ormai adulto che dovrà dimostrarsi pronto a raccogliere le aspettative consegnate dall’ampio consenso ottenuto, sia per un centro sinistra sconfitto che promette di rinnovarsi, reinventarsi e costruire una nuova credibile e ambiziosa proposta.
Il consiglio comunale si insedierà a breve, fra volti conosciuti e volti nuovi, sui quali pesano le sorti di una politica che dovrà essere in grado di ascoltare e farsi ascoltare.
La calda campagna elettorale lascia spazio al caldo dell’estate portando ad un progressivo raffreddarsi del dibattito pubblico.
In tutto ciò, delle cose però restano. Restano i fondi del P.N.R.R. da spendere, resta una ricostruzione da terminare, resta un’idea di città da esprimere e realizzare, restano cinque anni di un nuovo mandato per questa giunta, restano cinque anni di opposizione per la controparte. Restano percorsi di rinnovamento da attuare e promesse da realizzare.
Sperando che tutto ciò non si sciolga con il sole estivo. Dopo la tempesta di questi mesi aspettiamo di vedere gli l’arcobaleni promessi, confidando in un futuro prevalentemente soleggiato.
Nel frattempo ci tengo a mettere le mani avanti, non sono Bernacca.