Mercoledì, 23 Luglio 2014 17:20

Ricostruzione, soldi finiti. Come trovare 7,5 miliardi di euro? Le ipotesi

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In questi giorni di tiepida estate è tornato caldo il tema del reperimento dei fondi per la ricostruzione del cratere sismico. A contribuire al dibattito pubblico sono state certamente le dichiarazioni - rilasciate in più occasioni - del sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini, e della senatrice aquilana del Partito Democratico Stefania Pezzopane.
Il tema, poi, da caldo è diventato bollente con lo sciopero della fame di Pierluigi Biondi, sindaco pasionario di Villa Sant'Angelo (L'Aquila) - uno dei comuni del cratere più colpiti dal terremoto - che ha chiesto un segnale (mai arrivato, almeno fino ad oggi) al premier Matteo Renzi.

Già nella visita di venerdì scorso a Villa Sant'Angelo, Legnini aveva rassicurato su un'imminente legge nazionale per la ricostruzione, che inquadrerebbe con una normativa stabile soprattutto la cessione di appalti nella ricostruzione privata: un tema importante, alla luce delle ultime inchieste giudiziarie. Riguardo il flusso costante di risorse economiche per il cratere, invece, Legnini si è tenuto sul vago.

Ma quali sono le ipotesi percorribili per quanto riguarda il reperimento dei fondi per la ricostruzione pesante dei comuni del cratere? Alcune di queste sono state esplicitate oggi dal vice presidente della Regione Giovanni Lolli, proprio a Biondi, autore e protagonista del polverone sul flusso costante dei fondi. Il primo cittadino è stato ricevuto nel pomeriggio in Regione, per fare il punto sugli stanziamenti per la ricostruzione. Come già anticipato anche da una videointervista di NewsTown allo stesso Lolli, è al vaglio del governo e della Ragioneria dello Stato l'ipotesi di un'apertura di un mutuo che lo Stato potrebbe contrarre per i prossimi 25 anni con la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), per un ammontare complessivo di 7,5 miliardi di euro.

Il mutuo sarebbe composto di rate annuali da circa 300 milioni l'una. Soldi da reperire in bilancio, ma di cui una buona parte (circa 200 milioni) sarebbe già stata individuata attraverso un aumento delle imposte di bollo. Lolli ha già incontrato i responsabili della Cdp, che si sarebbero detti disponibili ad aprire la trattativa.

La maggiore criticità dell'operazione sarebbe però la giustificazione, di fronte alla burocrazia europea, del debito contratto dallo Stato. In questo caso, sono due le strade percorribili: o il premier Renzi, durante il semestre italiano in Europa, riuscirà a imporre l'esclusione dei finanziamenti per la ricostruzione di luoghi colpiti da catastrofi naturali dal famigerato sforamento del 3% del rapporto deficit-pil; oppure si dovrà evitare di inserire l'intero mutuo contratto in un solo bilancio, ma spalmarlo in cinque anni, con un indebitamento di 1,5 miliardi ogni anno. Quest'ultima possibilità sembra la più percorribile: 1,5 miliardi di euro, infatti, rappresentano lo 0,08% del Pil. Una percentuale ben lontana dallo spauracchio del 3%. Un'ipotesi anche politicamente più fattibile, perché non sembra (almeno finora) che Renzi si stia imponendo sulla rigida e austera burocrazia europea, a differenza di quello che - da ottimo comunicatore quale è - ha sempre dichiarato a elettori, stampa e alleati.

Vedremo nelle prossime settimane quale sarà la strada percorsa, che dovrà essere intrapresa prima della discussione e dell'approvazione dell'altro terribile strumento dell'austerità: la Legge di Stabilità.

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Luglio 2014 18:33

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