Venerdì, 21 Ottobre 2022 18:50

Il segretario regionale del Psi, Gianni Padovani: basta lotte fratricide nella comunità aquilana

di  Redazione

Come non condividere l'appello del segretario regionale del Psi, Gianni Padovani, alla comunità aquilana, di non perdersi dietro a lotte intestine.

In quali condizioni una città cresce armoniosa e si sviluppa nel tempo? Come accade che certe città attraggono investimenti, nascono attività e crescono nella popolazione, mentre altre declinano, si spopolano e vengono emarginate dai circuiti del progresso? Mi pongo queste domande non a caso, dopo le feroci polemiche dei giorni scorsi sulla Sanità all'Aquila.

Liti ricorrenti che lasciano il tempo che trovano: le polemiche finiscono, la Sanità aquilana continua nell'inarrestabile e progressivo declino. Non voglio generare equivoci: le polemiche sono comprensibili perché i problemi nella Sanità aquilana esistono, sono gravi, irrisolti ed indubbiamente peggiorati negli anni del governo Marsilio.

Appare evidente l’inadeguatezza della Regione a gestire la sanità del Capoluogo che soffre di troppe e reiterate difficoltà strutturali, organizzative ed operative. Il San Salvatore soffre di uno strisciante depotenziamento, come tutti gli aquilani possono costatare e come molti operatori del settore denunciano quotidianamente. Ed a fronte del ridimensionamento dell’offerta di servizi sanitari, il Sindaco invece di battere i pugni e pretendere il rispetto degli impegni dal Presidente della Regione Marsilio, suo compagno di partito, snobba l'opposizione e si limita a scrivere “letterine” al manager della Asl.

Letterine alle quali segue quasi sempre il nulla. E quando si tratta dei problemi del San Salvatore tutto si confonde, le priorità cogenti sono altre, c’è sempre la scusa pronta, tutto viene rinviato a tempi migliori. A rimetterci sono sempre gli aquilani, stanchi dei disservizi crescenti sinora compensati dallo spirito di abnegazione e sacrificio degli operatori sanitari che, seppure sotto organico, cercano in tutti i modi di supplire alle carenze del manager e della Regione. Ma torniamo al punto.

Come affrontare la crisi evidente della Sanità aquilana? Serve a qualcosa azzuffarci? Io credo che una città decresce quando manca la comunità. Una comunità, se è tale, dovrebbe essere più forte dei colori politici. Una comunità, se è tale, è unita nella difesa degli interessi comuni a prescindere dal partito di appartenenza. Almeno così è in altre città e così dovrebbe essere anche all'Aquila!

L'Aquila non si può permettere di perdere centralità come hub sanitario di area vasta. Se ciò accade, come sta accadendo, sarebbe tutta la Città a subire una ulteriore emarginazione nel contesto regionale. Che fare? Occorre che tutti i portatori di interesse (sindaci del capoluogo e del comprensorio, associazioni di categoria e datoriali, sindacati e corpi intermedi, partiti e cittadini) lavorino insieme per un obiettivo comune e condiviso perché agire come comunità è fattore essenziale della tenuta della nostra Città e condizione dello sviluppo futuro.

La comunità si esprime nella capacità di elaborare strategie degli attori locali, nel remare tutti nello stesso senso e verso la costruzione del migliore futuro possibile. Quando le politiche sono efficaci le differenze diventano opportunità, la politica esprime interessi generali e gli amministratori sono direttori d’orchestra di un disegno condiviso di sviluppo. Le zuffe non portano a nulla, generano paralisi e permettono ai manovratori regionali di continuare a condurre un disegno di emarginazione del capoluogo, capoluogo solo di nome.

Chi vuole bene all'Aquila e non costringere le nuove e future generazioni ad emigrare, dovrebbe impegnarsi nel ri-creare anzitutto reti di attori e fare rete con tutte le comunità delle aree interne, emarginate dalla politica regionale al pari dell'Aquila. L'Aquila ha tuttora enormi potenzialità, ma occorre essere uniti ed avere una vision. Alcune città si sviluppano, altre muoiono: possiamo gestire o subire, sta a noi decidere. Dobbiamo impegnarci in prima persona, coinvolgere per davvero i “corpi intermedi” nell’elaborare e proporre qualsiasi progetto rilevante di trasformazione del territorio.

Partiamo dalla Sanità, indubbiamente un tema cruciale al pari delle infrastrutture e dello sviluppo economico. Il tempo s’è fatto breve, occorre una svolta nella qualità della governance locale e regionale. La crescita o la decrescita di una “comunità” da questo dipendono: certamente dalla qualità dei suoi amministratori, ma anche dalla capacità degli attori locali di fare sistema, di coordinare azioni positive verso un disegno condiviso. In tal modo si costruisce e accumula capitale sociale territoriale, un bene immateriale motore primo della crescita civile prima che economica. Sviluppo o declino, non c’è alternativa. Cosa vogliono gli aquilani?

Ultima modifica il Venerdì, 21 Ottobre 2022 19:00

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