Nella giornata di ieri sui social è sbucato un nuovo format, un innovativo programma che si è conteso lo share della domenica con Mara Venier e Lucia Annunziata, a condurlo la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Titolo del programma “Gli appunti di Giorgia”. A parte gli scherzi e le facili battute che l’accattivante titolo evoca, riecheggiando un po’ la fantomatica agenda Draghi e un po’ i famigerati appunti di Berlusconi in Senato, la modalità funziona.
La Presidente si siede davanti allo schermo di un telefono e apre la sua agenda rispondendo a tematiche, domande e provocazioni della settimana, tutt’altro che il Salvini della mezzanotte che si getta in dirette interminabili fra cappellini e orecchie da coniglio.
Ma veniamo agli appunti. Giorgia Meloni fra i temi che ha affrontato ha citato il Reddito di Cittadinanza, ricordando quanto fatto dal Governo e ribadendo qual è la filosofia che si vuole adottare. “Non si può trattare allo stesso modo chi è nelle condizioni di poter lavorare e chi no” questo è il mantra dell’esecutivo, a questa formula però l’appunto di ieri aggiunge “tra il Reddito di Cittadinanza e l’andare a rubare c’è l’opzione di andare a lavorare”, questa la frase pronunciata dalla Presidente del Consiglio in risposta a chi sostiene di non poter vivere senza il sussidio tanto da dover essere costretto ad andare a rubare.
La Meloni ha inoltre manifestato il suo dubbio riguardo la mancanza di lavoro in Italia sottolineando la necessità di superare la cultura del sussidio per abbracciare quella del lavoro.
Detto ciò, degli appunti li abbiamo anche noi, dunque li siamo andati a consultare.
La politica del Governo è quella di abolire il Reddito lasciando una tolleranza per il prossimo anno di otto mesi e imporre la sospensione del RDC alla prima offerta di lavoro. Bisogna però calare questa presa di posizione in un contesto sociale ampio essendo consapevoli della condizione in cui persone e nuclei familiari si trovano.
Se andiamo a consultare le fonti della CGIL ci viene raccontata una situazione di crisi e difficoltà dilagante nella regione Abruzzo che colpisce principalmente i soggetti più fragili.
Leggendo dati riguardo il Reddito di Cittadinanza in Regione negli ultimi tre anni vediamo che nel 2019 il numero dei nuclei familiari coinvolti ammontava a 23.332, per poi arrivare a 30.979 nel 2020, fino a raggiungere il 33.744 nel 2021. Andando a leggere i dati delle quattro province L’Aquila mantiene saldo il terzo posto dopo Pescara e Chieti con uno scarto irrisorio.
Per quanto riguarda il 2022 sappiamo in Regione 1.924 famiglie in più hanno richiesto il Reddito di Cittadinanza, il dato è in linea con la crescita a livello nazionale. I percettori abruzzesi continuano infatti a rappresentare l’1,9% dei richiedenti a livello nazionale.
Ma oltre al Reddito vediamo com’è la situazione lavoro nella provincia dell’Aquila. Consultando i dati Istat per l’anno 2021 vediamo che il tasso di disoccupazione si attesta al 9,5% mentre nell’anno precedente era all’8,2%.
Approfondendo il dato ci rendiamo conto che la situazione è tragica riguardo l’occupazione di femminile e quella giovanile. Infatti, il tasso di disoccupazione per le donne sale al 13,5% nel 2021 contro il 9,4% del 2020%.
Per i giovani il tasso di disoccupazione nella fascia di età 15-24 passa dal 31,4% del 2020 al 32,6% del 2021, con un tasso di disoccupazione giovanile femminile, per l’anno 2021, che si attesta al 46,6%.
In tutto ciò le ore di Cassa Integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga, autorizzate nell’anno 2021 sono state 6.608.834.
I nostri appunti descrivono una situazione che non suscita ottimismo, in tutto ciò vediamo crescere l’emergenza energetica, il caro vita impazzare e il confitto sociale alle porte.
In questa situazione ci sono due scuole di pensiero: quella che vede nel Reddito di Cittadinanza solo un metadone di stato, che considera i disoccupati degli scansafatiche e lavativi; e quella che considera il Reddito di Cittadinanza un diritto da acquisire, di certo non un sussidio permanente bensì un modo in cui lo stato tutela le fasce più fragili combattendo la povertà in maniera concreta e non limitandosi a pacche sulle spalle. Il reinserimento al lavoro non ha funzionato ma di certo non comincerà a funzionare di colpo togliendo il Reddito