Il giorno dopo l'incredibile, quanto inquietante, crollo del balcone dal progetto Case di Cese di Preturo si arroventa il clima intorno all'Amministrazione e alla gestione delle new town. E come potrebbe essere altrimenti?
Anche perché la caduta del balcone giunge nel momento in cui sta per scadere la proroga alla Manutencoop, cui è stata affidata la manutenzione ordinaria fino al 3 ottobre.
Con l'episodio di Preturo che brucia ancora come una nuova ferita alla dignità di questa città, l'opposizione consiliare di centrodestra non perde tempo per attaccare proprio su questo punto: "L'unica proroga possibile sarebbe quella tecnica concessa per massimo sei mesi al fine di avviare una nuova gara - afferma il consigliere del Nuovo Centro Destra Alessandro Piccinini - qualsiasi altro tipo di proroga sarebbe fuori dall'ordinamento giuridico".
La questione dell'affidamento inizia addirittura nel 2011 quando - con una delibera consiliare (la stessa in cui è contenuta la delibera che istituisce il famoso canone di compartecipazione) - si stabilì che venisse istituita una gara di evidenza pubblica per assegnare ad un privato la manutenzione ed altri servizi del Progetto Case. La gara venne effettivamente indetta con tanto di nomina del Rup Mario Corridore, ma venne bloccata dopo soli 3 mesi da una delibera di Giunta che sostanzialmente chiedeva più tempo per fare altre valutazioni.
Si arriva così al 21 giugno 2013 quando con altra deliberazione, molto sofferta e con defezioni nella stessa maggioranza, il Consiglio Comunale approva un nuovo modello gestionale delle new towns, da affidare con lo strumento del partenariato pubblico-privato di tipo istituzionale ad una società mista, composta da una partecipata del Comune al 100% e da un socio privato da selezionare appunto con procedura di evidenza pubblica. Tra mille polemiche l'affidamento a Manutencoop viene prorogato di un altro anno (per una cifra pari a circa 2 milioni di euro).
"Non so che passi per la mente dell'Amministrazione ma siamo vicini al baratro amministrativo e sicuramente la Corte dei conti, che ha già attenzionato le vicende relative alla mancata riscossione dei canoni di compartecipazione da parte del Comune nel Progetto Case, non sarà contenta di una ulteriore proroga" afferma il consigliere Guido Quinitino Liris (Forza Italia).
"Il vero problema è che da parte dell'Amministrazione, dopo tre anni, non esiste una vera gestione del Progetto Case. Si va avanti alla giornata e il patrimonio edilizio, da possibile occasione sta diventando una iattura", aggiunge Emanuele Imprudente (L'Aquila città aperta).
La richiesta allo Stato avanzata solo ieri dal sindaco Massimo Cialente e dall'assessore De Santis per avere fondi da destinare alla manutenzione delle Case fa arrabbiare l'opposizione: "Noi lo diciamo dalla passata consiliatura, perché per almeno dieci anni c'è bisogno di un aiuto dello Stato in tal senso. Acquisirli senza la garanzia di un contributo è stata una follia ed è per questo che noi votammo contro".
Per il consigliere Raffaele Daniele (Udc) l'unica soluzione è l'affidamento temporaneo della gestione del C.a.s.e. alla Consip, società in house del Ministero dell'Economia e delle Finanze, centrale d'acquisti nazionale della pubblica amministrazione italiana, "solo così si può tamponare la situazione".
Dopo la vicenda del balcone crollato Daniele non ha dubbi sul da farsi: "Chiediamo l'attivazione della polizza fideiussoria già chiesta in commissione di garanzia dove accertammo che c'erano piastre più sprecone di altre. Tanto più la chiediamo oggi. Ha valenza di 10 anni e rimane attiva anche per aziende fallite".
La polizza secondo il Consigliere risarcirebbe la proprietà (il Comune), tramite l'istituto di credito con cui è stata stipulata che interverrebbe a riparare i danni. Ma attivando la procedura, come già successo, ci si potrebbe ritrovare battersi contro il muro della Protezione Civile con cui era stato stipulato in un primo momento il contratto per la costruzione del Progetto Case, e che in passato è stata accusata di mettersi di traverso davanti la richiesta fatta da alcuni consiglieri di accesso agli atti.
Insomma una bella grana per il Comune che ha ereditato i circa 4mila appartamenti senza preoccuparsi troppo - evidentemente - delle conseguenze, e che ora, se non trova un modo per riparare alla situazione, si avvia verso la strada sempre più spianata di un default, iniziato sotto l'ingannevole dicitura di 'miracolo italiano'.
Eppure al tempo, gruppi organizzati di cittadini terremotati uniti sotto le sigle dei Comitati, avevano avvertito nel dettaglio di tali rischi. "Ma cosa volete, i container?".