Giovedì, 16 Maggio 2013 00:08

Alla ricerca di 85 milioni per L'Aquila: siamo sicuri sia così difficile trovarli?

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“Investire da vent’anni in un progetto e poi lasciarlo tutto d’un colpo non ha senso. Bisogna entrare nel merito, lo faremo tutti insieme. L’efficienza delle forze armate, e delle forze aeree in particolare, è essenziale per un Paese del G8 con grande responsabilità per la stabilità dello scenario internazionale”. Le parole sono del ministro della Difesa del governo Letta, Mario Mauro, che in una intervista a L’Unità ha difeso la scelta di spendere almeno 13 miliardi di euro per dotare la nostra aeronautica militare di 90 cacciabombardieri F35.

I motivi non sono di semplice prestigio nazionale: visto che finora per questi aerei abbiamo buttato via già un paio di miliardi, tanto vale spenderne altri 10. Anche se, come dimostrato, i caccia sono un vero e proprio bidone.

Ora, non vogliamo scivolare nel discorso generico e retorico delle spese militari sparando cifre spalmate su decenni. Ci interessa, piuttosto, dettagliare qual è l’incidenza, annuale, delle voci che potrebbero essere concretamente tagliate, eliminate o congelate.

Il sindaco della città dell’Aquila, ieri, è stato ricevuto in Senato dalla Commissione Lavori pubblici e dalla Commissione Ambiente. Ha incontrato, poi, alcuni funzionari dell’Economia e della Coesione territoriale. La questione è nota: servono 1miliardo e 400milioni per dare nuovo respiro alla ricostruzione della città capoluogo d’Abruzzo, tra i centri monumentali più importanti d’Europa. Al primo cittadino è stato assicurato che si tenteranno di reperire, tra le pieghe del bilancio, gli 85 milioni di euro necessari ad accendere il mutuo da 1,4 miliardi con la Cassa depositi e prestiti. Per il futuro, nessuna certezza: non si è fatto cenno alla tassa di scopo e ad alcun tentativo di programmazione, seria e di rigore, degli otto miliardi di euro necessari nei prossimi cinque anni per pianificare la ricostruzione della città e del cratere sismico.

Il paese, d’altra parte, deve affrontare molte urgenze: rifinanziare la cassa integrazione, saldare il debito pubblico verso le imprese, ridare respiro alle famiglie riducendo le tasse e, in particolare, sospendere l’Imu. Almeno a giugno. Al taglio agli armamenti, però, non pensa nessuno.

Eppure, per il solo 2013, le spese ammonteranno a quasi 5 miliardi e mezzo di euro. Una cifra impressionante, finanziata non solo con i fondi del ministero della Difesa destinati, ogni anno, ai “programmi di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d’arma” (3,2 miliardi) ma che grava anche sui ministeri che dovrebbero sostenere lo sviluppo economico e sociale del Paese. Nel 2013, ad esempio, il ministero dello Sviluppo Economico finanzia con quasi 2,2 miliardi i principali e più costosi programmi di riarmo, ai quali contribuisce perfino il ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca con 50 milioni di euro.

Ai quasi 5 miliardi e mezzo spesi in armamenti, inoltre, va aggiunto il miliardo del ministero dell’Economia e delle Finanze per finanziare le missioni all’estero.

            spesemilitari

E stiamo parlando del solo 2013. Come si evince dalla tabella, le spese ammonteranno a 5 miliardi per il 2014 e a quasi 5 per il 2015. Il totale di spesa è impressionante, quasi 15 miliardi in tre anni, per un impegno di oltre 90 miliardi di euro fino al 2027. Per ricostruire la città dell’Aquila e il suo cratere basterebbero i soldi impegnati nel biennio 2013-2014 per l’acquisto di caccia EuroFighter, sommergibili U-212, satelliti spia, blindati, missili terra aria, droni, lanciarazzi, caccia da addestramento, munizioni per cannoni.

Tagliare le spese per gli armamenti militari: solo così “si può fare in modo che l’abrogazione dell’Imu non diventi un boomerang”. La proposta è arrivata nei giorni scorsi dal sindaco di Genova, Marco Doria. "I sindaci italiani sono in preoccupata attesa - ha detto - Il tempo corre e i Comuni hanno bisogno di certezze, entro il 30 giugno devono sapere su quali entrate potranno contare per fare il bilancio 2013. Siamo a maggio e non lo sappiamo ancora, attendiamo i provvedimenti concreti del governo. Sono le vere scelte su cui sarà giudicato il governo Letta". E se attendono i sindaci, figurarsi i cittadini dell’Aquila che da quattro anni vivono di false promesse, in attesa ora che tra le pieghe del bilancio si riescano a trovare 85 milioni.

Non si intende certo cavalcare la battaglia di chi vorrebbe cancellare del tutto le spese militari, che ammontano a 25 miliardi di euro l’anno, pari a circa l’1,4% del Pil. E’ questione che meriterebbe una discussione profonda e approfondita. Non si vuol essere neanche tanto ingenui da far finta di non sapere che alcuni accordi rientrano nel complesso sistema di relazioni internazionali. Le spese per gli armamenti, però, potrebbero essere tranquillamente tagliate. Si tratta di un volume assolutamente ingiustificato nell’attuale situazione internazionale, tanto più ora che si chiedono sacrifici ai cittadini italiani.

Altri Paesi hanno già annunciato significative ristrutturazioni: il governo conservatore, in Gran Bretagna, ha deciso tagli dell’ordine di 4 miliardi rinunciando ai carri armati, ad alcuni aerei e portaerei. Davvero non si può fare a meno delle munizioni per cannoni?

Risposte è difficile averne: in molti sono impegnati a capire come sopportare il taglio dell’Imu. Altri, pochi in realtà, stanno cercando di racimolare 85 milioni per la ricostruzione dell’Aquila.

Ultima modifica il Giovedì, 16 Maggio 2013 14:42

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