L'Aquila non è Gotham ma a qualcuno piace tratteggiarla così. Come l'oscura e decadente fanta-metropoli di Batman invasa dal crimine, violenta e in preda al caos.
Certo il capoluogo d'Abruzzo non è più "quella di una volta" - assomiglia sempre di più ale altre città - e gli episodi legati alla micro criminalità, come ad esempio i furti negli appartamenti, sono aumentati e la paura della popolazione con loro.
Il pericolo ora però è che qualcuno in politica decida di cavalcare questa paura. Giovani Batman, in tal senso, stanno già tastando il terreno e iniziando a professare per strada le basi del delirio securitario, una disgrazia che al Nord conoscono bene.
Nel Consiglio comunale straordinario sulla sicurezza da lei richiesto, l'opposizione locale di centro destra di nuovo sotto il saldo comando di Giorgio De Matteis, ha più volte parlato di "allarme sociale" e ora sembra voler mostrare connotati più leghisti. D'altronde su altri terreni i Cialentes non si battono.
Nel suo intervento il consigliere del Nuovo Centro Destra, Alessandro Piccinini, ha cercato di sdoganare "le cosiddette ronde": "Se venissero fatte in maniera controllata con il nome delle persone che vi partecipano e la presenza di almeno un maggiore di 25 anni potrebbero essere utili. Eviterebbero - ha aggiunto il consigliere - fenomeni come quelli di Preturo in cui cittadini si organizzano da soli e senza controllo".
Già perché a Preturo qualcuno sostiene di farle già le ronde, e piccoli e improvvisati - quanto pericolosi - leader politici soffiano sul fuoco nei social network, alimentando la tentazione di farsi giustizia da soli come dimostra l'episodio di Genzano.
In tale contesto di pressione, in parte indotta, bisogna fare di più e per le parti in causa prendersela per esempio con realtà come l'Asilo Occupato è la cosa più semplice e mediaticamente efficace.
Peccato però si colpisca chi, coi suoi difetti e i suoi limiti, fa rivivere gratuitamente uno spazio abbandonato che fa cultura e aggregazione. Insomma quelle cose che mancano assai in città e fanno in modo ad esempio di far appassionare un adolescente che vive da cinque anni in un Progetto case senza servizi, all'arte di strada.
"In un contesto di disgregazione sociale come quello dell'Aquila purtroppo l'aumento della micro criminalità è un fatto che ci si aspettava. Si possono attuare tutte le forme repressive ma se non è la politica a promuovere coesione sociale non andremo lontano. Ci sono dei giovani in città che spontaneamente gìà fanno proprio questo" ha affermato nello stesso Consiglio comunale Ettore Di Cesare di Appello per L'Aquila anche lui all'opposizione tutt'altro che di destra però sui temi del sociale e della sicurezza.
Per il resto le politiche sociali e d'accoglienza ultra necessarie in questo momento storico dell'Aquila, e vera prevenzione alla criminalità, sono ancora troppo scarse. Non si vedono ancora i frutti di quegli interventi di prossimità fatti dalle reti di associazioni di cui ha parlato il locale assessorato al sociale. Spesso nelle terre di nessuno (senza servizi, con strutture abbandonate), a vedere la cruda realtà sono proprio la polizia e i Centri sociali che pur di fatto lavorando gratuitamente nel sociale, finiscono sotto attacco. Andrebbero invece legittimati e messi nelle condizioni di svolgere meglio un lavoro di base che nessun altro fa, almeno che non si preferiscano le ronde.
"Ad un salto di qualità del crimine va accompagnata anche una maggiore analisi" ha ripetuto il prefetto Francesco Alecci nel suo intervento al Consiglio straordinario, riferendosi all'efferata rapina avvenuta in una villa a Monticchio nello strano orario della cena e su cui gli inquirenti stanno ancora indagando.
Questo salto di analisi però non può essere riferito solo all'attività investigativa ma anche alla politica, ai media e agli altri operatori.
In tal senso una carenza d'analisi potrebbe essere supplita anche dalla ricerca: in un contesto davvero eccezionale come è L'Aquila post terremoto perché non innescare - anche tramite il locale dipartimento di Scienze Umane - una ricerca sociologica costante atta a fornire gli strumenti più avanzati d'interpretazione all'amministrazione e alla città?
Se non si capisce infatti il contesto in cui ci troviamo (nè Gotham, nè Kabul) sarà difficile mettere in campo i giusti interventi. L'Aquila deve fare un salto culturale, l'ennesimo, e la presenza di un'università potrebbe aiutare a farlo, proprio sul terreno del sociale tramite le scienze che lo mettono al centro del proprio studio.