"Chiediamo al presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti la convocazione urgente di una seduta straordinaria aperta alla partecipazione dei cittadini per discutere dello stallo in cui versano i rapporti tra Comune e Governo. Le richieste per la ricostruzione di questo territorio non possono essere delegate a iniziative personali o di partito ma devono essere discusse con la popolazione e passare per forza di cose attraverso il massimo organo rappresentativo della città".
E' la richiesta avanzata dal consigiere comunale di Appello per L'Aquila Ettore Di Cesare, che, in una conferenza stampa, analizzando l'impasse in cui si è incagliata la ricostruzione - tra uffici vacanti, fondi mancanti e strategie perdenti - ha puntato l'indice non solo contro il colpevole disinteresse mostrato finora da Renzi ma anche contro la giunta Cialente e il Pd locale che, a furia di coltivare rapporti quasi "privatistici" con il Governo, fatti di "viaggi della speranza a Roma" e di "parole sussurrate all'orecchio del premier", non solo non hanno ottenuto nessun risultato tangibile ma hanno tagliato fuori la popolazione da ogni percorso di partecipazione su questioni fondamentali riguardanti il futuro del territorio.
"L'Aquila" ha affermato Di Cesare "deve tornare ad essere una questione nazionale. Se ha smesso di esserlo è anche perché la strategia finora seguita è stata fallimentare. Non può essere solo una parte politica o qualche singolo parlamentare a chiedere conto al Governo delle scelte che vengono fatte. Deve essere una popolazione intera a farlo. La ricostruzione non può essere argomento di dibattito solo in occasione della discussione della legge di Stabilità o di qualche decreto".
Proprio a proposito della conversione in legge del decreto Sblocca Italia, Di Cesare ha osservato: "Il Pd ha presentato degli emendamenti paradossali, come quello che sottrae risorse alla ricostruzione per destinarle alla manutenzione del progetto Case. Mi domando: chi li ha scritti? E perché, prima, non ci si è consultati con i cittadini e il territorio?".
Stessa sorte, secondo Di Cesare, rischia di subire la legge di Stabilità, nella quale, ad oggi, per L'Aquila non è stato stanziato un euro: "Si sta discutendo degli emendamenti che verranno presentati in sede parlamentate ma non se ne sa nulla. Queste discussioni non possono essere un affare interno del Pd".
Un Pd che, secondo Di Cesare, sta avendo un atteggiamento schizofrenico: "Mentre Cialente e il partito, a livello locale, affermano che il Governo non sta facendo nulla, a Roma la Pezzopane sostiene il contrario".
Di Cesare, pur non risparmiando critiche a Renzi ("Per lui la Leopolda è più importante dell'andare a vedere e a toccare con mano quello che accade all'Aquila e in altri territori martoriati"), vede nell'immobilismo dell'attuale Governo una conseguenza diretta dell'isolamento in cui si è ficcata l'amministrazione comunale: "Ci si è chiusi nelle mura e così facendo L'Aquila è scomparsa dal radar delle questioni nazionali. Come puoi pretendere di avere centralità quando sei tu il primo a chiuderti in te stesso? E' desolante vedere come di fronte a problematiche di fondamentale importanza la politica locale, e non solo il Pd, sia concentrata sui riposizonamenti personali di alcuni suoi esponenti".
Per uscire da questa palude servirebbe qualche nuova forma di mobilitazione. Anche se, afferma Di Cesare, forse è troppo tardi: "E' difficile pensare di ripetere le manifestazioni del 2009 e del 2010, che furono il risultato di un lavoro enorme di coinvolgimento della popolazione che fu fatto con incontri, assemblee, convegni. Da tempo, ormai, i cittadini sono esclusi da ogni processo decisionale, non si può pensare che rispondano a comando "