Saranno 6 i candidati alla segreteria regionale del Pd abruzzese.
I nomi, ufficiali - visto che i termini per la presentazione delle candidature sono scaduti ieri sera (venerdì) alle 20 - sono quelli di Andrea Catena (chietino, coordinatore della segreteria regionale), Alexandra Coppola (pescarese, vice segretario regionale), Paolo Della Ventura (originario del Molise ma residente da molti anni all'Aquila, membro dell'assemblea nazionale, nonché della segreteria comunale e provinciale), Renzo Di Sabatino (teramano, presidente della Provincia di Teramo e consigliere comunale), Alessandro Marzoli (chietino, presidente dell’assemblea regionale dei giovani democratici) e Marco Rapino (pescarese, vice segretario vicario e segretario dei giovani democratici).
Tutti nomi più o meno annunciati, eccezion fatta per quello di Renzo Di Sabatino, la cui candidatura, assente tra quelle date come probabili nei mesi scorsi, è diventata un vero e proprio caso politico che sta agitando non poco le acque all'interno del partito.
Il nome dell'attuale presidente della Provincia di Teramo è spuntato fuori in extremis. Alle 19 di ieri, cioè un'ora prima della scadenza per il deposito delle 200 firme necessarie alla presentazione delle candidature, Di Sabatino non figurava tra i partecipanti alla corsa per la segreteria.
Fonti molto bene informate interne al partito affermano che è stato Luciano D'Alfonso in persona, con l'avallo e l'appoggio di Giovanni Lolli (vice presidente della giunta regionale) e anche di Giovanni Legnini (ex parlamentare e sottosegretario Pd, attualmente vice presidente del Csm), a spingere per Di Sabatino. La svolta ci sarebbe stata giovedì sera al termine della visita lampo compiuta da Legnini all'Aquila.
La mossa di D'Alfonso ha sorpreso non poco il partito, non solo per essere stata decisa all'ultimo momento ma principalmente perché Di Sabatino, in base allo statuto (che all'articolo 21 recita: Durante l'esercizio del loro mandato istituzionale non sono candidabili alla carica di segretario regionale: i presidenti di regione e dei consigli regionali, gli assessori regionali, i presidenti di provincia, i sindaci delle città capoluogo di regione e di provincia) è incompatibile con la carica di segretario.
Il principio dell'incompatibilità tra cariche politiche e cariche amministrative e di governo era stato già sollevato mesi fa, quando era sembrato che fossero sul punto di candidarsi il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e il segretario uscente Silvio Paolucci, diventato nel frattempo assessore regionale alla sanità e al bilancio.
Tra i democratici abruzzesi, a questo punto, serpeggia una domanda: perché proporre un candidato che già si sa ineleggibile a poche ore dall'inizio di un congresso dalla gestazione già molto travagliata?
La sorpresa Di Sabatino ha suscitato malumori e mal di pancia tra gli iscritti e, riferiscono sempre fonti interne, ha messo la commissione di garanzia per il congresso nella scomoda situazione di dover trovare una mediazione per far rientrare il caso senza formulare una bocciatura esplicita.
Qualcuno sostiene che per Di Sabatino potrebbe anche arrivare dalla direzione nazionale, quindi direttamente da Roma, una deroga ad hoc (che comunque dovrebbe essere motivata).
Dietro la scelta di Di Sabatino, allora, ci sarebbe la volontà di D'Alfonso e della vecchia guardia del Pd abruzzese di riequilibrare e “ribaricentrare” gli assetti di un partito troppo schiacciato, attualmente, sull'asse Chieti-Pescara (le due città dalle quali provengono, non a caso, la maggior parte degli altri candidati, eccetto Della Ventura) e di frenare, al tempo stesso, una nuova generazione che morde il freno in cerca di visibilità.
Quattro dei sei candidati hanno infatti meno di 35 anni, sono renziani convinti e non hanno mai avuto incarichi amministrativi.
L'unico ad avere un profilo politico diverso è Paolo Della Ventura. Civatiano, con alle spalle una stagione di militanza più lunga (sebbene anche lui non abbia trascorsi da amministratore), fatta anche di esperienze vissute all'interno dei comitati cittadini nati nel post terremoto per chiedere una ricostruzione più trasparente e partecipata, Della Ventura non ha mai fatto mistero di volere un partito molto più spostato a sinistra e molto più convinto nell'esercitare una funzione di indirizzo, pungolo e controllo nei confronti del governo regionale.