Il congresso regionale del Pd entra nel vivo.
Il primo marzo si svolgeranno le primarie aperte per la scelta del segretario e dei componenti dell’assemblea regionale del partito.
Da qualche giorno, nei circoli, sono iniziati gli incontri e i dibattiti con i cinque candidati alla carica di segretario: Alexandra Coppola, Andrea Catena, Paolo Della Ventura, Alessandro Marzoli e Marco Rapino. Ieri è stata la volta di Sulmona e dell'Aquila.
Sul congresso, tuttavia, pende ancora il giudizio che la commissione nazionale di garanzia dovrà esprimere domani (martedì) sulla candidatura dell'attuale presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, già respinta dal comitato regionale per incompatibilità. Una candidatura imposta all'ultimo minuto da D'Alfonso e soprattutto da Giovanni Legnini e proprio per questo mal digerita dagli altri candidati.
Benché siano soltanto le prime fasi del confronto congressuale, e benché la discussione non si sia ancora accesa, tra i candidati emergono già differenze significative.
Alexandra Coppola, attuale vice segretario regionale, fa mostra di un certo ecumenismo (“Dopo la vittoria alle europee non possiamo non dirci renziani”) e dice chiaramente di volere un partito che sia la stampella e il bastone di appoggio dell'amministrazione regionale, un partito, in altri termini, che non disturbi troppo il manovratore.
Su tutt'altre posizioni si colloca invece il civatiano Paolo Della Ventura, che spinge per un Pd “cane da guardia” dell'attuale esecutivo regionale e con radici ben piantate a sinistra: “Bisogna fermare una certa deriva che sta tagliando fuori il dialogo a sinistra per imbarcare pezzi di destra o centrodestra, come sta avvenendo in Liguria, Campania e Calabria”.
Andrea Catena, tra i cinque, è il candidato con più esperienza e maggiore anzianità politica ma anche quello più vicino all'apparato: “D'Alfonso è una personalità forte, c'è bisogno di un partito autonomo ma che sia anche leale”.
Alessandro Marzoli, teatino, studi negli Stati Uniti (dove ha seguito da vicino la seconda campagna elettorale di Obama), un passato da consigliere comunale a Chieti e un presente da presidente nazionale della Giba (il sindacato dei giocatori di pallacanestro, sport che ha praticato e continua a praticare con profitto), dice di non essere d'accordo con D'Alfonso, che aveva affermato che il Pd abruzzese non aveva bisogno di candidati 'palestrati' ma di pacificatori: “Non la vedo così. Non mi sembra che siamo in guerra, anzi vedo un confronto molto sereno e costruttivo. Abbiamo vinto le elezioni regionali, ora più che mai è necessario un partito forte, leale, autonomo e indipendente, che funga da raccordo tra circoli, militanti elettori e governo regionale, perché è importante che chi governa abbia un feedback su quello che sta facendo”.
Marco Rapino, anche lui di Chieti e anche lui ex cestista di talento, è, Di Sabatino permettendo, dato da molti come il favorito di questo congresso, al quale si presenta come segretario regionale uscente dei Giovani democratici e vice segretario vicario. E' il candidato che si pone più in continuità con la segreteria di Silvio Paolucci, quello forse più empatico (e anche un po' ruffiano) - “Ogni volta che vengo qui all'Aquila vedo che c'è un fermento democratico straordinario, il più bello della Regione. Credo che da qui possa partire una speramnza per l'intero Abruzzo”- e rassicurante - “Dobbiamo afrontare un percorso congressuale che dia la possibilità di discutere dei problemi dell'Abruzzo. Ereditiamo una regione che il centrodestra ha diviso”.