Anche per quest’anno ci siamo tolti l’ansia da prestazione da opinionisti del Festival di Sanremo che in tal senso, che dir se ne voglia, dà sempre tante soddisfazioni. Vincitori e vinti si alternano nelle loro dichiarazioni di stupore e di accettazione del verdetto e il presentatore si gode l’onda del successo di un programma con ascolti da record. Quel Carlo Conti che, senza dubbio, vince il premio eleganza: smoking Salvatore Ferragamo tutte e cinque le serate, raffinati e di classe come solo degli smoking ben portati sanno essere. L’essere totalmente a suo agio nella conduzione ha completato il tutto. L’affermazione è un po’ da rivedere per le due vallette principali, Arisa ed Emma.
In ordine alfabetico: Arisa ha giustificato le sue scelte per le serate dicendo che lei vive a Milano dove la concezione della moda è diversa dal resto d’Italia quindi, dico io, ha assorbito così tanto il fashion da poter osare in eccentricità? Buon dio, sei al Festival di Sanremo, non ad un flash mob in Piazza Duomo durante la fashion week!! A soddisfare il suo bisogno di distinguersi ci ha pensato lo stilista siciliano Daniele Carlotta (l’abito da sposa di Belen vi dice niente?) che ha vestito la Pippa (questo il suo cognome) con abiti a volte passabili come il sacco di raso e voile stretto in vita che almeno accentuava il decolleté generoso della cantante, che invece l’ha resa completamente sgraziata nell’abito di esordio rosso di chiffon dove le grazie se la viaggiavano allegramente con tanto di copricapezzolo in bella vista. Emma si è affidata alla sicurezza del prestigio dei Valentino, Dolce & Gabbana e Gucci ed è andata lei stessa a scegliere i vestiti nelle boutiques dove le commesse non è che siano state proprio brave nel loro lavoro… Il suo è stato un cammino in salita iniziato con degli abiti da bambola, come il minidress dorato Valentino della seconda (o terza) serata per arrivare a livelli della tunica plissettata bianca Luisa Beccaria che, complice un gran bel lavoro dei parrucchieri, le restituiva un po’ di grazia della quale la poverina è piuttosto carente. La grazia che la spagnola Rocio Munoz Morales (che non ricorderemo per l’espressività delle battute da copione con Conti, ma per l’appunto, sei valletta a Sanremo non candidata all’Oscar come migliore attrice) ha da vendere e che ha fatto cantare anche gli abiti Roberto Cavalli, Alberta Ferretti e Armani Privé. L’hanno chiamata appositamente per questo, è ovvio. E non venite a farmi notare che lei è una modella e le altre no perché non è assolutamente questo il discorso, non so se ci siamo capiti.
Tra ospiti e concorrenti, gli uomini hanno preso delle strade tortuose: Biagio Antonacci a 50 anni suonati senza calzini non si è capito cosa volesse dimostrare, Tiziano Ferro ha sfoggiato una giacchetta un tantinello stretta, Nek affetto da bipolarismo termico tra cappotti e t-shirt, Raf che non ne ha beccata una (ma poverino, stava male) e gli altri senza infamia e senza lode. Menzione d’onore per Alex Britti di ritorno da una vacanza caraibica a giudicare dal tono di pelle che faceva un tutt’uno con giacche e camicie. Ai margini di ogni considerazione socio-politica e canora – che davvero c’entrano poco in questo blog – Conchita Wurst ha tutta l’aria di essere un bel ragazzo che per carnevale si è divertito a curare i minimi dettagli del più inflazionato travestimento dei giovani in età appena post puberale, quando hanno la giusta consapevolezza di loro stessi, quando non corrono il rischio di essere fraintesi, insomma. Però bel vestito.
La parte femminile si è difesa come meglio ha potuto: Chiara ha valorizzato molto le forme non proprio da fotomodella con abiti Stella McCartney (concetto che avrebbero dovuto cogliere Arisa ed Emma) ma vorrei chiederle il perché di quelle zeppe; una sorpresa è stata la Tatangelo che ci ha abituati a look sempre troppo qualcosa e che, invece, in questo caso si è esibita sobria ed elegante; Irene Grandi eterna ragazzina ma ci sta, il personaggio è quello e i suoi 45 anni li difende benissimo. Complimenti alla fin’ora sconosciuta ai più Bianca Atzei che ha sfoggiato innanzitutto coulotte, messe in bella vista, sotto gonne di seta, splendide creazioni di Antonio Marras per il quale, però, confesso avere un debole.
Un Festival di apici e di rovinose cadute, spassosissimo da seguire live più sui socials che in TV che mantiene comunque sempre il suo fascino. Ah, continua la mia personale battaglia per rivendicare la presenza dei fiori sul palo e non solo in mano alle donne. Qualcuno mi ascolti!