Il settore dell'edilizia pubblica sociale si appresta a cambiare volto in Abruzzo. E sarà un "cambiamento radicale destinato ad incidere sul futuro della politica edilizia".
Questa mattina l'assessore ai Lavori pubblici, Donato Di Matteo, ha presentato il progetto di legge di riforma delle Ater regionali e la nuova riorganizzazione del settore dell'edilizia pubblica.
Destinata a far molto discutere, a L'Aquila in particolare. La conferenza stampa di stamane, infatti, ha già scatenato reazioni e polemiche.
Non sarà solo "una necessaria riforma legata alla riduzione dei costi", ma anche una riforma che andrà ad incidere "nel merito della politica della casa con l'ampliamento soprattutto del concetto di social housing in grado di venire incontro anche alle esigenze delle categorie professionali meritevoli di sostegno", ha sottolineato l'assessore. Di Matteo, nel presentare il progetto di legge, si è soffermato sull'analisi dell'attuale: "Non si fanno più ristrutturazioni di abitazioni e soprattutto non ne vengono realizzate di nuove. In un anno - ha sottolineato - in Abruzzo sono state realizzate solo 6 nuove unità abitative di edilizia sociale pubblica. Con questi numeri è impossibile venire incontro alle richieste della povera gente che ha bisogno di spazi abitativi più ampi e moderni".
La riforma prevede la cancellazione delle attuali cinque Ater in un'unica organizzazione, chiamata Ara (Azienda regionale per l'abitato), dotata di funzioni di gestione e sviluppo. Verranno dunque cancellati cinque cda e relativi direttori che "in alcune Ater - ha spiegato - assorbivano risorse finanziarie per centinaia di migliaia di euro. Tutti soldi che verranno investiti nella politica di sviluppo dell'edilizia sociale".
Ma la legge di riforma prevede anche "il coinvolgimento dei comuni nei piani di organizzazione dei servizi dell'edilizia, con la possibilità per i piccoli comuni e per quelli montani di incentivi per le giovani coppie che decidono di rimanere in zona".
Lo stesso Di Matteo ha insistito sul concetto di allargamento di social housing con la possibilità di mettere a disposizione locali ad uso commerciale alle categorie di professionisti, tra cui gli artigiani, i giovani professionisti che iniziano l'attività, ma anche società di servizi nella fase di start-up. L'assessore ai Lavori pubblici ha poi ribadito che "la sede regionale dell'Ara sarà collocata all'Aquila", respingendo con forza le accuse di voler spostare gli interessi dell'edilizia sociale dalle aree interne alla costa.
"Accuse risibili - ha detto - che hanno il solo obiettivo di 'agitare le acque'".
E le acque - come detto - sono davvero agitate. Già ieri, il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, aveva espresso "la più totale contrarietà alla fusione di tutte le Ater in un unico momento". A qualche ora dalla conferenza stampa di Donato Di Matteo, non nasconde la rabbia: "Si tratta di un errore gravissimo, che mette a repentaglio la ricostruzione dell'Aquila", spiega a NewsTown.
"In questo momento, l'Ater dell'Aquila sta vivendo una fase particolare, unica: è chiamata a ricostruire l'intero patrimonio edilizio, andato completamente distrutto. Dunque, non si può immaginare alcuna fusione: possono anche decidere di mettere la sede a casa mia, l'idea di fusione però in questo momento è sbagliata".
Cialente è un fiume in piena. "Non si tratta di isolazionismo, è un discorso funzionale. Inserire l'Ater dell'Aquila nel calderone di tutte le altre Ater vorrebbe dire distogliere l'azienda dall'immane sforzo di ricostruzione che, tra l'altro, sta avvenendo con grandissimi ritardi per la lentezza del trasferimento delle risorse. Servono 80milioni di euro: l'Ater aquilana deve occuparsi degli appalti, delle direzioni lavori, e di tutte le fasi di istruttoria. Pensare ad un fusione, in questo momento, vuol dire non aver compreso la situazione".
Il sindaco dell'Aquila non è contrario all'azienda regionale unica. Al contrario. L'Ater dell'Aquila, però, dovrà entrare nell'Ara soltanto a ricostruzione avviata. "Si porti pure la sede dell'Ara a L'Aquila, ma per ora teniamo due sedi distinte così che l'azienda aquilana possa occuparsi della ricostruzione. Il capoluogo ha già subito delle fusioni, come nel caso della ASL, con il trasferimento sul bilancio della nuova azienda Avezzano-Sulmona-L'Aquila di 50 milioni di euro che dovevano essere destinati alla ricostruzione dell’ospedale; manovra questa gestita dall’allora Assessore Venturoni, che tanti danni apportò e cercò di apportare alla città colpita dal sisma. Ora, non vorrei che parte degli essenziali finanziamenti necessari a ricostruire gli alloggi distrutti dell'Ater finiscano nelle casse dell'azienda unica per pareggiare i disastrosi bilanci delle altre Ater della Regione Abruzzo".
Dunque, Cialente ricorda che l'Ama dell'Aquila è stata lasciata fuori dal processo di fusione delle aziende di trasporto pubblico, "quindi che nessuno dica che le fusioni debbono avvenire tutte in contemporanea", e sottolinea come il ministro Franceschini abbia compreso perfettamente i problemi del capoluogo, immaginando una soprintendenza unica per il cratere, accanto alla direzione regionale. Così dovrebbe fare anche Regione Abruzzo per l'edilizia pubblica, con una azienda regionale e una espressamente dedita al cratere.
"Adesso dovranno vedersela la Giunta regionale e il Consiglio regionale", conclude Cialente. "Un errore molto grave è già stato compiuto: dei 50milioni destinati all'edilizia pubblica, soltanto 23 sono stati trasferiti all'Ater dell'Aquila e i restanti 27 alle altre aziende regionali che non credo proprio vivano il nostro stesso dramma. Ricordo che è soltanto grazie all'impegno del Comune dell’Aquila, che ne sta pagando le conseguenze anche in termini di giustizia contabile, che si sta facendo fronte alla drammatica richiesta di alloggi di edilizia residenziale pubblica da parte delle famiglie più svantaggiate, aventi diritto o che già abitavano negli alloggi popolari andati distrutti. Abbiamo offerto gli alloggi del progetto Case e Map e, pur avendo una morosità del 20%, in prima persona sono finito sotto le grinfie della Corte dei Conti che non agisce in questo modo, al contrario, per l'Ater. Ora basta. Che non si compia un altro errore".
Posizione condivisa dal segretario cittadino del Partito Democratico, Stefano Albano: "Va scongiurato che la riforma dell'Ater si trasformi in un boomerang per la ricostruzione delle strutture dell'edilizia residenziale pubblica della nostra città. Non è una richiesta di tipo campanilistico: chiediamo semplicemente che venga riconosciuta e garantita l'eccezionalità della situazione dell'Ater dell'Aquila, che deve gestire decine di milioni di euro necessari alla ricostruzione dei suoi edifici".
Mettere a rischio la ricostruzione degli alloggi Ater dell'Aquila, ha ribadito Albano, "significa quindi rallentare fino ad arrestare un ritorno alla normalità, gravando quindi su tutti noi. È evidente che le buone intenzioni della riforma Di Matteo rischiano di essere spazzate via dall'apertura di una questione grave, pensiamo perciò che sia ragionevole, per l'assessore, fermarsi e riflettere".
Palla al Consiglio regionale, insomma, e alla Giunta D'Alfonso. "Adesso, il progetto di legge presentato dall'assessore Di Matteo inizierà l'iter per l'approvazione", ha sottolineato il consigliere democrat, Pierpaolo Pietrucci. "Con il collega Di Nicola, e con gli altri consiglieri espressione della provincia dell'Aquila, abbiamo già preparato un emendamento affinché l'Ater del capoluogo possa confluire nell'azienda unica soltanto dal 2018/2019. La riforma presentata da Di Matteo - ha inteso ribadire Pietrucci - è una riforma giusta, destinata a fare il bene della Regione, chiediamo con forza - però - che venga derogato l'ingresso dell'azienda aquilana".
Roberto Ciuffini e Nello Avellani