79 si, 42 no e 9 astenuti. I parlamentari del Movimento Cinque Stelle hanno votato per l’espulsione della senatrice Adele Gambaro, colpevole di aver criticato in una intervista il leader dei "cittadini", Beppe Grillo. Chiaro il messaggio: chi si oppone al capo, viene sbattuto fuori. Una vera prova di democrazia, non c’è che dire. Una delle pagine più tristi della pur breve storia parlamentare del Movimento. L’ultima parola spetterà ora ad una consultazione in rete.
Prima della riunione congiunta, si era svolto in diretta streaming un vertice preliminare dei soli senatori. Si è tentato di mediare, di evitare l’espulsione. Quasi tutti hanno difeso la collega: ha sbagliato, hanno sottolineato in molti, ma non merita di essere cacciata. I falchi, però, per lo più deputati, erano già partiti all’attacco, pronti alla manifestazione in difesa di Grillo organizzata per le 9 di questa mattina in piazza Montecitorio: "la dignità o ce l'hai o non ce l'hai”, ha scritto su Facebook Manlio Di Stefano. “Spero vivamente che il M5S perda tutti gli elementi nocivi, tutti quegli elementi tossici che possono 'infettare', anche solo involontariamente, tutti gli altri. E' un po' la legge di Darwin: sopravvivono i più forti, i non deboli".
Un clima avvelenato, insomma, tesissimo. Si è parlato di gente miserabile, di disoccupati che vivevano con i genitori e dovrebbero spargere petali dove Grillo cammina, di miracolati, di assedio e stampa nemica, odore di sangue e branco di squali, di clima da psicopolizia. Il senatore Buccarella ha accennato addirittura ad uno “stato di guerra”.
Una situazione surreale, al limite del paradosso: nel corso della riunione dei senatori, la "cittadina" aquilana Enza Blundo ha proposto ad Adele Gambaro di “chiedere perdono a Beppe in diretta streaming”.
In effetti, già nell’intervista rilasciata a NewsTown lo scorso venerdi, a qualche ora dal voto sugli emendamenti salva-L’Aquila, la senatrice aveva sottolineato che, a suo parere, la collega Gambaro aveva commesso un errore di modalità: “invece di parlare ai giornali, avrebbe dovuto discutere con Beppe e con noi tutti. Non credo, però, meriti l’espulsione", aveva detto ai nostri microfoni.
Inoltre, come confermato in un comunicato stampa diffuso nella mattinata di ieri, aveva raccontato i motivi della sua astensione e dei voti contrari agli emendamenti presentati per favorire la ricostruzione del cratere: “abbiamo deciso come gruppo di dare un segnale preciso che riguarda non solo L’Aquila ma anche altri territori, da Piombino all’Emilia. Volevamo denunciare che non troviamo giusta la modalità con cui si stanno trattando le emergenze che hanno colpito il paese” ha spiegato, sottolineando che “viste le ultime polemiche che hanno coinvolto il Movimento era necessario seguire gli indirizzi dati e dimostrarsi uniti al momento del voto".
Poi la stoccata alla stampa locale, accennando alle accuse che i cittadini aquilani le avevano rivolto sui social network: “la disinformazione e l’uso strumentale dell’informazione ottiene, nelle masse, questi risultati”.
Come era giusto, abbiamo ascoltato le parole della senatrice aquilana e ve ne abbiamo reso conto. Per la trasparenza che il Movimento ha sempre professato come valore fondante, però, abbiamo anche deciso di controllare come ha votato Enza Blundo e se davvero ha sempre rispettato il volere del Movimento. Scoprendo delle cose molto interessanti. Sfogliando tra le pagine di Openpolis, il sito internet che monitora tutte le attività dei parlamentari, abbiamo riscontrato, in effetti, che per quel che riguarda gli emendamenti salva-L’Aquila al Ddl 576 la senatrice ha seguito le indicazioni.
In particolare, ha deciso di astenersi come altri 50 colleghi (tre erano gli assenti) al momento del voto all’emendamento 6.0.2000 che proponeva la deroga al patto di stabilità per i comuni del cratere. E’ risultata “richiedente la votazione e non votante” per l’emendamento 7.26 (tra i grillini, 43 astenuti e 9 assenti) che riguardava l’assistenza sociale. Ha espresso voto contrario alla proposta di modifica 6.0.80, al pari di 49 colleghi con 3 assenti, che “in sede di ricostruzione, autorizza i comuni a prevedere un incremento massimo del 20 per cento della superficie utile, nel rispetto della normativa di tutela ambientale, culturale e paesaggistica”.
Voto contrario, con 41 colleghi e 12 assenti, all’emendamento 7.0.1000, il più atteso, la modifica che ha permesso lo stanziamento di 1miliardo e 200 milioni per il cratere, fino al 2019. La senatrice aquilana ha inoltre votato contro la proposta 7.22, sulla proroga dei contratti di lavoro dei precari impegnati nella ricostruzione, e contro l’emendamento 7.5 (testo2) che assegna alla Provincia un contributo di 1.852.644,15 euro per l'anno 2013 per provvedere al pagamento dei canoni d’affitto delle sedi.
Nulla da obiettare, insomma. Se non fosse che la senatrice Blundo, in fase di discussione dello stesso Decreto che, giusto ricordarlo, riguardava non solo L’Aquila ma anche il rilancio dell’area industriale di Piombino, il contrasto alle emergenze ambientali, azioni in favore dell’Emilia e dell’Expo 2015, per ben cinque volte ha votato contro il suo gruppo.
Nel dettaglio:
- 11 giugno, Ddl 576, Emendamento 5.8 “Le ordinanze del Commissario unico delegato del Governo per Expo 2015, sono altresì pubblicate, in evidenza, nella prima pagina del sito internet di Expo 2015”: 45 voti favorevoli dei senatori a 5 stelle, 7 assenti, 1 contrario (Enza Blundo)
- 11 giugno, Ddl 576, Emendamento 5.40(testo2) “Per il finanziamento degli investimenti relativi alla rete infrastrutturale ferroviaria nazionale è autorizzata la spesa di 120 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024…”: 36 voti contrari dei senatori grillini, 16 assenti, 1 favorevole (Enza Blundo)
- 11 giugno, Ddl 576, Emendamento 5.12/1 “In attesa dell'attuazione dell'articolo 184-ter, comma 2 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per le opere in corso di realizzazione e da realizzare da parte di Expo 2015 S.p.A…”: 42 voti contrari, 10 assenti, 1 favorevole (Enza Blundo)
- 11 giugno, Ddl 576, Odg.G3.101 “viene prorogata fino al 31 marzo 2014 la fase di emergenza nella Regione Campania, in relazione alla gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e impianto di grigliatura e derivazione di Succivo…”: 42 voti contrari di M5S, 7 assenti, 4 favorevoli (tra loro, Enza Blundo)
- 12 giugno, Ddl 576, Emendamento x1.100(testo2) “Al Ministero per i beni e le attività culturali sono trasferite le funzioni esercitate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in materia di turismo”…: 48 astenuti, 4 assenti, 1 voto contrario (Enza Blundo)
Ogni parlamentare della Repubblica, naturalmente, anche quelli eletti con il Movimento 5 stelle, è libero di votare come meglio crede. Niente di male, per carità. Lascia un po’ stupiti, però, che la stabilità del gruppo di senatori penta stellati si sia misurata solo sul voto per gli emendamenti salva-L’Aquila: come mai la senatrice Blundo si è sentita in dovere di rispettare le indicazioni del Movimento solo al momento di decidere importanti questioni relative alla sua città? Se è vero che il voto in aula è stata una dimostrazione di dissenso per le scelte della strana maggioranza Pd-Pdl, come mai la "cittadina" aquilana si è espressa per ben 5 volte con parere contrario al suo gruppo?
La stampa, come amato ripetere i parlamentari a 5 stelle, è spesso nemica del Movimento: è certo, però, che l’azione di senatori e deputati in aula è niente affatto trasparente. L’importante, comunque, è che nulla trapeli all’esterno, altrimenti in un attimo ci si ritrova fuori dal giro, come succede in queste ore alla senatrice Gambaro. Sempre che non si chieda umilmente perdono.