Martedì, 02 Giugno 2015 03:34

Troppi dipendenti, la Corte dei conti bacchetta l'Abruzzo: il dossier

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L'astensionismo di massa che ha caratterizzato le elezioni di domenica (a votare è andato solo il 52% degli aventi diritto, contro il 63% del 2010: in pratica una persona su due) ha certificato ancora una volta la crisi di rappresentanza in cui sono scivolate le Regioni italiane.

Nate come enti di programmazione e indirizzo “leggeri”, dopo la riforma costituzionale del 2001 le Regioni si sono trasformate, come ha scritto Luigi Vicinanza sull'Espresso, “in macchine burocratiche onnivore, sempre più costose e invasive: Stati nello Stato, pessima interpretazione di un federalismo inconcludente e mazzettaro”. Gli scandali della sanità, la proliferazione dei centri di spesa, le rimborsopoli, gli oltre 400 consiglieri finiti sotto inchiesta stanno lì a dimostrare, del resto, questo tracollo economico e morale.

Tanto che qualcuno, a cominciare da qualche presidente o ex presidente, come Stefano Caldoro, governatore uscente della Campania, ha iniziato a parlare di abolizione o, almeno, di accorpamento delle Regioni.

Un libro appena uscito, scritto dal giornalista del Corriere della Sera Goffredo Buccini, (Governatori. Così le Regioni hanno devastato l'Italia, Marsilio), racconta impietosamente i danni provocati dal federalismo regionale su settori e servizi nevralgici per i cittadini come gli ospedali, le infrastrutture, lo smaltimento dei rifiuti.

A fotografare la crisi di questo sistema è arrivata, di recente, anche una relazione della Corte dei conti intitolata La spesa per il personale degli enti territoriali.

Il dossier, un documento molto lungo e dettagliato, prende in esame il triennio 2011/2013 e parte da un'osservazione: nella primavera del 2010, mentre l'Italia era investita in pieno dalla crisi, il governo Berlusconi varò una legge che bloccava la spesa per il personale pubblico, Regioni comprese.

Quel provvedimento, sommandosi al blocco del turnover decretato l'anno precedente, stabiliva in pratica che le Regioni si sarebbero dovute impegnare in un'opera di riduzione del numero dei propri dipendenti.

Leggendo la relazione dei giudici contabili, però, emerge come le Regioni che hanno avviato i tagli ordinati dal governo siano state pochissime. La maggior parte di esse, facendo ricorso in molti casi anche a mosse furbesche per aggirare la spending review, non solo non ha sfoltito il personale ma l'ha addirittura aumentato.

Una delle Regioni meno virtuose è risultata essere proprio l'Abruzzo.

Stando alle cifre riportate dalla Corte, l'Abruzzo conta 1718 dipendenti; numero che, negli ultimi anni, è andato crescendo costantemente: +18%. Non solo: se si guarda il rapporto tra personale regionale e popolazione in età lavorativa, la nostra Regione ha uno dei valori più alti, pari all'1,95% (quarto peggior dato nazionale). In Lombardia è dello 0,48% (con un personale composto da 3146 dipendenti), in Veneto dello 0,85%, in Emilia Romagna dell'1,01%.

Questo vuol dire che un dipendente della Regione Lombardia provvede, mediamente, alle esigenze di circa 2000 abitanti, mentre un dipendente della Regione Abruzzo si occupa di meno di mille persone.

“In Abruzzo” scrivono i giudici “si è registrato un aumento della consistenza del personale tra il 2011 e il 2013 a fronte di un già rilevante stock”. Un aumento, dice il rapporto, “associato alla soppressione di alcuni enti strumentali”.

Altro che Regione facile e veloce, insomma, come recitava lo slogan che Luciano D'Alfonso scelse l'anno scorso come refrain della sua vittoriosa campagna elettorale.

A leggere i dati e le cifre riportate dalla relazione della Corte dei conti, l'Abruzzo appare come un corpaccione pachidermico appesantito da uffici e funzioni pletoriche (le sedi dislocate sul territorio sono ben 69!) e zavorrato da un numero di dipendenti assolutamente sproporzionato in rapporto alla popolazione, dieci volte più alto, per intenderci, di quello dei lavoratori in servizio permanente presso la Casa Bianca (468), l'Eliseo (941) e Downing Street (1337).

Dove la nostra Regione ha tagliato, invece, è nel numero dei dirigenti, passati dai 98 del 2011 ai 94 del 2013.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Giugno 2015 18:54

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