"Tralasciando ogni superfluo commento su quanto abbia funzionato bene in termini di legalità il "modello Gabrielli" per l'Expo, vogliamo invece ricordare a tutti ciò che è successo a L'Aquila nel dopo terremoto, quando Gabrielli era prefetto e vice commissario di Bertolaso, con il compito di vigilare contro infiltrazioni criminali nella ricostruzione". Parole del Comitato 3e32 dell'Aquila, che si batte per una "ricostruzione giusta" da subito dopo il terremoto.
Il collettivo del capoluogo abruzzese ha scritto una lettera aperta contro la nomina a commissario per il Giubileo romano di Franco Gabrielli, che in questi giorni sta tenendo banco sulle cronache nazionali. Il testo della lettera è duro: 3e32 cita una serie di episodi del post-sisma, durante il quale l'ex capo della Protezione Civile era prefetto dell'Aquila: "Mentre accadeva tutto questo, dov'era il prefetto Franco Gabrielli?", si chiedono nella lettera attivisti e attiviste di 3e32.
La nota integrale di 3e32
In questi giorni si discute della nomina, da parte del Governo, del prefetto di Roma Franco Gabrielli, come coordinatore delle attività del prossimo Giubileo, in risposta agli scandali di "mafia capitale". L'ex capo della Protezione Civile ha già chiarito di non voler parlare di "modello Expo", anche se per sua stessa ammissione, "quando ci riferisce al modello Expo, che poi è il modello Gabrielli, perché l'ho scritto, è dare al prefetto il coordinamento delle attività dei singoli Enti".
Tralasciando ogni superfluo commento su quanto abbia funzionato bene in termini di legalità il "modello Gabrielli" per l'Expo, vogliamo invece ricordare a tutti ciò che è successo a L'Aquila nel dopo terremoto, quando Gabrielli era prefetto e vice commissario di Bertolaso, con il compito di vigilare contro infiltrazioni criminali nella ricostruzione.
Si possono citare gli affari fatti dalle cricche di Anemone e Balducci che ridevano la notte del sisma, oppure con la scellerata gestione degli appalti (in deroga) per il Progetto Case, per cui sono stati già condannati esponenti del Dipartimento della Protezione Civile per l'installazione di isolatori sismici difettosi (mentre i balconi delle palazzine crollano); si può continuare citando l'allentamento dei controlli sull'emergenza e la prima ricostruzione, o con l'inchiesta della magistratura sui 33 milioni spesi per i bagni chimici della Sebach, oppure con l'infiltrazione della 'ndrangheta e della camorra nella ricostruzione, o sulla più recente vergognosa verità venuta a galla sui fondi per l'assistenza agli sfollati finiti nelle tasche di Carminati attraverso false fatturazioni di un hotel della città, che riceveva migliaia di euro dalla Protezione Civile per l'ospitalità dei terremotati ignari.
Verrebbe da chiedersi: mentre accadeva tutto questo, dov'era il prefetto Franco Gabrielli? Ve lo diciamo noi. Si occupava, ad esempio, di permettere alle autorità preposte di vietarci di volantinare e di fare assemblee nelle tendopoli o, sfociando nel ridicolo, si occupava del grottesco "sequestro" delle carriole, per il quale attivisti e attiviste hanno dovuto subire un processo penale, affrontando le spese legali, prima dell'assoluzione in formula piena.
Guardando un po' più in avanti con il tempo, potremmo ricordare che Gabrielli è succeduto a Bertolaso come capo della Protezione Civile e, dopo una prova molto opaca in questo ruolo, è stato nominato nel 2011 Commissario straordinario per l'emergenza immigrati in Italia. Evidentemente qualcosa deve essergli sfuggito anche qui, alla luce di quanto viene fuori dalle indagini di "mafia capitale", sul business sui centri di accoglienza per i migranti.
Di fronte a tutto ciò, la decisione del Governo di nominare Gabrielli come "garante" per il Giubileo, e il silenzio assordante da parte della politica e della società civile di fronte a questa scelta, ci lascia davvero interdetti. Dobbiamo dunque rassegnarci ad accettare il modello L'Aquila, quello delle grandi opere e dei grandi eventi, con un consenso bipartisan che mette tutti d'accordo, per il quale si antepone sempre il profitto e gli affari di pochi all'interesse delle comunità, reprimendo o oscurando chi prova a protestare?
Lo abbiamo visto bene a L'Aquila, dove i processi contro i movimenti - 57 denunce in 6 procedimenti differenti - continuano ad andare avanti, mentre le cricche e gli sciacalli hanno fatto affari indisturbati.
Noi non ci caschiamo. Continueremo a combattere il "modello Gabrielli", nonostante le bugie, la repressione e la propaganda. Come facciamo fin dal giorno successivo al terremoto.