A ventiquattr'ore dal Consiglio regionale che dovrà dibattere della mozione di sfiducia presentata dai consiglieri di Forza Italia, l'assessore alla sanità Silvio Paolucci ha partecipato - stamane - al Consiglio comunale straordinario riunito dal presidente Carlo Benedetti per discutere in merito alle problematiche della sanità aquilana, nell'ambito del nuovo assetto regionale che la giunta D'Alfonso dovrà chiudere a breve.
Risposte concrete non sono arrivate.
Il decreto numero 70/2015, a firma del Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, che prevede una rete ospedaliera di diversa complessità assistenziale, con una ripartizione in 3 categorie con un bacino di utenza crescente, è oramai operativo nell'attesa della conversione in legge. E sancisce, in un qualche modo, uno spartiacque importante nel modo in cui verrà interpretata l'assistenza sanitaria. Per questo, avrà ripercussioni sostanziali, in particolare nella riorganizzazione degli ospedali.
L'assessore Silvio Paolucci ha svelato poco o nulla dell'architettura istituzionale che la Giunta D'Alfonso ha in mente. Ha tracciato un bilancio dell'attività fin qui svolta per uscire dal commissariamento, con gli obiettivi di salute raggiunti, "anche se c'è ancora molto da fare", e con la chiusura del bilancio in equilibrio, per il quarto anno consecutivo. "Non sussistono più motivi per tenere commissariata la sanità in Regione Abruzzo", ha sottolineato Paolucci. Che ha poi aggiunto: "Così, ci siamo guadagnati l'autonomia di disegnare il futuro assetto della sanità regionale: il piano di programmazione sanitaria dovrà essere scritto dal Consiglio regionale, nella maniera più seria possibile".
La strada è tracciata: si proseguirà con l'impostazione già utilizzata per la chiusura dei punti nascita. Potenziamento dell'assistenza e del primo intervento con un'offerta sanitaria territoriale di qualità. "Se vogliamo assicurare il diritto universale alle cure mediche - ha ribadito Paolucci - dobbiamo immaginare un piano coraggioso, che investa sulle cure domiciliari e di prossimità, penso ai distretti e alle Case della salute, e ritenga un fallimento ogni ricovero evitabile. Se riusciremo a diffondere e potenziare l'assistenza territoriale, saremo in grado di rispondere alle esigenze dei pazienti abruzzesi rendendo sostenibile il sistema sanitario regionale".
Evidentemente, il piano prevede anche un nuovo disegno per gli ospedali regionali. "Dobbiamo affrontare l'eccessiva frammentarietà dell'offerta ospedaliera", ha spiegato ancora l'assessore della Giunta D'Alfonso. "Ad oggi, 10 strutture su 16 non hanno schede di dimissione ospedaliera sufficienti a garantirne una gestione efficace ed efficiente. E' un problema: i costi di gestione di un reparto chirurgico che offre 500 prestazioni l'anno sono più o meno pari a quelli di un reparto che ne garantisce 18 al giorno. Inoltre, c'è un diverso know-how tra chi affronta pochi casi all'anno e chi, al contrario, si trova quotidianamente a curare casi difficili".
E si torna al caso, per molti versi paradigmatico, dei punti nascita: "Non possiamo guardare al 95% dei parti senza complicazioni, piuttosto al 5% dei parti difficili che, nelle piccole strutture, registrano un tasso di mortalità più alto che altrove". Dunque, Paolucci si è lasciato andare ad una piccola stoccata: "Non è un caso che, già prima della decisione di chiudere il punto nascita di Sulmona, molte famiglie decidevano di rivolgersi ad altre strutture ospedaliere".
Su questa strada, si intreccia anche la discussione sulla rinnovata funzione degli ospedali dei capoluoghi di provincia. Il decreto Lorenzin stabilisce che la struttura DEA di II° livello serva una popolazione tra 600mila e 1milione e 200mila abitanti. Si tratta di strutture che, per definizione, saranno di riferimento per la didattica e la ricerca universitaria.
Come intende procedere la giunta D'Alfonso? Con un solo ospedale di II° livello oppure con due strutture hub, una per le aree interne, a servizio dunque della provincia dell'Aquila e di Teramo, e l'altra per le zone costiere? E' ragionamento che necessita anche di un'altra scelta, evidentemente, che ha a che fare con l'architettura istituzionale futura della sanità regionale: si procederà con la riduzione delle Aziende sanitarie locali dalle attuali 4 a 2 (L'Aquila-Teramo e Chieti-Pescara) oppure si sceglierà l'Azienda unica, come proposto dalla senatrice Stefania Pezzopane, che ha immaginato una azienda regionale con ospedale di II° livello a L'Aquila?
Difficile a dirsi. Come detto, risposte non sono arrivate. Certo è che se la scelta dovesse passare dal voto del Consiglio regionale, si partirebbe da un rapporto di forze che racconta un netto squilibrio tra le aree interne e le zone costiere. Per questo, i consigliere comunali - a maggioranza - hanno approvato una mozione, primi firmatari i consiglieri Raffaele Daniele (Udc), Guido Quintino Liris (Forza Italia) e Pierluigi Properzi (Domani L'Aquila), con la quale "impegnano il sindaco a proporre, presso i competenti organi regionali, di valutare con attenzione e concretezza la possibilità di creare due Asl regionali e a sostenere con forza la presenza di un ospedale di secondo livello nel territorio aquilano, salvaguardando le specialistiche mediche presenti all'Aquila, le attuali attività ospedaliere e i rapporti con l'Università".
Una mozione che ha scatenato la rabbia del sindaco Massimo Cialente che, in un lungo intervento, si è detto colpito dalle questioni di metodo che la discussione sottende. "Stiamo parlando del numero di Asl, una due o quattro, di dove collocare un ospedale di secondo livello, senza conoscere a fondo i dati della nostra sanità, e senza interrogarsi sui pochi numeri che abbiamo: con una popolazione di 1milione e 200mila abitanti, registriamo 141milioni di mobilità passiva".
"Quando si parla di sanità - ha aggiunto Cialente - troppo spesso si vira verso la politica e si approda al campanilismo. Anziché andare a vedere cosa non funziona, e perché, si moltiplicano reparti e servizi solo al fine di assecondare carriere e blandire l'elettorato. Il risultato è uno spreco di risorse e un ristagno dell'inefficienza. Quello che si deve fare è, invece, partire dalla medicina territoriale, dando risposte al fabbisogno base della popolazione, partendo dagli anziani e dai bambini, laddove ora, con una comunità con sempre più ultrasettantenni, si tagliano le Rsa pubbliche, con il risultato che le famiglie non sanno dove ricoverare gli anziani non autosufficienti".
Creare, insomma, presidi di medicina, chirurgia e ginecologia di base, organizzando al contempo una rete efficace ed efficiente del servizio di 118. "A fronte di queste scelte, si dovrebbero promuovere centri di vera eccellenza, in grado di attirare utenza da fuori regione. Per l'ospedale dell'Aquila, ad esempio, si dovrebbero potenziare le vocazioni nel campo dell'oncologia e della filiera neurochirurgica. Oggi la medicina è cambiata. I reparti sono efficienti se hanno un'utenza tale da garantire il necessario know how del personale medico e paramedico e una strumentazione adeguata. Tutto questo ha un costo. I doppioni, inutilmente creati a distanze ridicole, disperdono le risorse e non garantiscono i livelli di sicurezza. Un reparto di emodinamica è sicuro non se sta sotto casa, ma se effettua un congruo numero di interventi al giorno. Ragionare in questi termini - ha concluso Cialente- vuol dire parlare di 'salute'. Magari porta meno voti, ma di sicuro salva più vite umane".
Dunque, il sindaco si è scagliato contro i consiglieri comunali: "Se fossi il sindaco di Teramo, stasera stessa riunirei il Consiglio per votare una mozione come quella che avete appena approvato". Il concetto è chiaro: premiare le eccellenze degli ospedali in un'ottica di sistema regionale. Idea condivisa dall'assessore Paolucci che ha lasciato intendere come si possa pensare ad una struttura di secondo livello 'spalmata', in un qualche modo, su più strutture con uno sguardo territoriale.
Idea che non piace affatto, invece, ai consiglieri aquilani. "Non comprendo la reazione del sindaco Cialente dinanzi ad una semplice mozione che potrebbe rigettare tra una settimana", ha incalzato il capogruppo di Sel, Giustino Masciocco. "Mi chiedo, e lo chiedo all'assessore Paolucci, se ci sia già un accordo sotto traccia per la ridefinizione del sistema sanitario regionale. Il nostro Ospedale, in questi anni, ha già perso 150 posti letto, alcuni reparti sono ancora nei container a sei anni dal terremoto, e l'azienda sanitaria locale si è pure dovuta accollare i debiti delle aziende di Avezzano e Sulmona quando si è deciso di dar vita ad una Asl unica".
Non solo. Masciocco, e altri consiglieri, hanno ricordato la vicenda degli oltre 40milioni di euro, provenienti dall'assicurazione stipulata per il San Salvatore, destinati alla ricostruzione dell'ospedale regionale e dirottati, invece, a coprire i buchi di bilancio della sanità regionale. Durissimo il presidente del Consiglio, Carlo Benedetti: "Intendo andare fino in fondo. La Asl dovrà chiarire come sono stati spesi", ha promesso Benedetti.
"Si continua a parlare di riassetti e di massimi sistemi - ha incalzato il presidente del Consiglio comunale - si avanzano proposte ma nessuno dice che, a distanza di sei anni, l'ospedale regionale della città capoluogo non è stato ancora del tutto ricostruito. Eppure la struttura ha incassato un'assicurazione, a seguito del sisma e dei gravi danneggiamenti subiti, pari a oltre 40milioni di euro. Fondi che sarebbero stati utilizzati per ripianare le falle del bilancio della sanità regionale. Sarebbe il colmo - ha proseguito Benedetti - se l'unico ospedale virtuoso e senza debiti non si potesse ricostruire perché deve tamponare i debiti altrui. Ritengo che tale questione sia basilare e dirimente. Se l'ospedale non viene ricostruito in tutte le sue parti si creano problemi e disservizi che rischiano di depotenziarne l'efficienza e indebolirne la posizione in ambito regionale. Per questo motivo intendo andare fino in fondo. Chiederò conto alla Asl, come Presidenza del Consiglio comunale, dell'utiizzo di questi fondi. La città, dopo sei anni, deve avere una risposta".
Una presa di posizione, quella del Consiglio comunale, che pare piuttosto tardiva, a sei anni dal terremoto. Una discussione senza interlocutori: il manager Giancarlo Silveri, infatti, ad un passo dall'addio, non ha risposto all'invito di Benedetti, così come aveva snobbato altri appuntamenti con l'assise civica. Stamane, non ha presenziato ai lavori neppure il Commissario alla sanità Luciano D'Alfonso, presidente della Giunta regionale. Aveva altri impegni, a Pescara.