Lanciata la campagna referendaria, 'Possibile', il movimento politico che fa riferimento a Pippo Civati, ha deciso di lanciare un segnale forte, non soltanto simbolico, "affinché anche chi afferma la pericolosità ed il potenziale dannoso delle trivellazioni in mare, riempia i moduli delle raccolte firme, con la propria".
Per questo, a partire da domani - giovedì 6 agosto - dalle 9 alle 13, gli attivisti di 'Possibile' organizzeranno banchetti, sit-in "e ogni democratica e lecita azione percorribile a tutela dei nostri mari, nei pressi di Consigli e Giunte delle regioni interessate e minacciate più da vicino dalle trivellazioni selvagge: quelle del Centro, del Mezzogiorno e delle Isole".
A L'Aquila, l'appuntamento è fissato alle porte dell'Emiciclo, alla villa Comunale. "L’ambiente e la sua tutela per noi e per chiunque altro crede e vuole essere parte della nostra campagna referendaria - si legge in una nota diffusa da 'Possibile' - non può essere solo un peso per lo più fastidioso da relegare in fondo a programmi e pensieri, ma uno dei cardini di quel che pensiamo debba essere una politica di un Paese del ventunesimo secolo. A pensarla allo stesso modo sembra siano i Presidenti di molte regioni interessate dal pericolo-trivelle, che si sono visti per valutare il ricorso a referendum abrogativi dell’art.35 del decreto Sviluppo e - sembra, ma non è chiarissimo - dell’art.38 del decreto “Sblocca Italia”. I quesiti referendari su questi temi sono possibili e sono qui, pronti: sull’art.35, comma 1, della legge 134/2012 (conversione del decreto Sviluppo) e sull’art.38, (in parte dei commi 1, 1bis, 5 e 6) della legge 164/2014 (conversione del decreto “Sblocca Italia”); ossia, in sintesi e rispettivamente, trivellazioni in mare e carattere strategico delle trivellazioni".
'Possibile' intende offrire ai cittadini la possibilità di fermare con una firma lo scempio ambientale annunciato: "intercetteremo Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali mettendoli di fronte alla responsabilità delle proprie parole e manifestazioni d’intenti che dovranno tradursi in una firma per fermare i progetti che dicono di avversare. Giovedì prossimo non potranno che firmare. Come abbiamo detto fin dall’inizio e sottolineato, i quesiti li mettiamo a disposizione qualora volessero convergere, tenuto conto della prerogativa riservata ai Consigli regionali di poter indire un referendum senza passare per la raccolta di firme, se nel numero minimo di cinque, aderendo ufficialmente e andando avanti assieme per l’obiettivo comune. Per ora raccogliamo le loro firme. Di meno non ci accontenteremmo e non si accontenterebbero i cittadini delle loro regioni cui han promesso di dar battaglia su questi temi, con tutti i mezzi a loro disposizione. Quello più democratico, immediato e ineludibile, per tutelare la terra (il mare) è lasciar decidere il popolo sovrano".