Fino a qualche giorno fa, l’enorme stanza all’ingresso dello stabilimento era illuminata dalle luci degli stand del Salone della Ricostruzione. Questo pomeriggio, invece, la ex Finmek si presentava buia e vuota. C’era solo un piccolo tavolinetto con tre sedie. E c’erano una cinquantina di lavoratori, convocati in tutta fretta con i sindacati da Giovanni Lolli e Massimo Cialente che hanno voluto così spiegare cosa è successo nella riunione di giovedi 4 luglio, a Roma, quando il Comitato tecnico che doveva sancire il via libera al finanziamento della Accord Phoenix ha invece fermato l’operazione per un avverbio. Nell’emendamento che prevede lo stanziamento del 5% dei fondi Cipe per lo sviluppo economico del cratere, infatti, è scritto che i soldi sono da destinare 'prevalentemente' ad aziende del settore elettronico e farmaceutico. La Accord Phoenix, che si è impegnata ad investire 40milioni di euro nell’ex polo elettronico con la promessa di riceverne 11 dal Cipe, si occupa al contrario di smaltimento di computer, cellulari e simili. In altre parole, di stoccaggio di materiali elettronici.
E' per questo che il sindaco Cialente ha abbandonato il tavolo rischiando, lo ha confessato ai lavoratori, “di essere arrestato dalla scorta del ministro Trigilia che si sarebbe sentito profondamente offeso dal comportamento del Sindaco del capoluogo”. Prima di lasciargli la parola, l’ex onorevole Giovanni Lolli ha voluto chiarire alcuni aspetti dellla vicenda: “ricorderete che questo sito è stato affidato, oramai più di 10 anni fa, ad una società pubblica la cui maggioranza faceva riferimento ad Invitalia. Aveva un compito: trovare nuove imprese interessate ad investire in città. Non ne ha trovata neanche una. L’amministrazione, grazie ai soldi della Legge mancia, ha dunque acquistato il sito per 5 milioni di euro. A quel punto, ci siamo inventati l’emendamento per ottenere il famoso 5% dei fondi Cipe da destinare al rilancio economico e produttivo delle nostre fabbriche”.
“Nessuno ci credeva”, ha ricordato Lolli con soddisfazione. Fu lui, infatti, a presentare l’emendamento alla finanziaria, lo scorso anno. “Ci siamo sudati questi benedetti 100 milioni di euro. Anche se personalmente ero contrario, si è deciso che sarebbe stata Invitalia a valutare i progetti presentati. Con il sindaco, poi, siamo venuti in contatto con la Accord Phoenix che si è dimostrata disponibile ad un investimento importante per la città. Abbiamo dunque presentato il progetto ad Invitalia, nel mese di settembre dello scorso anno, perché iniziasse a valutarlo nel merito. Alla prima riunione, però, scopriamo che non lo avevano neanche sfogliato perché, a parer loro, non poteva essere ammissibile per un finanziamento generale. Spieghiamo che si intendeva lavorare con i soldi previsti dalla delibera Cipe. Qualche tempo dopo, viene sollevato un nuovo problema: il progetto non può essere finanziato perché c’è di mezzo l’immondizia. Torniamo a Roma, chiarendo che si tratta di smaltire computer, cellulari e simili. Non si brucia niente e non c’entra lo smaltimento dei rifiuti. Qualche giorno fa, l’ultima sorpresa: il progetto non era stato ancora analizzato perché andava chiarita la questione dell’avverbio. E’ passato un anno. Mi chiedo: Invitalia, nel frattempo, non poteva svolgere il suo lavoro e analizzare l’incartamento presentato? Noi non vogliamo regalare 11 milioni ai primi arrivati, ci mancherebbe. Aspettiamo che Invitalia faccia le sue verifiche tecniche: fino ad oggi, però, si sono limitati ad una analisi di tipo formalistico”.
L’ex onorevole ha rivendicato la sua battaglia per i 300 lavoratori ancora in attesa di sapere cosa ne sarà del loro futuro lavorativo: “abbiamo ottenuto la proroga della cassaintegrazione, dopo settimane di lavoro durissimo con i sindacati, dimostrando per iscritto l’interesse reale della Accord Phoenix. Anche su questo, il Ministero del lavoro ha creato dei problemi. Un regalo di Elsa Fornero: prima di lasciare, ha sostituito il Direttore generale del dicastero che, guarda un po’, non vuole più sentir parlare di nuove proroghe e, anzi, ha inteso mettere in dubbio anche quelle già assicurate. Hanno mandato a L’Aquila persino un ispettore dell’Inps. Qui ci si dimentica delle famiglie che vivono della sola, misera, mobilità che, dopo un anno, viene decurtata del 20%. Altro bel regalo della ex ministro. E’ per questo che abbiamo tanta fretta: la situazione è drammatica, bisogna intervenire subito. Lo Stato dovrebbe aiutarci ed invece, fino ad ora, ci ha solo creato dei problemi. Abbiamo fatto tutto da soli: abbiamo comprato il polo, abbiamo trovato l’investitore, abbiamo ottenuto i fondi per stimolarlo all’investimento, abbiamo lavorato alla proroga della cassaintegrazione per i lavoratori in attesa, e continuano a crearci dei problemi?”
Prima di passare la parola al sindaco Cialente, l’affondo finale: “non vorrei che essendo stati costretti a fare casino, qualcuno se la sia presa. Non vorrei che ora Invitalia si mettesse di punta a valutare virgola per virgola il progetto presentato. Non credo succederà. A salvaguardia dell’operazione, però, abbiamo chiesto alla Accord Phoenix di presentare al più presto alla città il Piano industriale. Si sono detti disponibili anche se qualche dubbio l’hanno mostrato: in questi mesi, infatti, sono successe parecchie cose spiacevoli. L’investitore ha presentato la prima bozza a Invitalia e al sindaco Cialente. Qualche giorno dopo, una ditta di Roseto ha proposto al fornitore tedesco della Accord Phoenix un progetto del tutto simile, parlando anche di fondi per 11 milioni. Qualcuno sta facendo il furbo”.
Le parole di Giovanni Lolli non hanno fanno altro che scatenare la rabbia del primo cittadino: “la prima questione da risolvere, in città, è l’emergenza lavoro. Ci sono alcuni concittadini che non hanno più nulla, sono disperati. Non ne posso più, sono stanco. Questo sito era nostro: nel 2003, Flextronics pur di andare via lasciò la struttura a noi. La consegnarono a Massimo Caputi (allora amministratore delegato di Sviluppo Italia che poi sarebbe diventata Invitalia, ndr): guardate come l’hanno ridotta. Non voglio andare in Procura, non mi interessa, ma sarebbe interessante capire che fine hanno fatto tutti i soldi che sono stati investiti qui”. Massimo Cialente ne ha un po’ per tutti: “siamo stati costretti a comprare la struttura, grazie all’operazione messa in piedi con il Pd. Pur di rilevarla stavamo sfondando il patto di stabilità, ci siamo presi un cadavere. Poi andiamo a Roma con 100 milioni, con il progetto della Accord Phoenix, e mi sento dire che il decreto non contempla un nuovo insediamento. Quel giorno mi sono arrabbiato moltissimo: non posso accettare che dei burocrati lascino sul lastrico 300 lavoratori. Questa gente prende lauti stipendi, lavora in uffici bellissimi con delle grandi vetrate: se saremo costretti a romperle, per me sarà solo una gioia. In quella riunione, siamo rimasti d’accordo che entro 15 giorni avrebbero modificato il decreto e risolto la situazione. Ho passato giorni interi a telefonare. Fino a quando non mi hanno comunicato che anche il ministro Trigilia voleva partecipare all’incontro: è un Ministro, quindi ci sono voluti altri 15 giorni per fissare una data. Finalmente andiamo a Roma, e mi confermano che la Accord Phoenix non è finanziabile, è fuori dal decreto per un avverbio. Il capo di Invitalia mi ha persino detto che potevo metter su una azione popolare, tanto l’accordo non si sarebbe trovato. Mi stanno provocando. Gli ho detto che si, che tornerò a Roma con la città: ripeto, hanno delle bellissime vetrate, due bulloni possiamo portarli con noi”.
Parola pesantissime quelle di Cialente, un vero e proprio fiume in piena: “se la stanno prendendo tutti comoda, mentre noi crepiamo di fame. Non ne posso più. A questi burocrati dobbiamo dare dei tempi: mi hanno detto che per rimodulare il decreto e avere il via libera del Cipe ci vorranno almeno 6 mesi. E’ ora di dire basta: ci stanno trattando con sufficienza. Il capo di gabinetto del ministro Trigilia, Alfonso Celotto, cambi passo oppure vada via. Continua a trattarci come indigeni. Stamattina ho concordato che il 31 luglio è l’ultimo giorno utile per avere un nuovo decreto approvato e la delibera Cipe: se non rispettano la data, andremo a Roma. Si stanno spaventando: già ieri sera mi è arrivata una bozza di modifica del decreto. Ho preteso la conferma, per ogni finanziamento che arriverà, del 5% allo sviluppo economico del cratere. Sapete che dall’ultimo censimento risulta che quasi 5000 aquilani vivono a Pescara? Non voglio portare alla morte questa città: preferisco farmi due mesi di galera piuttosto che essere ricordato come il Sindaco che ha portato L’Aquila alla morte. Dunque, il 5% dovrà finanziare qualsiasi attività imprenditoriale, struttura di innovazione tecnologica, centri e scuole di formazione, con esplicita priorità all’analisi dei progetti presentati dagli enti locali, dai Comuni. L’illuminismo dei Trigilia e dei Celotto non mi interessa più. Infine, pretendo che Invitalia analizzi un progetto in massimo 90 giorni: questa gente deve imparare a lavorare”.
La conclusione del discorso di Cialente è qualcosa di più di una semplice raccomandazione: “presenteremo il piano industriale in Consiglio comunale. Poi, spero davvero che Invitalia faccia le cose per bene perché se dovessimo scoprire che non è così saremo costretti ad arrabbiarci molto”.
Insomma, il primo cittadino ha deciso di andare allo scontro frontale con il Governo e con Invitalia. Staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi giorni: difficile immaginare che entro il 31 luglio si riesca a modificare il decreto, approvarlo, e avere una nuova delibera Cipe senza quell’avverbio, ‘prevalentemente’, che sembra impedire l’investimento della Accord Phoenix a L’Aquila.
L’operazione, tra l’altro, presenta anche altre criticità. Lo hanno sottolineato i sindacati presenti all’incontro, rimasti cauti agli inviti battaglieri del Sindaco. In particolare Umberto Trasatti, segretario provinciale della Cgil, ha voluto chiarire che prima di parlare di mobilitazioni è il caso di fare chiarezza sulle prospettive e le strategie della società londinese. “Vogliamo delle certezze sull’occupazione, vogliamo delle firme a sancire eventuali accordi”, ha sottolineato, “non ci sono ancora numeri certi su quanti lavoratori verranno realmente riassorbiti. Prima di spendere importanti contributi pubblici, è necessario fare delle valutazioni serie e accurate. E’ importante che venga presentato ai sindacati il Piano industriale, al più presto. Poi, se il progetto sarà valido, non mancheremo di sostenere le giuste battaglie per fare in modo che la Accord Phoenix possa investire nel nostro territorio”.
In altre parole, il messaggio dei sindacati è stato chiaro: basta con le trattative gestite personalmente dal primo cittadino, a cui è stato comunque riconosciuto il grande impegno per salvare i lavoratori. E’ ora di coinvolgere le parti sociali e, magari, di ricucire rapporti istituzionali incrinati che potrebbero far saltare del tutto il progetto. La sensazione dei lavoratori, non solo la loro in realtà, è che L’Aquila sia oramai politicamente isolata. Sarebbe un bel guaio, per tutta la città.