Mercoledì, 10 Luglio 2013 22:02

Al via la Festa Democratica: "Per il Pd un momento d'ascolto". Parla D'Alfonso

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"Questa non è una classica festa, il Partito Democratico non ne sentiva la necessità. L'Aquila bene comune è un laboratorio per dialogare e, soprattutto, ascoltare umilmente le esigenze della città". Stefano Albano, giovane segretario del Pd comunale, riassume così la quattro giorni inaugurata nel tardo pomeriggio di ieri in piazza San Basilio, scelta non casuale "perché è un luogo che, con l'apertura del nuovo polo di Scienze umane dell'Università, fa convivere il pre e il post sisma".

In questa location, sarà che si parla di "rimettere al centro la Politica con la P maiuscola", a qualche minuto dall'inizio del dibattito di apertura -"Ascoltare la città, Ripensarla insieme" - tra regionali e imminente congresso nazionale, è tutto un fare nomi di uomini e correnti: D'Alfonso, Lolli, Civati...D'altronde, la politica è anche questa e, al di là delle spaccature, il Pd all'Aquila sembra ancora l'unico partito politico capace di  muoversi sul territorio e con una notevole potenza di fuoco. 

Al di là del dialogo e dell'ascolto, però, l'uomo politico del momento è Luciano D'Alfonso, lanciato verso la candidatura a Presidente della Regione e che si dice, in buona sintesi, favorevole alle primarie. Al suo fianco, come prevedibile, Giovanni Lolli. Poco più in là Pierpaolo Pietrucci, mentre mancano all'appello il sindaco Cialente e la senatrice Pezzopane.

Le parole di D'Alfonso, nel corso dell'incontro, sono andate oltre le imminenti elezioni regionali. Pongono interrogativi quasi ontologici: "Cos'è una città? Cos'è una Regione? Aiutatemi a definirla. Che rapporto vogliamo immaginare tra L'Aquila e la Regione?", chiede l'ex sindaco di Pescara alla platea tra una citazione di Pasolini e un'altra di Gramsci passando per Santa Caterina.

Fornisce alcune coordinate: "Bisogna aiutare L'Aquila ad essere capoluogo di Regione con una legge apposita e con gli strumenti giusti, come per esempio una aliquota differenziata, sul modello che consente a Barcellona di coesistere con Madrid. Questo in ragione delle funzioni che esercita e della straordinaria e dolorosa esperienza del terremoto".

Parla di una regione veloce, D'Alfonso, "dove non è possibile che per arrivare dalla montagna al mare ci si impieghi ancora un'ora e venti minuti", e della necessità di investire sulla gomma come sul ferro.

Accoglie, poi, le sollecitazioni arrivate dallo stesso palco da Antonella Cocciante, che gli ricorda della legge di iniziativa popolare e chiede "una legge organica per capire cosa deve fare uno Stato di fronte ad una emergenza".

"La faremo", promette l'ex sindaco di Pescara, "a partire dall'esperienza dell'Aquila e quello che ci ha dimostrato".

D'Alfonso elogia il senso di comunità dimostrato dalla città ferita all'indomani del sisma, "capace di creare un evento straordinario come quello del popolo delle carriole", e parla di L'Aquila come di una città capace non solo capace di guardare al passato della sua storia ma anche di immaginare una nuova innovazione, a partire dal laboratorio del Gran Sasso e del progetto di smart city".

E' critico sul ruolo avuto dalla Regione nel dopo terremoto, soprattutto a dispetto di quanto visto in Emilia Romagna "dove hanno usato fino all'ultima goccia di quello che avevano, sia nel momento del dolore che dopo come capacità degli enti istituzionali".
In Abruzzo, a sentire D'alfonso, non si è rusciti a fare lo stesso perché "non lo si è pensato, perché è debole il profilo politico delle figure emerse da questo territorio negli ultimi anni. Non si può affidare tutto ad un singolo, altrimenti c'è solo un consumare il proprio ruolo istituzionale".

Parla di Beni Comuni, l'ex sindaco, e dell'importanza delle idee "altrimenti resta solo la burocrazia e l'atteggiamento rinunciatario. Quello che vedo è solo paura e imprenditori che non vogliono investire. Dobbiamo concepire, invece, l'alleanza della funzione pubblica con chi coltiva un progetto di investimento".

Parole che si appoggiano a quelle della responsabile della ricostruzione della Cgil, Rita Innocenzi, che poco prima aveva voluto ribadire che "non ci sarà ricostruzione senza lavoro" e l'importanza di oltrepassare l'attuale "fase degli ammortizzatori sociali, che coinvolge 14mila persone".

Altro tema affrontato, quello dei migranti. A L'Aquila, il 35% degli operai impegnati nella ricostruzione è straniero. Una immigrazione nuova e diversa rispetto al passato, ha ricordato il consigliere straniero al Comune dell'Aquila Gamal Bouchaib: "Prima qui l'immigrazione consisteva soprattutto in migranti che arrivavano per ricongiungersi ad una famiglia che aveva iniziato a lavorare. Ora, in città, arriva chi non ha trovato nessun lavoro da nessun'altra parte, senza famiglia e senza niente".

"Fino a poco tempo fa - ha continuto Gamal - grazie alla legge 46 avevamo un mediatore culturale per ogni scuola. Ora non abbiamo più nulla. Se ricostruiamo senza mettere dentro il sociale non sarà una vera ricostruzione. Grande coraggio ha avuto il Governo Letta nominando ministro Cecile Kyenge, perché nessuno capisce di immigrazione come un immigrato".

Nella serata, poi, sono volate alte su Piazza San Basilio le note dei Modena city Ramblers. 

Ultima modifica il Lunedì, 15 Luglio 2013 00:54

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