Mercoledì, 12 Ottobre 2016 15:54

L'Aquila, per l'amministrazione lo sport non ha importanza sociale

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Convegni, conferenze stampa, interviste: da anni gli amministratori dell'Aquila, a vario titolo, ribadiscono l'importanza vitale dello sport nella rinascita sociale della città e del suo comprensorio, soprattutto dopo il terremoto dell'aprile 2009.

Una rilevanza che va al di là dell'importanza dell'attività sportiva nel tempo libero di una persona, giovane o meno giovane che sia. Lo sport, insomma, è anche un collante sociale. Perché l'attività sportiva di base crea inevitabilmente socialità, perché nei territori montani e nelle aree interne rappresenta praticamente l'unica alternativa al bar, e non ultimo perché i tesserati delle società sportive dell'Aquila e dintorni sono in numero notevolmente più alto rispetto alle altre forme associative, siano esse dedicate alla musica, al teatro o ad altre forme di espressione culturale o artistica, individuale o collettiva.

Ma quanto ha fatto la politica, a tutti i livelli, per favorire lo sport all'Aquila negli ultimi anni? Quanto ha lavorato concretamente alla realizzazione dei paradigmi che si vanno declamando in convegni dedicati e giornate dello sport? Molto poco. L'amministrazione comunale dell'Aquila sta dimostrando, con i fatti, di non ritenere lo sport un collante sociale, ma un semplice surrogato al tempo libero, meglio se (persino) redditizio per le casse comunali. Meglio se in continuità - o discontinuità, a seconda dei casi - con il passato.

Riprove ne abbiamo tante, e sono sotto gli occhi di tutti. Ultimo in termini di tempo, lo sfogo del presidente dell'Aquila Rugby Club Mauro Zaffiri, che stamane nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata neroverde [leggi l'articolo], ha affermato come "l'amministrazione comunale non faccia abbastanza per sostenere colori che però poi porta in giro per l'Italia come un vanto".

L'economizzazione dello sport. "Dobbiamo persino pagare anticipatamente per avere a disposizione il Fattori per le partite interne", ha aggiunto Zaffiri. E infatti il club neroverde, che viene spesso menzionato come eccellenza cittadina quando l'amministrazione va in tour per il Paese - l'ultimo episodio l'estate scorsa a Cento (Ferrara) con l'assessore comunale Maurizio Capri - deve pagare anticipatamente l'accesso al "Fattori", anche quando all'interno vengono organizzate iniziative sociali che la politica afferma di sostenere.

E' il caso dello scorso 2 ottobre, quando un concentramento regionale ha visto la partecipazione di cinque società di mini rugby, con quasi 400 bambini e bambine in campo e tribune piene di famiglie di domenica mattina. Una valida alternativa al centro commerciale, sicuramente.

E' anche il caso degli alloggi del Progetto Case, prima annunciati dal sindaco Massimo Cialente come disponibili "anche per gli sportivi", e dopo diventati trappole per le due maggiori società della città: L'Aquila Calcio e L'Aquila Rugby Club. Per quanto riguarda quest'ultima, di cui sono evidenti le difficoltà economiche in cui si barcamena da tempo, alla richiesta di rateizzazione della situazione debitoria della società per l'affitto degli alloggi, il Comune dell'Aquila non risponde - sempre secondo Zaffiri - da due mesi ed ha persino staccato l'acqua calda agli atleti da due settimane.

L'abbandono delle strutture. E poi c'è il capitolo strutture, probabilmente il più doloroso per una politica incapace di far crescere - o quantomeno di mantenere - le tante e spesso ottime strutture costruite con le donazioni post-sisma. Senza sconfinare nei tanti (tutti utili?) auditorium costruiti, progettati o aperti ma ancora dopo anni senza gestione (leggasi Auditorium del Parco), c'è la pista di atletica di Piazza D'Armi, il cui bando per la gestione ultimamente è andato deserto proprio per le difficoltà delle società (amatoriali e dilettantistiche). Una pista dotata di spogliatoi che ospitano anche le società che usufruiscono dell'adiacente campo di rugby, all'interno del quale ancora non vengono eretti i promessi spogliatoi e club house.

C'è lo scheletro del palazzetto dello sport donato dal governo giapponese, che nell'ultimo anno ha avuto il solo "pregio" di aver tolto posti auto alla struttura già funzionante di Centi Colella; c'è la pista costruita per i mondiali di pattinaggio del 2004 a San Sisto, abbandonata a se stessa.

C'è, tra i casi più lampanti, il palazzetto dello sport dedicato al pattinaggio stesso. Una struttura tra le poche in Italia in centro storico, che oggi sembra una sorta di reperto archeologico, senza neanche le finestre, considerando che chi si era offerto di fornirle gratuitamente (la Steda di Daniele Lago) è stato arrestato nell'ambito dell'operazione Do ut des nel gennaio 2014.

E poi il centro polivalente a Paganica, e il palazzetto dello sport - questo "almeno" di proprietà della Caritas - mai aperto ma inaugurato sempre nella popolosa frazione est del capoluogo [leggi l'inchiesta]. Una sfilza di inettitudini, che hanno contribuito assieme ad altri fattori alla crisi della maggior parte degli sport in città, e di cui scriviamo ormai da più di tre anni [leggi gli articoli].

L'assenza di contributi e investimenti. Da una parte, dunque, una serie di mancanze. Dall'altra l'assenza di contributi - e anzi la richiesta di rette per le difficoltose gestioni delle strutture - per le realtà più piccole, che nel caso degli sport più popolari in città coinvolgono anche centinaia di famiglie.

La domanda, insomma, sembra essere lecita: se lo sport è un fattore importante per la crescita sociale delle comunità, perché viene - più o meno forzatamente costretto da finanze e bilanci - sottoposto a economizzazione? Lo sport di base è più o meno importante dei (tanti) soldi deputati nei bilanci dall'amministrazioni ad altri settori della vita pubblica, come - ad esempio - i comparti culturali e del turismo?

Qual è il potere contrattuale di enti e lobby cittadine nell'ottenimento di un sostegno?

La replica dell'assessora allo Sport Emanuela Iorio

Sono tante le iniziative che il mio settore Gestione impianti sportivi ha messo in atto a favore dello sport aquilano. Già nel 2012 furono tante le iniziative promosse anche nel centro storico, quando la speranza di iniziare la ricostruzione del centro ancora soffriva di mancanza di fondi. Successivamente ho messo in atto tutta una serie di iniziative volte a dare un pò di respiro alle associazioni sportive.

Contributi per le iscrizioni ai campionati delle varie discipline, nonchè contributi per risultati e merito che sfido chiunque a dimostrarmi ci siano mai stati qui a L'Aquila. Nel 2014 - 2015 la nostra città ha goduto dell'arrivo di migliaia di atleti per le gare dei campionati nazionali studenteschi (ben sette nel complesso) più un campionato mondiale studentesco di sci, una maratona internazionale di pattinaggio, la Gran Fondo Città dell'Aquila e altro ancora che mi riservo di dettagliare meglio se necessario.

Tutto questo senza dimenticare gli atleti diversamente abili dello Special Olimpics che sempre hanno trovato un appoggio quando necessario. Veniamo poi alle questioni delle società che soffrono purtroppo di più in questo periodo. Mi riferisco al rugby ed al calcio.

Premesso che si cercherà come stiamo facendo di aiutare le società con un contributo al momento della stipula delle convenzioni, segnalo che la questione degli affitti del progetto case rientra nelle attività di gestione delle squadre stesse.

Specificamente, anche se non dipende dal mio assessorato, l'amministrazione non può sanare debiti derivanti da affitti di patrimonio comunale. È vietato per legge. Quello che stupisce di più è che chi, per professione giornalistica, dovrebbe conoscere non dico tutti, ma gran parte di questi aspetti, pensa indisturbato di continuare a criticare senza fare una analisi vera delle questioni.

Si rischia di cadere nel gioco politico delle parti. Non ci sto, sono pronta a chiarimenti ulteriori, non per difendermi. Solo ad onore della verità. Segnalo in ultimo che oggi ho ricevuto una telefonata di un dirigente sportivo, il quale mi ha chiesto senza mezzi termini di non assegnare spazi agli atleti diversamente abili in quanto questi atleti non portano risultati a livello nazionale. Mi auguro che lo sport non sia questo, nella mia città. So per certo che i veri galantuomi sportivi sono tanti e loro stessi si indignano di fronte a questo tipo di atteggiamento.

Ultima modifica il Mercoledì, 12 Ottobre 2016 20:18

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