Che l'impiantistica sportiva in Abruzzo sia quantomeno deficitaria, è un dato di fatto; la situazione è anche peggiore in provincia dell'Aquila, per non parlare dell'Aquila e del suo circondario: al momento, risultano inagibili lo stadio Tommaso Fattori e l'impianto per calcio e rugby di Villa Sant'Angelo, la piscina di Verdeaqua è chiusa e lo resterà per un anno ancora, il palazzetto dello sport cittadino è in fase di ricostruzione, la Free Time di calcio a 5, promossa in serie B, non ha ancora un campo in cui giocare le partite casalinghe. Giusto per citare alcuni dei casi più eclatanti.
Un disastro.
Ieri, la prima giornata dei campionati di calcio categoria Promozione ed Eccellenza ha reso plasticamente la gravità della situazione, esacerbata dalle normative introdotte in tema di sicurezza.
L'Aquila 1927 ha debuttato nel campionato di Promozione a Scerne di Pineto, sul campo del Mutignano: ebbene, su disposizione della Lega Nazionale Dilettanti e come da ordinanza del sindaco di Pineto, l'incontro si è giocato regolarmente allo stadio "A.Collevecchio" con una capienza massima consentita, però, di 99 spettatori. Poi, c'è stata una mediazione: sta di fatto che si è trattato di un danno per la compagine rossoblu che, quest'anno, è stata rilevata dai tifosi che avrebbero voluto seguire la squadra nella prima giornata del campionato. Una decisione - quella assunta dal primo cittadino di Pineto - che era stata comunicata a poco più di 48 ore dalla disputa della partita e che "ci ha penalizzato oltre misura, nonostante nelle ultime stagioni la tifoseria aquilana abbia sempre dato prova di grande correttezza", le parole della società rossoblu. Evidentemente, la limitazione ha penalizzato anche la società del Mutignano Calcio e i suoi tifosi, che avrebbero voluto 'accogliere' la squadra del capoluogo di regione in ben altro scenario. "Auspichiamo che in seguito dette decisioni possano essere prese anticipatamente e in maniera condivisa - ha chiarito L'Aquila 1927 - così da permettere a tutti gli appassionati, ossia l'anima di questo sport, di assistere agli eventi sportivi senza limiti di sorta".
Il punto è proprio questo: il calcio dilettantistico ha una forte connotazione sociale, comunitaria si direbbe, rappresentando un collante straordinario per i piccoli comuni, i paesi che sostengono con orgoglio la realtà calcistica locale.
Si spiega così il durissimo sfogo della società del San Gregorio che, ieri, ha debuttato, vincendo, nel campionato di Promozione, stesso girone dell'Aquila 1927. "Nel silenzio più becero - l'affondo - si stanno attuando delle norme che, nel giro di qualche anno, faranno scomparire o ridimensioneranno drasticamente il numero di società di calcio e, ancora più grave, le scuole calcio. Le realtà di terza, seconda e prima categoria, in particolare, sono quelle più impotenti rispetto a quanto sta accadendo: l'attuazione alla lettera delle norme sulla sicurezza come per i grandi eventi". La Questura, in sostanza, chiede ai Comuni, legittimi proprietari degli impianti sportivi, di rispettare diverse norme; di converso, le società devono fare i conti con procedimenti burocratici avvilenti: presentare la scia per ogni gara ufficiale, predisporre barriere e impedire, in alcuni casi, l'accesso allo stadio a quei tifosi, a quelle famiglie ancora entusiaste di seguire la squadra del proprio paese. "Il 98% degli impianti sportivi, infatti, non potrà mai essere a norma al 100%, con tutte le certificazioni richieste; figuriamoci cosa accadrà nei campetti di periferia. E per mettere in crisi le società sportive viene chiesto loro anche il certificato di agibilità della struttura pena la chiusura dell''impianto: tuttavia, se giochi a porte chiuse o con meno di 100 spettatori sugli spalti, lo svolgimento della gara viene assicurato".
E' ciò che è accaduto ieri a Scerne di Pineato. "A questo punto - la provocazione dei dirigenti del San Gregorio - chiudiamo gli stadi, chiudiamo le scuole calcio frequentate dai nostri figli e nipoti e portiamoli nei centri commerciali".
In provincia dell'Aquila, come detto, la situazione è desolante.
Lo scorso giugno, la Prefettura ha inviato ad alcuni Comuni la richiesta d'adeguamento degli stadi in vista della stagione 2019/2020: tra le richieste, prove statiche delle tribune, certificato anticendio oltre alla pretesa di posti separati per le opposte tifoserie. Interventi che, in molti casi - e qui sta pure la responsabilità della politica che non presta la dovuta attenzione allo sport dilettantistico - non sono stati realizzati. E così, i Nerostellati Pratola (campionato d'Eccellenza) e l'Ovidiana Sulmona (Promozione) giocheranno lontano dai rispettivi impianti, allo stadio "Cipriani" di Raiano che, tuttavia, resterà chiuso al pubblico per gli effetti dell'articolo 80 del testo unico della legge di pubblica sicurezza.
Per gli stessi motivi, è interdetto anche l'impianto di Pacentro. Come non bastasse, non sono agibili gli stadi di Celano, Magliano dei Marsi, Canistro e Collarmele, con il campo di Capistrello che ha ottenuto un nulla osta provvisorio e quello di Paterno in attesa di definizione.
Insomma, si preannuncia una stagione calcistica a porte chiuse, o quasi.