Tra le 17 presenze durante il corso della stagione appena terminata, quella di sabato è stata la partita più azzeccata. Nell'ultima di regular season aveva già segnato una meta proprio contro Lyons Piacenza, si è ripetuto per ben due volte nella finale di Parma, conquistando così il titolo di man of the match.
Parliamo di Valerio Santillo, 31enne ala in forza all'Aquila Rugby, autore di due mete nella finale che ha sentenziato il ritorno dei neroverdi in Eccellenza. Santillo, originario di Benevento, è ormai aquilano d'adozione. Quella appena conclusa è la quarta stagione nel capoluogo abruzzese: dal 2007 al 2009 con L'Aquila Rugby e lo scorso anno con la Gran Sasso, prima di tornare tra i neroverdi. La carriera della tre quarti campana parla anche di esperienze a Roma sponda Capitolina, Noceto e Modena, con 105 mete in Serie A, 15 caps in Super10, una convocazione nell'Italrugby (nel 2006 contro la Scozia), 7 caps nella nazionale A, e diverse convocazioni con le nazionali giovanili e l'Italrugby seven. Nei quattro stagioni in Abruzzo, Santillo ha disputato sempre finali promozione. Vincendone due, lo scorso anno con la Gran Sasso e tre giorni fa a Parma.
Valerio, sabato hai giocato una partita stratosferica.
Come è noto, quella appena terminata è stata una stagione molto difficile. Per quanto mi riguarda è stata la mia stagione più dura, dal punto di vista psicologico, per i problemi economici di cui è protagonista la società, per il fatto che gli stipendi arrivano a singhiozzo (finora gli atleti hanno percepito il 50% del loro contratto, ndr). Poi, però, scendi in campo per gli ultimi 80 decisivi minuti e non pensi a quello che ti succede. Da tempo non ero così felice, rugbisticamente parlando.
Per te nelle quattro stagioni in Abruzzo, due finali vinte e altrettante perse.
Sì, anche per questo a Parma sono sceso in campo molto concentrato. Ti ricordi quant'è brutto buttare all'aria una stagione con una partita sola. Mi era successo al Flaminio contro il Rugby Roma, nella finale promozione 2007-2008, e l'anno successivo contro il Prato ai supplementari. Poi c'è stata la bellissima finale dello scorso anno al "Fattori", quando giocavo nella Gran Sasso. Lì non avevamo problemi economici, ma una finale di andata con 18 punti da recuperare. Alla fine abbiamo fatto un'impresa, fui felicissimo. Ci tengo a ringraziare il ds dell'Aquila Rugby Mauro Zaffiri, che mi ha voluto con lui in tutte le mie esperienze in Abruzzo, con L'Aquila e con la Gran Sasso. Anche quest'anno ha creduto in me, e sono contento di averlo in qualche modo ripagato.
Il futuro è all'Aquila?
E' ancora molto presto per dirlo. Non ho sentito ancora nessuno e non so neanche se rientrerò nei piani dell'Aquila Rugby. C'è bisogno di riorganizzarsi. Se dovesse arrivare una proposta, ovviamente, ne discuterei tranquillamente. Altrimenti, a 31 anni, non escludo l'addio al rugby. Non perché non stia bene fisicamente, ma perché se dovessi fare un'altra stagione in queste condizioni, preferirei lasciare il rugby e avviarmi a una carriera professionale. Ma tutte le strade sono ancora aperte. Quest'anno ci tenevo a finire in un certo modo. E' andata così, e ne sono felice.
Santillo non è l'unico rugbista italiano che pensa a un addio agonistico prematuro. Se escludiamo quattro o cinque società, infatti, in Italia si sbandiera un falso professionismo. E' anche il caso dell'Aquila Rugby, che ha allestito una squadra di prim'ordine, ma non riesce ad adempiere alle promesse economiche. E così, se non si rientra nel giro delle grandi, è impossibile avere stabilità e prospettive.