Un campus studentesco “diffuso” in centro storico, composto dagli immobili ceduti al comune dell’Aquila dai privati tramite la sostituzione edilizia e gestito da una costituenda fondazione – che prenderà il nome di Fondazione Città della Conoscenza - i cui soci proponenti sono Università dell’Aquila e Gssi ma di cui farà parte anche il comune.
Il progetto, di cui si parlava già da un po’, è stato reso pubblico da Massimo Cialente con un annuncio sul proprio profilo Facebook. Commentando un articolo comparso su AbruzzoWeb, nel quale venivano riportate alcune sue dichiarazioni che aprivano alla possibilità di cedere a fondi privati o all’Inps gli appartamenti entrati a far parte del patrimonio immobiliare comunale tramite l'acquisto equivalente, il primo cittadino ha corretto il tiro presentando la novità della Fondazione. Che non sarà un nuovo soggetto giuridico ma un’evoluzione della Fondazione dell’Università dell’Aquila (già esistente), della quale faranno parte, come detto, Gran Sasso Science Intitute (come socio proponente) e comune.
L’iter per la costituzione della nuova fondazione è già in stato avanzato: hanno già votato a favore sia il senato accademico del Gssi che quello dell’università (con la sola eccezione dei rappresentanti dell’Udu). Per chiudere serve ancora il via libera definitivo del Miur (che ha mosso alcune osservazioni) e quello del comune. L’obiettivo è quello di mettere un punto già prima delle elezioni, per arrivare ad avere i nuovi alloggi a disposizione già alla fine dell’estate, per il nuovo anno accademico.
Ma di quanti immobili parliamo? Il numero esatto non è ancora stato specificato ma dovrebbe aggirarsi tra i 250 e i 300 appartamenti, da individuare tra quelli situati nel centro storico o nelle sue immediate vicinanze.
Al momento si sta studiando il modo attraverso cui il comune, divenuto proprietario di questi immobili, potrà “cederli” alla neonata fondazione. Quest’ultima avrà il compito di amministrarli affittandoli, in via prioritaria, a studenti, ricercatori e dottorandi (sia dell’università che del Gssi); ma anche, se ne faranno richiesta, a professori e membri del personale amministrativo. Il tutto a canoni calmierati, calcolati in modo da garantire la sola copertura delle spese di gestione e manutenzione.
Non saranno, dunque, alloggi pubblici come quelli gestiti dall’Adsu ma, come dice la rettrice Paola Inverardi, appartamenti compresi in “un pacchetto di residenze che noi metteremo a disposizione”.
Il senso dell’operazione non è solo quello di aumentare l’offerta di residenzialità studentesca, uno di quei servizi essenziali che rendono gli atenei più o meno appetibili e desiderabili per i ragazzi che decidono di andare a frequentare l’università fuori, ma di farlo puntando e scommettendo sull’attrattività del centro storico. Gli appartamenti che andranno a costituire questa sorta di fondo immobiliare d’ateneo, oltre a stare in centro, si trovano tutti in palazzi e edifici abbattuti e ricostruiti, come tali dotati di livelli di sicurezza antisismica e efficienza energetica elevati. Inoltre potranno contare su tutta una serie di servizi e comfort aggiuntivi - uno su tutti: la banda larga - assenti altrove.
“Per attirare più studenti” afferma Paola Inverardi “ci vogliono case, trasporti, mense, ossia un sistema di servizi integrati per cui i fuori sede che oggi, anche per paura del terremoto, fanno i pendolari possano rimanere qui. E quello che ci propoiniamo di fare con la fondazione va esattamente in questa direzione”.