Mercoledì, 16 Ottobre 2013 19:07

Sono laureato: e adesso? I nuovi Master dell’Univaq

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I Master sono ormai un requisito fondamentale per entrare in maniera competitiva nel mondo del lavoro. Frequentare un master non serve solo per aggiungere un altro “pezzo di carta” alla laurea ma soprattutto per compiere “lo scatto” da studente a lavoratore, in modo da uscire da quell’alone di inesperienza che inevitabilmente avvolge i ragazzi dopo anni passati unicamente tra le mura universitarie.

L’Univaq, in questo senso, offre diverse opportunità. Sono infatti aperte le iscrizioni ai Master ad accesso libero: le domande possono essere consegnate fino al 31 dicembre e i moduli scaricati dalla sezione del sito apposita. “Il Master universitario di I e di II livello - si precisa nel comunicato pubblicato sul sito Univaq - è il titolo di studio rilasciato dalle università italiane al termine di corsi di perfezionamento scientifico e di alta formazione permanente e ricorrente, successivi al conseguimento della laurea o della laurea magistrale”.

“I corsi di master universitario sono promossi dall’università, - spiegano ancora - in molti casi in collaborazione con strutture di formazione e aziende; non sempre si svolgono presso i dipartimenti ma presso istituti, scuole apposite o altri centri di formazione aziendale”.

I Master possono essere di primo o di secondo livello in base alla laurea, rispettivamente triennale e specialistica, che è il requisito minimo per la partecipazione. La durata è generalmente annuale e comprendono un numero limitato di persone. C’è poi la possibilità di accedere ai master ad accesso programmato che si possono consultare sul sito di ciascun dipartimento, nelle sezione dei Master universitari.

In questa fase critica in cui i cittadini, studenti in primis, stanno di fatto scrivendo silenziosamente la storia, l’Università dovrebbe rendere agli studenti qualcosa e muoversi in questa direzione potrebbe essere un primo, doveroso passo. Si potrebbe cominciare con iniziative che tutelino gli studenti e li incoraggino a “sfruttare” la propria laurea e soprattutto a non arrendersi ad un lavoro distante dalle proprie aspirazioni. Questo darebbe davvero senso a quel “pezzo di carta”.

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