"La retorica del degrado che è stata utilizzata per addossare alla nostra generazione la colpa delle condizioni del centro storico è assolutamente falsa. Il degrado è infatti diretta conseguenza del definanziamento delle attività culturali e dei saperi, dello smantellamento dei luoghi di aggregazione e dell'ostinazione con cui le amministrazioni di tutto il Paese si rifiutano di aprire una discussione profonda con i corpi sociali in merito ai tempi di vita delle giovani generazioni".
E' un passaggio di una nota con la quale le associazioni studentesche Link studenti indipendenti e Uds L'Aquila sono volute intervenire nel dibattito sollevatosi in seguito all'annuncio, dato dall'amministrazione comunale, del varo di nuove misure di sicurezza e ordine pubblico - come la cosiddetta ordinanza anti botellon - riguardantil il centro storico.
La nota completa
In questi giorni tutti i cittadini aquilani e non che attraversano le vie della città hanno potuto constatare che la nuova amministrazione sta intensificando i dispositivi di controllo della movida: a partire dalle nuove disposizioni sull'ordine pubblico e dalla pedonalizzazione di parte del centro storico, fino ad arrivare alla chiacchierata ordinanza "anti-botellon".
Questi passaggi, tra l'altro ancora in parte inconclusi, avendo avuto un effetto materiale soprattutto sulle giovani generazioni, hanno contribuito a creare un acceso dibattito sui social network.
Per inquadrare meglio cosa sta succedendo è però necessario guardare anche ai recenti accadimenti al di fuori della conca aquilana provando ad analizzare la questione guardando al modello di governo dello spazio pubblico.
Esiste una tendenza generalizzata e politicamente trasversale ad attenzionare i luoghi della socialità e dell'aggregazione, quasi sempre con comportamenti che si alternano tra un velato paternalismo e un esplicito proibizionismo. L'insensata repressione violenta di Santa Giulia a Torino, le ordinanze della Raggi a Roma, i recenti sgomberi di Bologna e Milano, e anche le sistematiche illazioni contro il nostro Asilo Occupato non sono semplici elementi di "necessaria intensificazione dei controlli", come vogliono farci credere i giovani consiglieri comunali della destra nostrana: sono una componente strutturale di un disegno che ha direttamente a che fare con il decreto Minniti-Orlando e la sua imposizione di un clima fortemente securitario nel Paese.
La criminalizzazione della movida non è un fatto nuovo, né esclusiva politica di una determinata fazione: tuttavia in stretta contemporaneità con il forte spostamento a destra del dibattito pubblico, e con forze come il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle che inseguono Lega e Fratelli d'Italia su argomenti come la sicurezza e i migranti, siamo passati dalla retorica delle mele marce da isolare a un sistematico e generalizzato abbattimento degli spazi di aggregazione e socialità.
Noi studenti di questa città siamo stufi di essere visti come meri finanziatori dell'economia nostrana. Non siamo solo coloro che contribuiscono alla crescita delle attività commerciali aquilane; non siamo solo coloro che si meritano di stare in città al netto del pagamento di un affitto. Pensiamo che la nostra presenza a L'Aquila crei valore per la città a partire dal consolidamento dell'integrazione tra noi e la cittadinanza. E tale integrazione non si struttura impedendo a quelli più poveri fra di noi di vivere liberamente la città.
È altresì molto importante che l'intera cittadinanza si renda conto che non siamo di fronte ad una battaglia corporativa che vede confliggere gli interessi divergenti di studenti e commercianti: la retorica del degrado che è stata utilizzata per addossare alla nostra generazione la colpa delle condizioni del centro storico è assolutamente falsa. Il degrado è infatti diretta conseguenza del definanziamento delle attività culturali e dei saperi, dello smantellamento dei luoghi di aggregazione e dell'ostinazione con cui le amministrazioni di tutto il Paese si rifiutano di aprire una discussione profonda con i corpi sociali in merito ai tempi di vita delle giovani generazioni.
Non ci resta che prendere atto che di fronte alla tanto sbandierata discontinuità, che durante la campagna elettorale è stato il cavallo di battaglia che la destra ha utilizzato per ribaltare le sorti delle elezioni, sia seguito soltanto l'effetto di acutizzare un'inutile tensione che non ha nulla a che fare con il miglioramento delle condizioni materiali della città e di chi la abita. Anche per questo reputiamo che i giovani esponenti della destra cittadina e universitaria dell'Aquila non possano parlare a nome di coloro che subiscono questo attacco.
Chiediamo quindi un'immediata inversione di tendenza, e la costruzione di ulteriori momenti di discussione e programmazione ampia e condivisa sull'idea di socialità che vogliamo a partire dalle aree di Piazza Chiarino, Piazza Regina Margherita, Corso Vittorio Emanuele, San Basilio, Parco di Collemaggio.