Sabato, 30 Novembre 2013 16:40

La cultura della legalità supera i confini: all'Univaq arriva Maria Falcone

di 

Quello che si è tenuto venerdì nel Dipartimento di Medicina e Chirurgia è stato un evento importante e particolare.

Uomini di giustizia, docenti e studenti hanno, per qualche ora, volto la loro attenzione verso un tema che sta a cuore a tutti: il contributo dell'Italia alla legalità internazionale.

E non si può parlare di legalità senza prendere come esempio Giovanni Falcone, il magistrato passato alla storia per la sua lotta alla mafia, la stessa che lo uccise, insieme alla moglie, Francesca Morvillo, il 23 maggio del 1992 a Capaci.

All'arrivo in aula della sorella, Maria Falcone, tutti, anche quegli studenti che all'epoca dei fatti erano troppo piccoli per averne memoria, l'hanno accolta con grande e sincero affetto.
Maria Falcone è la fondatrice della fondazione "Giovanni e Francesca Falcone" e da anni si occupa di divulgare la cultura antimafiosa, soprattutto tra i giovani.

Come ha fatto notare Fausto Cardella, Procuratore Capo della Repubblica dell'Aquila: "oltre al cognome che porta, Maria Falcone ci ha messo del suo e il suo contributo vale più di cento ordini di cattura".

La signora Falcone ha parlato in modo chiaro e pragmatico agli studenti: è riuscita a riportare 'l'eroe della strage di Capaci' alla sua umanità, sdoganandolo da quell'immagine idealizzata che rischia di diventare con il tempo. "Quelli che sono stati definiti gli 'anni della primavera' per Palermo, - ha raccontato - per noi familiari sono stati come una Via Crucis. Vivevo sullo stesso piano di Giovanni e quando uscivo la mattina per portare i miei figli a scuola, aprendo la porta trovavo le guardie. Sapevamo cosa rischiavamo: le vendette trasversali erano all'ordine del giorno".

Ha poi fatto riferimento a quanto gli avesse riferito Paolo Borsellino pochi giorni prima della sua morte: "altro che tangentopoli, ho scoperte delle cose". Vent'anni dopo gli inquirenti non hanno capito di cosa Borsellino fosse venuto a conoscenza; avrebbe forse fatto luce su tanti punti oscuri della nostra storia ma probabilmente non lo sapremo mai.

Dopo la parentesi su Borsellino, Maria Falcone ha proseguito il suo intervento: "Gli americani capirono subito l'importanza della lotta alla criminalità transnazionale, l'Europa invece ci sta arrivando a piccoli passi. Un segno positivo è che mercoledì una stanza del Parlamento Europeo verrà dedicata a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino", anticipa.
Va considerato che negli anni ottanta non solo non si parlava di mafia ma, il più delle volte, non se ne credeva l'esistenza. Il mafioso Leonardo Vitale nel '73 confessò di fare parte di un'organizzazione chiamata 'Cosa nostra'; fu creduto pazzo e mandato in manicomio, dove restò per 12 anni. Quando finalmente uscì fu ucciso per tradimento dalla 'famiglia'. Ciò che è noto a tutti è che Giovanni Falcone è stato il primo ad combattere contro questo sistema ma ha fatto molto di più.

"Se oggi siamo in grado di interloquire con altre nazioni in maniera diretta e senza lenti processi burocratici è proprio grazie a lui", ha spiegato Fausto Cardella.
Parlando dell'Abruzzo ha aggiunto: "La nostra è una 'regione per bene' in cui non abbiamo fenomeni criminali come il pizzo o gli omicidi ma abbiamo altre forme di infiltrazione mafiosa. Contro di queste l'unica via possibile è far crescere nei ragazzi il culto e la difesa della legalità".

Ed era una ragazzo anche il questore dell'Aquila, Vittorio Rizzi quando chiese di essere trasferito a Palermo. "Fui spinto da uno slancio di indignazione emotiva per quello che stava accadendo in Sicilia. Ero molto giovane ed occupavo un piccolo ruolo nelle operazioni di investigazione ma lì ognuno si impegnava al massimo per avere un atteggiamento eroico nei confronti di quella dura battaglia. Quel periodo mi occupai di analizzare i dati telefonici di tutte le intercettazioni e capii quanto l'attività investigativa di Falcone fosse pioneristica: sancì l'importanza dell'intercettazione telefonica, oltre che della lotta ai crimini transnazionali".

Presente al seminario anche il parlamentare europeo Pino Arlacchi. Quella di Arlacchi è stata un'altra importante testimonianza: è stato infatti vicesegretario generale dell'Onu e un risultato della sua attività è consistito nella promozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata: niente meno che un trattato mondiale contro le mafie, cui hanno aderito 124 Paesi.
Arlacchi conobbe Falcone quando lavorava come professore universitario e iniziò a collaborare con lui in una grossa inchiesta che arrivava fino agli Stati Uniti. "Dal colpo del maxi-processo che vide oltre 600 imputati, - ha ricordato - 'Cosa nostra' non si è più ripresa ed è per questo dobbiamo portare avanti l'idea che è possibile sconfiggere la mafia". E di quanto Falcone volesse estendere la sua idea di legalità anche all'estero, è testimonianza il fatto che, come rivela Arlacchi: "Falcone avrebbe voluto continuare la sua lotta alla mafia proprio nell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Inviò anche la sua candidatura ma non fu presa neppure in considerazione, per mano di chi si trovava al governo". Chissà come sarebbe stato Falcone come segretario Onu.

La malattia che oggi affligge gli ingranaggi della nostra società è però diversa da allora: "parliamo di network, non più di strutture mafiose perché le organizzazioni criminali hanno una rete vastissima che coinvolge insospettabili e non pregiudicati. Inoltre non ci sono più intimidazioni fisiche come una volta e questa già è una conquista; tuttavia questo sistema può essere addirittura più dannoso e mettere in ginocchio il nostro paese, portandolo alla povertà", ha spiegato ancora Arlacchi.

Viene allora da chiedersi: cosa possiamo fare noi che non siamo ne' poliziotti, ne' tantomeno giudici?
"Solo e semplicemente il nostro dovere", diceva Falcone ispirandosi a una frase di John Fitzgerald Kennedy. Lui credeva nei giovani e che credeva che i giovani dovessero creare una società in grado di affrontare la mafia e sconfiggere l'indifferenza. E per quanti si lasciano vincere dal pessimismo, scambiando tutto questo per retorica, Maria Falcone afferma: "Non vi prometto che sconfiggeremo la criminalità domani ma è bene ricordare che fino ad ora tanto è stato fatto e che non siamo all'anno zero".
Prima di andare via, rivolgendosi ai ragazzi, ha aggiunto: "Vi aspetto a Palermo, è una bella città, sapete?".

Ultima modifica il Domenica, 01 Dicembre 2013 11:04

Articoli correlati (da tag)

Chiudi