“Cari tutti”... inizia così il messaggio postato pochi giorni fa da Paola Inverardi sul sito dell'Univaq.
La rettrice ha scelto il portale dell’università come veicolo per diffondere e mettere a disposizione di studenti, docenti e personale le linee strategiche 2014-2019. Così che si possa lavorare insieme ad bozza di programmazione triennale “per sostenere e sviluppare l’ateneo nella direzione proposta”.
Le 28 pagine del documento si aprono con una elaborazione di informazioni e dati del pre-terremoto, analizzati nella loro evoluzione nel tempo e nel contesto urbanistico-territoriale. Si passa in rassegna il numero degli immatricolati, la loro età e il luogo di provenienza, facendo un raffronto con la situazione nazionale in cui “il ritardo dell’istruzione universitaria a livello strutturale è ampiamente documentato”.
Come già sottolineato il giorno dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, un dato allarmante riguarda gli studenti che non completano il percorso di studi: in rapporto agli iscritti, i laureati dell'Univaq sembrano essere meno rispetto alla media nazionale. Tuttavia, come spiega la Rettrice e come tutti sanno, l’esenzione dalle tasse ha fatto sì che in molti si iscrivessero senza aver ben ponderato la loro scelta.
Sono diminuite poi le “risorse”: nel periodo 2008-2012, l’Ateneo ha perso 84 docenti fra professori ordinari e associati, pari al 20% del totale, mentre il numero dei ricercatori è rimasto sostanzialmente invariato. Anche il personale tecnico-amministrativo è diminuito di 42 unità, pari all’8% del totale. Con una aggravante: “I limiti al turn-over, i requisiti minimi di docenza per l’attivazione dei corsi e la prospettiva di ulteriori fuoriuscite di docenti per raggiunti limiti di età determineranno una progressiva riduzione dell’offerta formativa”.
Lasciamo stare questo quadro non propriamente roseo per l’Ateneo e analizziamo invece gli obiettivi che la Rettrice vorrebbe raggiungere. Innanzitutto, sarà “necessario per l’esistenza dell’Ateneo” l' aumento dell’attrattività. Come fare? Stimolando la collaborazione con altri atenei nazionali ed internazionali, in modo da creare “un contesto universitario cosmopolita ed aperto” e mettere in comune le risorse umane. “Agli studenti dobbiamo mostrare la volontà di un sistema che si impegna complessivamente a garantire percorsi formativi motivanti e di qualità, realizzabili in tempi certi”, sottolinea Inverardi.
Questo può avvenire solo con alcuni accorgimenti: ad iniziare da un serio orientamento fino al ‘monitoraggio’ di ogni singola carriera per analizzare le eventuali problematiche. In un contesto in cui i limiti di contaminazione tra didattica e ricerca sembrano aumentare, la ricostruzione - materiale e non - può rappresentare - a sentire la rettrice - un buon terreno sul quale sperimentare attività di formazione teorico-pratica.
L’idea è un “ateneo-laboratorio” che sappia generare sapere ma anche lavoro. A tale scopo occorrerebbe effettuare “una separazione delle sedi della didattica dalle sedi della sperimentazione e della ricerca”. Andrebbero poi potenziate queste ultime in modo da avere effetti positivi sulla didattica e su una delle carenze della nostra città: la residenzialità universitaria. “Occorre avviare, all’interno della nostra comunità accademica, - scrive la rettrice - una seria riflessione critica collettiva sul lavoro compiuto finora, che riconosca i meriti effettivamente ottenuti, ma si concentri sui problemi irrisolti e sui limiti del nostro contributo alla vita sociale”.
Sulle possibile soluzioni e sui provvedimenti che andrebbero ad incidere sulla storia del nostro ateneo già dal prossimo accademico, la rettrice vuole aprire un vero e proprio dibattito. Tutti devono essere coinvolti e non solo all’interno dell’ambiente accademico: istituzioni, organizzazioni sociali e forze imprenditoriali.
Per il momento, Inverardi fornisce solo alcune indicazioni per dare attuazione concreta all’idea di ateneo-laboratorio e divide le proposte in quattro sezioni: formazione, ricerca, sviluppo locale e organizzazione interna. “Un programma più articolato e completo - spiega - potrà nascere soltanto da un’ampia consultazione di tutti i soggetti interessati”.
Se avete suggerimenti o critiche, non è più il tempo di tacere: la rettrice esorta, infatti, a scrivere all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. per contribuire alla stesura del documento programmatico.