Resterà aperta fino al 31 marzo, la mostra di Giuseppe Scalarini, Una matita alla dinamite, allestita al quarto piano del Dipartimento di Scienze Umane.
Stamane, presso l’Auditorium del Parco, si è tenuta la conferenza inaugurale della mostra, organizzata dalla Cattedra di Pedagogia interculturale dell'Università dell'Aquila, insieme al Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica.
Vissuto tra il 1873 e il 1948, Scalarini, con il suo lavoro, ha interpretato uno dei periodi più tragici della storia italiana, subendo dal 1898 - quando venne per la prima volta registrato come sovversivo - attacchi e persecuzioni dal regime fascista, a causa della sua attività da vignettista di satira politica.
Il nipote del grande artista, Ferdinando Levi, nel corso della conferenza ha ricordato il nonno come “un uomo dal carattere molto duro ma costante”. “Ha avuto una vita travagliatissima, - ha raccontato ai presenti - in cui ha dovuto fare i conti anche con i campi di concentramento ma, grazie alle sue vignette sul quotidiano L’Avanti!, riusciva ad arrivare anche a chi non sapeva leggere o scrivere. Anche per questo fu considerato grande all’interno del Partito Socialista”.
“Vi sono però - ha spiegato ancora il nipote - dei buchi nelle informazioni che abbiamo sulla sua attività: per molto tempo non ha potuto firmare le proprie opere e anche quando scriveva le sue memorie, le cancellava regolarmente, a causa dello stretto controllo che la Polizia aveva su di lui". "Sempre per questo motivo - continua - mi rammarica che non sia riuscito a documentare ciò che stava avvenendo nel mondo, come l’avvento del nazismo e la seconda guerra mondiale”.
Nonostante questo però, le opere di Scalarini sono ben 13mila. Di queste un centinaio sono state selezionate per la mostra Una matita alla dinamite, attraverso criteri precirsi, come spiegano gli stessi organizzatori: "sono state scelte disegni che siano comprensibili al pubblico di oggi. Trattano non di specificità storiche dell’epoca, come il fascismo, ma di temi universali, quali l’emigrazione, la guerra, il capitalismo e la libertà di stampa.
La mostra è itinerante: girerà l'Italia ed è partita non a caso da Ustica. Il rapporto paradossale di Scalarini con questa città in cui fu mandato in confinio per un anno e mezzo, è stato infatti illustrato nel dettaglio da Franco Foresta Martin, divulgatore scientifico del Corriere della Sera e presidente del Centro Studi di Ustica. “Scalarini - ha affermato il giornalista - provò sulla sua pelle la sofferenza di chi vorrebbe esprimere la propria creatività ma è costretto a stare in un carcere a cielo aperto”. Tuttavia, paradossalmente, rispetto ad altri luoghi dove fu mandato in confinio, Scalarini amò Ustica, seppure le condizioni i cui viveva erano difficili e gli stessi abitanti vivevano di stenti.
A dimostrazione del carattere di interesse e di studio che ancora rivestono le vignette di Scalarini, è intervenuto Alessandro Vaccarelli, pedagogista e docente del Dipartimento di Scienze Umane: "Ci sono infiniti punti in comune - ha detto - con la materia trattata da Scalarini, come il colonialismo e ciò che studiamo all’università. Scalarini è stato un uomo di coerenza e resistenza, elementi di cui la nostra città necessità dal punto di vista culturale, in questo periodo".
“Io credo che Scalarini sia il padre di tutti i disegnatori satirici che sono venuti dopo di lui”, è stato invece il commento di Gianluca Scimia, vignettista e illustratore aquilano. “Quello che colpisce nei suoi disegni è l’essenzialità grafica: c’è geometria, forma e vita. E questo li rende straordinariamente moderni”. Sulla modernità dei lavori c’è solo da convenire: le rappresentazioni non solo trattano di temi universali ma lo fa utilizzando un linguaggio in grado di smuovere le coscienze di diverse generazioni.
Nel corso della mattinata sono stati letti, dall'attrice Patrizia Bellezza, testi scritti dallo stesso artista, alcuni tratti dal libro "Le mie isole". Per capire la logica irriverete di Scalarini è forse essenziale rapportarsi anche ai tanti articoli, racconti e libri che ha scritto.
Di seguito, alcune righe scritte da Giuseppe Scalarini.
Una volta i carabinieri operarono una perquisizione nella mia casa. "Avete delle armi?", mi chiesero in tono imperioso.
Tirai fuori di tasca la matita e risposi sorridendo: "sì, eccola qui".