di Francesca Izzi - Il Decreto Legge sulla spending review prevede ingenti tagli finanziari per l'università italiana. Stando al suo contenuto - art. 50 comma 6 - già da quest'anno saranno detratti dal Fondo di finanziamento ordinario per le università italiane 30 milioni, che poi diventeranno 45 dal 2015.
La ministra dell'Istruzione Stefania Giannini ha però giustificato questo provvedimento come " un accantonamento necessario per motivi di contabilità",necessario per garantire le coperture finanziarie al decreto Iperf del governo Renzi. Giannini ha inoltre dichiarato che si batterà attivamente affinchè tali tagli non vengano attuati.
Diversa è stata invece la reazione del coordinamento universitario LINK. Il movimento studentesco, considera i tagli previsti "una chiara volontà politica di affossare il sistema dell'Università e della Ricerca pubblica", dichiarandosi pronto alla mobilitazione in tutti gli atenei . "La vera risposta alla crisi economica e occupazionale - sostiene LINK - non consiste in provvedimenti estemporanei dal retrogusto propagandistico, ma nel rilancio del sistema della formazione e della ricerca pubblica".
Quella dei tagli alla cultura non è certo una formula nuova in Italia. Sforbiciare sull'istruzione sembra essere l'abitudine principale della politica e non è necessario essere un Ministro per capire che queste scelte incideranno nettamente in maniera negativa sul nostro futuro.
Troppo spesso i rimbalzi di responsabilità tra le istituzioni non consentono però di identificare i fautori di scelte nefaste per il Paese.
In questa situazione potrebbe essere utile ricordare le parole di un grande pedagogista come John Dewey: "L'educazione è il metodo fondamentale del progresso e dell'azione sociale".