Sabato, 06 Luglio 2019 13:00

Convitto, Cgil e associazioni studentesche chiedono un anno di proroga

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Continua la battaglia di Flc Cgil, Link, Movimento giovanile della sinistra, Uds e School in progress dell’Aquila a difesa del Convitto nazionale ‘Domenico Cotugno’ che rischia di scomparire con la sua storia lunga 200 anni.

L’assemblea cittadina del 28 giugno scorso, in Cgil, ha rappresentato un momento importante di discussione, partecipato e vivace, ed ha prodotto l’impegno dei consiglieri comunali d'opposizione a presentare una mozione che è stata approvata all’unanimità dall’assise il 1° luglio; un documento che impegna l’amministrazione attiva “a promuovere una concertazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per derogare sul numero minimo delle iscrizioni, garantendo il funzionamento nell’arco della settimane e nei periodi di festività scolastiche”, sollecitando tutte le istituzioni coinvolte “affinché le 18 famiglie che hanno effettuato l’iscrizione dei loro figli al Convitto abbiano una adeguata risposta educativa all’esigenza del servizio offerto dal Convitto Nazionale Cotugno”.

E proprio approfittando del voto consiliare, la Flc Cgil provinciale e regionale ha inviato una nota all’Usr chiedendo un impegno formale a garanzia del diritto allo studio di convittori e semiconvittori in organico di fatto ed in deroga al numero minimo di iscrizioni previste. “Nella stessa nota – ha spiegato stamane la segretaria generale Flc Cgil della provincia dell’Aquila Miriam Del Biondo – ci si è resi disponibili alla partecipazione a tavoli di concertazione con tutte le istituzioni coinvolte. Siamo in attesa di una risposta formale da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale”.

“Come sindacato – ha aggiunto Del Biondo – siamo ovviamente preoccupati per il rischio di perdere altri posti di lavoro: la situazione più difficile è quella dei 5 educatori, dichiarati in esubero e invitati il 21 giugno scorso a produrre domanda di trasferimento; tuttavia, ci sono già esuberi a livello provinciale  con una lista di 4 o 5 educatori in attesa: il personale del Convitto dell’Aquila non potrà che aggiungersi. Poi ci sono 9 collaboratori scolastici, 3 cuochi, 2 guardarobieri e 1 infermiere che, per quest’anno, sono tutelati essendo stato definito l’organico prima del 21 giugno, ma che perderanno il posto il prossimo anno scolastico se si dovesse arrivare alla chiusura del Convitto”.

Non ci sono soltanto i posti di lavoro da tutelare, però, e la forza della Flp Cgil provinciale e delle associazioni che hanno costruito la piattaforma di rivendicazione è di averlo compreso pienamente.

Del Biondo e, seduti accanto a lei, i rappresentanti di School in progress, Link, Mgs, Uds e School in progress – Tommaso Cotellessa, Lorenzo Rotellini, William Giordano e Giorgio Bruno – hanno voluto chiarire i loro obiettivi, a breve e medio termine: innanzitutto, una soluzione politica e di diritto, per arrivare almeno ad una proroga di un anno che consenta, però, non soltanto di mettere una pezza momentanea ma di aprire, piuttosto, tavoli di discussione e di confronto per la ricerca di soluzioni integrate e organiche, sulle difficoltà del nostro territorio comunale e provinciale di cui la vicenda del Convitto è emblematica.

Qui sta il punto.

La vicenda del Convitto non è fine a sé stessa, anzi: racchiude in sé le problematiche mai affrontate del nostro territorio dove, al calo demografico nazionale, si aggiunge un fenomeno preoccupante di spopolamento dovuto alla mancanza di opportunità lavorative e sociali. “Sul territorio provinciale – ha sottolineato Miriam Del Biondo – il prossimo anno scolastico verranno chiuse 4 istituzioni scolastiche; continuiamo a perdere presidi sociali e culturali che sono imprescindibili, in particolare nelle aree più depresse del paese”. Le scuole chiudono perché ci sono poche iscrizioni: una scuola che chiude, però, rappresenta plasticamente una comunità che muore, è inesorabile; chiusa la scuola, si iniziano a chiudere anche gli altri servizi fino a cancellare il tessuto sociale.

In una situazione provinciale così delicata si innesta la vicenda ‘aquilana’, con la città che, a dieci anni dal terremoto, fa ancora fatica ad immaginare un progetto di rinascita economico, sociale e culturale che inevitabilmente dovrebbe guardare al territorio. “Viviamo in una città dove gli studenti e le studentesse hanno difficoltà a muoversi, per una rete di trasporti pubblici carente e frammentaria”, hanno sottolineato Cotellessa e Rotellini; “qui, gli studenti e le studentesse provenienti da fuori Regione non hanno assistenza sanitaria; non esistono strutture ricettive adeguate; continua ad esistere un mercato degli affitti poco trasparente e senza controllo; mancano spazi sociali di aggregazione, dove ragazzi e ragazze possano incontrarsi”. Per non parlare della mancata ricostruzione delle scuole, a distanza di dieci anni, con migliaia di ragazzi e ragazze ancora costretti nei Musp, i più fortunati, e gli altri costretti a frequentare edifici che, per ciò che attiene la competenza del Comune, non hanno ancora gli indici di vulnerabilità, e per ciò che attiene la Provincia, invece, hanno indici non adeguati alla normativa. E poi ci sono i licei annessi al Cotugno, con la diaspora che conoscete. “Ci chiediamo perché una famiglia dovrebbe scegliere di far studiare il figlio o la figlia all’Aquila”, si sono chiesti i rappresentanti delle associazioni studentesche. “Ci chiediamo cosa sia ancora in grado di offrire questa città in termini sociali e di comunità”.

Oltre la vicenda del Convitto insomma, oltre l’importante battaglia per la tutela di una Istituzione prestigiosa della città e delle sue proprietà, ingenti, ed in particolare gli 8mila metri quadri della sede storica nel cuore del capoluogo, è questa la domanda che sottende alla paventata chiusura: che progetto abbiamo per la città?

Una domanda che i ragazzi stanno ponendo con forza, e che interroga ciascuno di noi.

La paventata chiusura del Convitto, per le poche iscrizioni registrate al prossimo anno scolastico, attiene anche allo stato di salute delle società sportive della città che sono in stato comatoso, fatte salve alcune eccezioni, e ciò incide sulle scelte delle famiglie; così come incide la delocalizzazione del Convitto in periferia, senza che si sia mai pensato di collegarlo alla città con un servizio di trasporto pubblico efficiente e capillare, e di riflesso, dunque, lo stallo della ricostruzione pubblica, con la sede storica ancora abbandonata a sé stessa; così come incidono le difficoltà che vivono le nostre Istituzioni culturali, il Conservatorio in particolare.

Ecco perché la vicenda del Cotugno – ed è stato ribadito con estrema puntualità stamane – è divenuta emblematica, perché tiene in sé le grandi questioni che riguardano il futuro della città: è preoccupate, da un lato, che la politica, a tutti i livelli, non l’abbia compreso fino in fondo; è rassicurante, però, che siano stati giovani ventenni che vivono la città a rendersene conto e a rimettere al centro la necessità di riavvivare un dibattito vero, dal basso, più che mai necessario, oltre le contingenze del momento.

Con estrema lucidità, Cotellessa e Rotellini lo hanno ribadito più volte: “non ci accontentiamo di una proroga, vogliamo che serva per avviare un percorso capace di delineare un progetto per la città, di restituire ai cittadini e alle cittadine di questa città, ed in particolare ai giovani, il desiderio di restare perché ne vale la pena. Abbiamo capito che è arrivato il momento di sederci intorno al tavolo ed aprire una discussione – ha aggiunto Rotellini – per capire che cosa vogliamo fare dell’Aquila. Ci mettiamo al servizio degli studenti, dei giovani e, più in generale, dei cittadini: per noi, questo significa fare politica”.

Più chiaro di così. “La nostra è una battaglia partita dal basso, dalle persone – ha proseguito Cotellessa – e siamo orgogliosi che abbia vinto l’indifferenza sempre più dilagante in città. Con questo spirito, abbiamo intenzione di aprire una vertenza sulla città e con la città. D’altra parte, se non siamo noi a farlo… ”.

Un monito, una lezione per le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. “Noi ci teniamo, lo facciamo per senso di appartenenza: ho 21 anni – ha raccontato Lorenzo Rotellini – e la maggior parte dei miei coetanei sono andati via dall’Aquila”.

“Lo facciamo anche per affetto verso la preside Serenella Ottaviano – ha tenuto a sottolineare Miriam Del Beato – che in questi mesi ha lavorato in perfetta solitudine”. Ottaviano, rettore del Convitto nazionale e presidente del Cda, nonché preside dei licei annessi, era presente stamane: “del Convitto si sono occupati tutti, soltanto dell’immobile e delle proprietà però”, la stoccata; in particolare, “degli 8 mila metri quadri ai quattro cantoni, che non appartengono alla Provincia o della Camera di Commercio bensì ad una istituzione educativa”, ha tenuto a ribadire. “La scuola è l’unico presidio sociale, educativo e culturale davvero democratico, accessibile a tutte e tutti, capace di fornire una istruzione di qualità” ha aggiunto, come a ribadire che quello spazio tale dovrà rimanere.

“Ora, andrò di corsa al lavoro: l’amministrazione comunale mi ha chiesto di raccogliere le informazioni, di fornire le esigenze del Convitto assicurando che interverranno a tutela dell’Istituzione”: evidentemente, la mozione ha avuto gli effetti sperati. Ci si è mossi con colpevole ritardo, però, e Serenella Ottaviano, pur non entrando mai in polemica col sindaco e l’amministrazione comunale, ha tenuto a chiarire che “dal 4 marzo scorso, siamo in attesa che il Comune dell’Aquila indichi il suo rappresentante in seno al Consiglio d’Amministrazione, scaduto il 3 marzo: lo hanno fatto la Provincia, l’Agenzia delle Entrate, l’Ufficio Scolastico Regionale e il Miur, manca soltanto il Comune e fino a quando non provvederà non potrò deliberare nulla”.

In questo senso, “sto cercando di produrre un progetto per il potenziamento nella didattica della matematica, dell’inglese e per avviare uno sportello psicologico e d’ascolto: è ciò che posso fare come rettore per rendere ancora più attrattivo il Convitto, chiedo alla città sconti per ragazze e ragazzi nelle librerie, nelle palestre, nei cinema, oltre ad un servizio di trasporto pubblico adeguato. D’altra parte, ho avviato una interlocuzione con la Fondazione Carispaq per l’acquisto di un pulmino di almeno 20 posti: se non mi aiuta la Municipalità, devo inventarmi altre strade”.

A L’Aquila, ha dunque aggiunto Serenella Ottaviano, “l’istruzione, il mondo della scuola, ha rappresentato un presidio sociale che ha evitato la morte della città pur costretto a lavorare in condizioni difficilissime; non siamo abituati a lamentarci, ma i licei annessi al Cotugno hanno avuto la linea dati e telefonica nel musp soltanto a fine maggio. Se il personale docente avesse deciso di lasciare i dispositivi privati a casa, il Cotugno sarebbe stato completamente isolato. Io stessa ho avuto un ufficio soltanto in febbraio. Eppure, il Liceo Classico pur non avendo una sede, pur non avendo avuto a lungo telefono e linea dati, pur con le fogne che si intasano, è il miglior Liceo Classico d’Abruzzo e voglio rivendicarlo per sottolineare la straordinaria professionalità degli operatori e del personale docente. La nostra comunità ha lavorato il triplo rispetto al passato. Mi si chiede, che cosa fa la preside Ottaviano? Innanzitutto, mantiene coesa una comunità frammentata, che non è poco; una comunità che si è mostrata assolutamente ricettiva, che ha accolto la sfida: mai siamo arrivati così stanchi alla fine dell’anno scolastico, neanche l’anno del terremoto”.

La battaglia continua, dunque. E sia chiaro: “diffidiamo da quanti, in questi giorni, pensano di risolvere il ‘caso’ Convitto con interventi spot e non organici. Questa città sa bene quanto le regalie e le vetrine propagandistiche del politico di turno possano nuocere. Quello di cui hanno bisogno la città e la provincia devono averlo per diritto e non per favore”, hanno ribadito la Flp Cgil e le associazioni del coordinamento.

A dire che, stavolta, non ci si accontenterà di una eventuale proroga fatta passare per una concessione.

 

Ultima modifica il Domenica, 07 Luglio 2019 18:12

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