Non sono buone notizie quelle che arrivano dai risultati delle prova di ammissione ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, e in Odontoiatria e Protesi Dentaria. Le prove, sostenute da 63mila studenti in tutta Italia, si sono tenute l'8 aprile ed i punteggi, pubblicati in una graduatoria sul sito del Ministero, sono i più bassi mai ottenuti.
Il distacco è maggiormente visibile nelle posizioni più basse in graduatoria. Il punteggio dell'ultimo candidato rientrato in graduatoria è, infatti, di quasi 10 punti sotto quello dell'anno scorso mentre tra il primo candidato di quest'anno, (un ragazzo di Torino, che ha raggiunto un punteggio di 80.50 punti su 90) e quello dell'anno scorso (arrivato a 80.90), lo scarto è minimo. Dal secondo candidato in poi la differenza si fa sentire sempre di più: 78,60 nel 2014 e 79,80 nel 2013.
Qualche candidato potrà tirare comunque un sospiro di sollievo, dal momento che il punteggio per essere accolti ai corsi di laurea si è abbassato di oltre 7 punti e, grazie al calo di iscrizioni, la possibilità di essere ammessi è aumentata del 19%. Fattore che però non ha risparmiato il numero dei test risultati insufficienti: a non raggiungere il punteggio minimo di 20 punti è stato il 42% dei partecipanti ovvero 26.136, oltre 5mila in più rispetto ai 20.783 dell'anno passato, il 28%. Inoltre, quest'anno i migliori mille candidati hanno ottenuto un punteggio medio di 54.30, contro il 62.58 dello scorso anno, con una flessione del 13%. Maggiori dettagli sulla graduatoria saranno resi noti il 12 maggio prossimo e le assegnazioni il 20 maggio.
Gli atenei che hanno registrato i risultati migliori sono stati Padova, Bologna e Milano statale con rispettivamente 15, 11 e 10 studenti tra i primi cento in graduatoria. E' andata decisamente peggio all'ateneo aquilano che, insieme alle università di Verona, Vercelli, Catania e Udine, sta ai piedi della classifica con solo uno studente tra i primi 100.
Ma a cosa è dovuto questo calo di performance riscontrato in tutta Italia? In molti studenti confermano, e lamentano domande più difficili: ad aver messo in crisi i ragazzi sono stati alcuni quesiti di cultura generale (come quelle su Noam Chowsky, sulla Costituzione, sul Secolo breve di Eric J. Hobsbawn e sul chimico Mario Capecchi) e di logica, per i quali il minuto e quaranta secondi a domanda non erano forse sufficienti.
Secondo Unione degli Universitari (Udu) e Rete Studenti la preparazione dei ragazzi ha senz'altro risentito dell'anticipo dei test ad aprile. Motivo scatenante dei sit-in che ci sono stati ieri sotto molti ospedali italiani per protestare contro i test a numero chiuso.
"Alla mobilitazione, - riferiscono da Rete studenti e Udu, - hanno partecipato cittadini, genitori, medici e studenti; il numero chiuso dunque non danneggia solamente gli studenti ma la società tutta".
Ad inasprire le ragione della protesta è stata poi la nebulosa questione che riguarda Bari. Nel capoluogo pugliese il giorno della prova è stato infatti scoperto un pacco manomesso da cui mancava una busta contenente le domande del test. Dopo alcuni ricorsi al Tar e proteste da parte degli studenti, il test non è stato annullato e, ad oggi, la busta mancante non è stato ancora ritrovata. Dalla graduatoria si può evincere, grazie al codice identificativo dell'ateneo, che quello barese vanta ben sei candidati tra i primi cento. Forse si tratta solo di una coincidenza ma che eventualmente andrà ad aggiungersi a tutte le irregolarità cui, almeno gli studenti, non vogliono abituarsi.
"Siamo davanti agli ospedali di tutta Italia per dire #stopaltest - ha dichiarato il coordinatore Udu Gianluca Scuccimarra -, per chiedere a gran voce che l'attuale sistema d'accesso venga superato, che il diritto allo studio sia garantito, che le nostre università siano aperte a tutti: questo è possibile investendo, non di certo tagliando; partendo da un confronto diretto con gli studenti ricercando la soluzione, non di certo fingendosi ciechi di fronte ai problemi e alle ingiustizie".