di Letizia Ciuffini - Ha intrigato col suo fare coinvolgente gli studenti del Dipartimento di scienze umane (Dsu) di L'Aquila, l'attore siciliano Vincenzo Pirrotta, ospite di una lezione del professore di letterature comparate Massimo Fusillo.
Stamane gli studenti, che già avevano partecipato alla libera rivisitazione dell'Otello di Shakespeare al Teatro Quirino di Roma lo scorso giovedì, sono stati i protagonisti di una "lezione interattiva" che ha avuto come protagonista uno degli attori principali della rappresentazione, diretta ed interpretata da Luigi Lo Cascio, che sarà in scena fino al 29 Marzo.
Pirrotta nel 2005 ha ricevuto il premio della critica come miglior autore, attore e regista emergente assegnatogli dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro con questa motivazione: “Attore di dirompente fisicità e di non comune forza interpretativa, unisce nei suoi spettacoli, dove convivono tradizione e modernità, le radici culturali della sua terra, la Sicilia, alla sperimentazione. Il suo impegno vocale, giocato sui più diversi registri espressivi, è costante e intenso e la sua presenza scenica suscita partecipe emozione…”.
L'interprete di Otello, ha portato nell'aula 1G del Dsu quella carica emotiva che lo caratterizza anche, soprattutto, sul palco. Il programma di letterature comparate di quest'anno, dedicato al tema dell'identificazione con il male, ha trovato molte affinità con l'Otello messo in scena a Roma. "La violenza, declinata nella maniera giusta, ha un ruolo decisivo nella rappresentazione dei personaggi maligni - ha spiegato Pirrotta - un male che ci affascina e ci trascina perché rivela quello che c'è dentro ognuno di noi". Nella figura di Pirrotta l'empatia maligna viene interpretata in maniera fisica, corporea, intrisa di sudore.
Una lezione che non ha risparmiato delucidazioni riguardo la parte, appunto, più "tecnica" dell'atto teatrale. "La voce compie un viaggio" spiega Pirrotta, dopo una dimostrazione pratica di come il teatro sia, anche, un conoscere bene il proprio corpo, come quando durante l'Otello compie un monologo in ginocchio ruotando vorticosamente il capo e scatenando un fragoroso applauso del pubblico stupefatto.
La rappresentazione, recitata quasi integralmente in dialetto siciliano, ha scaturito diverse domande in relazione alla forza e l'importanza del dialetto. "L'identità non si può definire, muta di continuo ed è questo che la rende unica e preziosa", racconta Pirrotta, "il dialetto non può essere insegnato nelle scuole, è fatto di strada e di sangue".
Accenna anche al suo primo racconto, "Guasta semenza" una "favola gotica nel paesaggio metafisico di una Sicilia/Mondo inquietante e misteriosa". Promettendo una visita a L'Aquila dell'amico e collega Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta saluta gli studenti aquilani. Esce di scena, ancora una volta, accompagnato da un generoso e meritato battito di mani.