di Cristiano Pitari - Si sono conclusi, in questi giorni, i test d'ingresso per le facoltà di Medicina e Odontoiatria. Sono 60mila i ragazzi che hanno tentato, quest'anno, l'inizio di una carriera da medico o da odontoiatra.
Il ministero dell'Istruzione ha messo a disposizione 9.530 posti per Medicina e 792 per Odontoiatria. Conti alla mano, solo uno studente su sei potrà continuare a coltivare il proprio sogno di diventare medico. Chi non riuscirà a entrare tenterà dei "piani B": andare all'estero (Albania, Romania o Spagna), puntare su un'altra professione sanitaria (dove i test sono più accessibili) oppure continuare il proprio percorso di studi in un'altra facoltà medica per poi ritentare l'anno successivo.
In Abruzzo, come in tutto il territorio nazionale, molti ragazzi stanno incontrando enormi ostacoli nel tentativo di superare il test. Ad esempio, dice chi ha sostenuto la prova, la durata del test sarebbe troppo breve in relazione alla difficoltà: solo 100 minuti. Inoltre, sempre a detta degli studenti, il test sarebbe anche più complesso rispetto allo scorso anno, in particolar modo per quanto riguarda la sezione di chimica. Per molti studenti, dunque, sarà dura vedere realizzato il sogno di indossare il camice bianco.
Come ogni anno, per sostenere il test all'Università "G. D'Annunzio" a Pescara e all'Università degli Studi dell'Aquila sono arrivati giovani da tutta Italia, in particolar modo dal sud.
Nel resto d'Italia non si interrompono le proteste contro il "numero chiuso". Le facoltà che necessitano di un test per entrare sono infatti in aumento: sono passate dal 39% al 43,5% del totale con una crescita di quasi il 5%. Quasi la metà dei corsi di laurea di tutta Italia sono ad accesso programmato, ma nel frattempo le Università perdono migliaia di iscritti ogni anno.
In pratica, con l'aumento dei corsi a numero chiuso si riduce la possibilità per gli studenti di accedere al corso di laurea che desiderano. Il rischio è che sempre più giovani abbandonino il loro percorso di studi. Gli obiettivi europei per l'aumento del numero di giovani laureati è fino al 40%, l'Italia, invece, è ferma al 20%.