Martedì, 16 Febbraio 2016 16:29

Un Sanremo arcobaleno da record: appelli a vuoto e nomi nuovi

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Velato patriottismo e crescente tradizione here we are again!!

Il 66mo Festival della canzone italiana è giunto al termine e con immenso disappunto, incredulità e amarezza il mio appello alla presenza di flora sul palco dell’Ariston non è stato neanche lontanamente preso in considerazione, e non solo. Nel caso fosse possibile realizzare bouquet di fiori bruttarelli, quest’anno siamo riusciti anche in questo!

Fatta questa doverosa premessa grossi applausi al conduttore Carlo Conti che di nuovo riesce a svecchiare la kermesse con garbo e rispetto per l’istituzione e che, di nuovo, conferma un sempre azzeccato Salvatore Ferragamo per gli outfit (leggi articolo Sanremo 2015): quindi, il premio eleganza quest’anno non lo diamo a lui!

Non voglio parlare di Gabriel Garko perché, poverino, se sei nato fotomodello e qualcuno di troppo ha creduto che potessi fare di più facendoti convinto pure a te non è che tutta l’Italia ti può dare addosso dopo 20 anni che ti si conosce. Certo, se poi in conferenza stampa dichiari che i tuoi abiti – sartoria romana Battistoni – saranno un omaggio rivisitato ai grandi attori del passato, noi possiamo farci una ragione di ciò che guardiamo ma tu non puoi avere sempre la stessa espressione, dai su… Piuttosto anonima Virginia Raffaele quando interpreta se stessa nell’ultima serata, vestita dal giovane Marco De Vincenzo, superba nelle altre serate nelle quali non erano i suoi abiti a renderla protagonista della scena.

Veniamo al nocciolo del quartetto: Madalina Ghenea. Tanta roba. Ma così tanta che penso che le mie idee contrastanti sui suoi abiti siano proprio dovute a questo. Si parte malissimo con lo zebrato pubblicità Gocciole Pavesi per terminare la serata in maniera magistrale con un abito nude luminoso e morbido, tutto Alberta Ferretti. Due piume di qua e due strass di là, questa signorina si sarebbe anche potuta salvare se non fosse che poi si è incaponita con lo stilista libanese Zuhair Murad, colpevole di creare favolosi e preziosi abiti con audaci trasparenze che indossati da una dea del genere vanno bene una volta, due ma anche tre: alla quarta, il volo pindarico fino alle gloriose notti del Bagaglino anni ’90 lo fai in un attimo! Ma sapete cos’è questa? Invidia. Perché dopo il vestito rosso della seconda serata, sempre Murad, in tutte noi si è insinuato il tarlo del dubbio che forse è inutile anche provare ad andare oltre un pigiama di pile con gli orsacchiotti. Dunque, tutti hanno ricoperto alla perfezione il loro ruolo.

E gli artisti in gara? Sempre lei, Arisa, ha capito che se non ce la puoi fare il meglio per te è il “purché se ne parli”, in barba a tutti quelli che pensano che sia scema! La giovane Francesca Michielin deve essersi consultata con Arisa prima della competizione circa il concetto di moda e di come puoi giocarci a tuo favore a Sanremo – cosa tra l’altro molto plausibile dato che le due si conoscono dai tempi della quinta edizione di X-Factor nella quale Arisa era giudice e che la Michielin vinse – perché nelle mani del marchio An Jour le Jour, sulla sventurata si è abbattuto lo scempio di avanguardie stilistiche come i calzettoni sotto i sandali e cropped pants (larghi e tagliati alla caviglia) su un fisico non adatto e per di più goffo. Si riprende l’ultima sera stile Ufo Robot raffinato.

Bella sorpresa invece Noemi che ha capito che il riciclone di tutto ciò che si ha nell’armadio (grucce incluse, leggi articolo Sanremo 2014) non funziona e si è affidata alle mani di Bianca Maria Gervasio per degli abiti grintosi, giovani ma perfettamente consoni al luogo nel quale sono stati indossati. Ho il sospetto che Dolcenera ci tenesse tanto a fare bella figura: ne è la prova l’ingresso svolazzante ed entusiasta della serata delle cover che non si è filato nessuno dei due presentatori sul palco, però tutto questo entusiasmo per un pezzo di stoffa color panna con in bella vista un corpetto intimo bianco non so, fate voi…

Battesimo melanzana nefasto per Deborah Iurato che altro non ha potuto fare che ripiegare sul banale tailleur da primo colloquio di lavoro (generalmente riciclato dalla Laurea) così da concentrarci tutti sulle virtù canore. Camminano sul filo della normalità le altre donne ma soprattutto gli uomini che si declinano al genere che rappresentano, Burberry e Pignatelli per i tranquilli Lorenzo Fragola e Valerio Scanu, i non convenzionali Elio e Le storie Tese abbigliati da Etro, jeans e giubbotto di pelle per Enrico Ruggeri, streetwear d’uopo per i rapper Clementino e Rocco Hunt.

Nel complesso pochissimi marchi altisonanti e tanti emergenti o riservati ad un pubblico di nicchia. E il premio eleganza quindi? A tutti coloro che con maggiore o minore inventiva hanno impreziosito i loro look con il richiamo arcobaleno all’interno di una cornice collocata, suo malgrado, in uno spazio stantio della nostra società così bisognoso di evolversi.

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