"In questa città, per anni, alcuni imprenditori sono stati più imprenditori degli altri. Hanno voluto e potuto fare il bello e cattivo tempo, piegando ai loro interessi (che sarebbero leciti, se portati avanti nel rispetto delle regole) anche e soprattutto gli interessi generali fissati dalle norme e dal buon senso e sfuggendo a tutte le regole. Come e perchè è potuto avvenire?".
A chiederselo, qualche giorno fa, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. Che è intervenuto così, su Facebook, in merito alla decisione di porre sotto sequestro preventivo le sbarre che l'imprenditore Berardino Del Tosto aveva istallato per regolare l'accesso al parcheggio del palazzo di via Vicentini. Un parcheggio, come abbiamo raccontato nelle nostre inchieste sulle convenzioni mancate, di proprietà del Comune. Che l'imprenditore ha affittato alle attività commerciali che insistono sul piazzale e alla stessa amministrazione pubblica. Nel palazzo tra via Vicentini e via Roma, infatti, il Comune ha in locazione alcuni uffici, senza regolare contratto tra l'altro, con i relativi stalli di pertinenza. Proprio quelli oggetto delle convenzioni firmate nei primi anni '80 e mai rispettate.
Come e perché è potuto avvenire, si domanda il primo cittadino. "Per complicità politiche e dei funzionari, per tacito buon vivere, o per paura che ci si ritrovasse adddosso qualche organo di informazione, che ti scatenava e scatena una campagna personale, quella che io definisco la piccola e sguaiata mafiosità aquilana, o per motivi elettorali, visto che a volte costoro godono di un discreto numero di preferenze", la risposta. "Le brutture urbanistiche, le mani sulla città degli anni '60-'70, l'aggressione alle mura, il piano recettività del 2000 della giunta Tempesta, il mancato rispetto delle convenzioni, il verde pubblico sul quale si costruisce un bar o altri alloggi, il verde pubblico messo sul terrazzo di un palazzo, il gioco del ricorso al TAR che il comune perdeva sempre, strani documenti che escono all'improvviso con un timbro 'visto arrivare' ma senza una firma e mai protocollato. Fenomeno italiano, molto meridionale, ma anche molto aquilano".
Non c'è dubbio che il sindaco Cialente abbia ragione. E non si può che accogliere con favore la promessa che ha affidato al social network, oramai strumento di contatto diretto con la città: "Posto che il Comune vuole proteggere e difendere il lavoro di tutti gli imprenditori, è giunto il momento di ristabilire le regole, attuare le convenzioni, e colpire gli abusi, soprattutto quelli di chi, potendo contare su complicità varie, era abituato a mettere gli uffici dinanzi al fatto compiuto. E' una scelta ben precisa di questa amministrazione. Che passa anche per una riorganizzazione degli uffici, poichè non è possibile che le pratiche giacciano per anni nei cassetti, per poi magari avere strane accellerazioni o viceversa restare sempre al palo. L'assessore e d il dirigente, che stanno recuperando tante pratiche ritrovate nascoste in alcuni armadi, stanno lavorando, devo dire con intensità, anche su questo aspetto".
Promessa mantenuta. Nel pomeriggio di mercoledi, il primo cittadino ha avuto una riunione con tutti i dirigenti comunali, con il presidente della Commissione territorio Enrico Perilli da tempo impegnato a chiarire alcune delle vicende più spinose, il funzionario Francesco Marsi e l'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano. "Si è deciso di controllare tutte le convenzioni, di verificare tutti i titoli edilizi: in caso di irregolarità, si procederà alla chiusura degli esercizi commerciali. Il funzionario Marsi ha presentato una relazione al Sindaco e all'avvocatura con una quarantina di accordi mancati. L'intenzione è andare fino in fondo", spiega a NewsTown il consigliere Enrico Perilli. "Si è iniziato con il gazebo esterno del locale 'E-cibus', posto sotto sequestro giudiziario preventivo, che insiste proprio nel parcheggio di Del Tosto: "Tra condoni e presunti condoni, l'imprenditore dice di avere dei documenti che non risultano, però, agli uffici del Comune", continua Perilli.
"Per costruire il gazebo in legno si è proceduto ad una Scia, una segnalazione certificata di inizio attività, che doveva essere però conforme alla destinazione d'uso urbanistica. L'imprenditore ha comunicato una destinazione d'uso dell'area in oggetto per attività commerciale, al Comune risulta invece un parcheggio. Nessuno si è preoccupato di verificare. E' questa la vischiosità di alcuni iter che il sindaco Cialente, giustamente, ha iniziato a denunciare. A cosa è dovuta l'inerzia degli uffici preposti? In quali cassetti si bloccano le pratiche? Sarà necessario chiarirlo, anche per procedere ad una riorganizzazione degli uffici".
"Il gazebo dovrà essere demolito", incalza Perilli, "c'è già una ordinanza. Tra l'altro, c'è un'inchiesta della Procura sui due palazzi dell'imprenditore Del Tosto, a destra e sinistra di via Vicentini. Il Comune, nei prossimi giorni, dovrà fornire una dettagliata relazione".
Per quel che riguarda le altre convenzioni mancate, il consigliere della Federazione della sinistra conferma che il mandato dell'amministrazione è chiaro: nel caso di mancato rispetto degli accordi urbanistici contrattati, si procederà immediatamente alla riscossione delle polizze fidejussorie accese a garanzia del rispetto delle convenzioni. "Nella giornata di ieri, il Comune ha contattato l'assicurazione del costruttore Palmerini per chiedere il pagamento immediato di 500mila euro, a copertura delle opere contrattate al momento dell'autorizzazione a costruire il palazzo di San Francesco e mai realizzate. Si è deciso di cambiare strategia: non si scriverà più al costruttore chiedendo il rispetto delle convenzioni, si procederà direttamente con atti giudiziari".
Finalmente, l'amministrazione comunale sembra decisa a fare sul serio. "Lavoro complicatissimo", scrive il Sindaco su Facebook, "perché ricostruire certe vicende ha dell'allucinante. Qundo sarà possibile, cercherò di pubblicare certi atti. Per capire cosa è stata L'Aquila in certi anni. Alcuni imprenditori hanno accettato le nuove regole, si stanno rendendo disponibili almeno a dare alla Città ed i cittadini ciò che devono, secondo convenzioni firmate anche trenta anni fa. Altri non ci stanno. Pensano ancora di poter dettare regole, imporre scelte, giocare con atti di forza, giocare una strana carambola tra ricorsi e sospensive, DIA e SCIA e così di seguito. Forse perché pensano di poter ricattare qualcuno negli uffici, di godere ancora di qualche complicità, che peraltro, pur volendo escludere a priori, stiamo indagando? Questi signori devono capire che adesso è finita. L'Aquila è città che ha scelto di essere civile. Certi tempi sono finiti, per sempre".
La speranza è che sia davvero così. Restano alcune domande, ad oggi inevase. Per capire davvero che tipo di rapporti abbiano stretto politici e dirigenti con i costruttori della città. Per capire cosa è stata L'Aquila in certi anni, parafrasando le parole di Cialente. Come mai, ad esempio, si è deciso solo ora di intervenire? Se è vero, come scrive il primo cittadino nel suo post, che già nel 2008 si era iniziato a rimettere ordine agli incaramenti, come mai dopo il terremoto il Comune ha affittato i suoi uffici proprio nei palazzi degli imprenditori inadempienti? A palazzo Palmerini, a palazzo Rotilio per la cui gestione, tra l'altro, proprio nei giorni scorsi il Comune ha stanziato altri 80mila euro che si aggiugono ai 100mila già in bilancio per trasformare alcuni garage in uffici, a palazzo Del Tosto. Possibile che non si siano trovati altri spazi? E se così fosse, possibile che nessuno si sia accorto, ad esempio, che l'imprenditore Del Tosto aveva risposto ad un bando proponendo, come parcheggi di pertinenza degli uffici, stalli che erano di proprietà del Comune?
E ancora, vista la battaglia intrapresa dal Comune contro gli imprenditori inadempienti, perché l'amministrazione non si assume la responsabilità di portar via gli uffici dai palazzi costruiti senza rispettare le convenzioni? Potrebbe essere un segnale importante agli occhi della città. A palazzo Del Tosto, in particolare, non sarebbe neanche così difficile visto che ad oggi non c'è alcun regolare contratto di affitto. Solo una delibera dirigenziale, firmata dall'ingegner Mario Di Gregorio.
Altro segnale importante sarebbe evitare di accettare finanziamenti dai costruttori per le campagne elettorali. Se è vero che certi tempi sono davvero finiti. E se è vero che una "certa mafiosità" è nota da tempo. Guarda caso, tra i finanziatori dell'ultima campagna elettorale del primo cittadino ci sono proprio alcuni degli imprenditori inadempienti. Ed evitare, ancora, di accettare cessioni a titolo gratuito di uffici elettorali da costruttori con cui l'amministrazione è in causa.
Solo allora si potrà parlare davvero di cambiamento. Solo allora L'Aquila avrà scelto di essere civile e certi tempi saranno finiti, per sempre. Sarebbe un gran bel segnale di speranza per la ricostruzine.