Mercoledì, 01 Marzo 2017 04:34

Lo Stato che prende e non dà: la storia del Consorzio Aterno-Sagittario e l'impossibilità di coltivare

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Nell'esteso comprensorio dell'Aterno aquilano sono tanti gli agricoltori che non riescono a sfruttare come potrebbero i campi, a causa di mancate manutenzioni del Consorzio di bonifica di competenza, che peraltro tassa i consorziati senza dar loro attenzioni. E' l'incredibile storia di una sorta di latifondismo post-moderno che vive un intero territorio oggi, nel 2017. Noi questa storia ve la vogliamo raccontare.

Cos'è il Consorzio Aterno-Sagittario. I consorzi di bonifica sono enti che curano l'esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e controllano l'attività dei privati sul territorio di competenza. Le opere riguardano, ad esempio, la sicurezza idraulica (impianti idrovori, canali di bonifica), la gestione delle acque destinate all'irrigazione dei campi (impianti e reti irrigue), la partecipazione ad opere urbanistiche, ma anche la tutela del patrimonio ambientale e, non ultimo, agricolo.

Il Consorzio di bonifica Sagittario-Aterno nasce nel 1996, sulla scia della riorganizzazione dei consorzi in Abruzzo. Unisce i soppressi consorzio dell'Alto e Medio Aterno, del Consorzio del Tirino, Piana di Navelli, Campo Imperatore, del consorzio Canale Corfinio (Valle Peligna) e del consorzio della Valle Subequana. Oggi comprende le tre macrozone della Valle dell'Aterno (L'Aquila e tutti i comuni della valle), della Valle Peligna e del comprensorio Capestrano-Ofena. La superficie consortile è di 155mila ettari, più di un quinto di tutta la provincia dell'Aquila. Sono iscritti al Consorzio circa 20mila soggetti, tra proprietari delle terre e agricoltori che sfruttano le stesse pagando canoni di affitto.

Si tratta di un ente pubblico ma indipendente, la cui governance è rappresentata da un Consiglio dei delegati composto da componenti eletti dall'assemblea dei consorziati e quattro di nomina della Regione Abruzzo. Quest'ultima, inoltre, deve assolvere anche al compito di sorveglianza e controllo dell'attività del consorzio.

terreLa rabbia degli agricoltori. Succede che nel vasto territorio di competenza dell'ente ci siano da anni malumori sulle disparità di trattamento in merito all'innovazione tecnologica ed alla manutenzione sui vari territori. In altre parole, una decina di agricoltori dell'aquilano, sostenuti in sede legale da Francesco Minazzi e Angelica Carnevale, stanno intraprendendo azioni per ribellarsi all'obbligo del contributo consortile. Quest'ultimo, obbligatorio per i consorziati, è stabilito da una vecchia legge del 1933, un regio decreto secondo il quale, però, i terreni per i quali si paga il contributo dovrebbero ricavare "beneficio specifico e diretto". Ma questo non succede. Da qui la rabbia e l'azione legale da parte degli agricoltori dell'aquilano, principalmente piccoli proprietari di terreno sul territorio comunale dei comuni del Medio Aterno, soprattutto nelle località Capitino e Aspretta a San Demetrio ne' Vestini (L'Aquila). La situazione è paradossale, perché non è possibile per legge uscire dal consorzio e quindi si deve pagare per forza. Non ci si può svincolare da uno Stato definibile, a questo punto, neo-latifondista.

Oltre alla governance del consorzio, informata della situazione ormai da tre anni, gli agricoltori si sono rivolti anche all'assessore regionale Dino Pepe (Pd), senza finora ricevere alcun tipo di risposta. Il contributo obbligatorio è a carico dei proprietari, ma certamente poi questi "ricaricano" su chi sfrutta i terreni di fatto, sugli agricoltori, dipende dalla grandezza del terreno, va da 10 a diverse centinaia di euro l'anno.

Le elezioni. La governance del Consorzio di bonifica Aterno-Sagittario è in un periodo "particolare". Le elezioni per il nuovo Consiglio dei delegati (l'insieme dei delegati eletti in ogni area di competenza) erano inizialmente previste nello scorso ottobre. Sono poi state rinviate a dicembre ed infine a domenica prossima, il 5 marzo, a causa di un ricorso al Tar contro uno dei candidati.

L'ente è attualmente in regime di proroga da parte della Regione Abruzzo, che come detto nonostante l'indipendenza dell'ente rappresenta il suo organo di vigilanza e controllo. E' poi indebitato per circa un milione di euro. In questi ultimi mesi il reggente dell'ente è stato il presidente della Deputazione amministrativa, un organo del consorzio assimilabile a una sorta di giunta, cioè con poteri organizzativi ed esecutivi.

Per questo, pur volendo, si sta gestendo il consorzio solo con atti di ordinaria amministrazione perché sarebbe stato impossibile negli ultimi mesi porre in essere atti di straordinaria amministrazione, come la sospensione dei contributi consortili chiesta dal gruppo di agricoltori e proprietari dell'aquilano. Ma i problemi cronici di gestione e manutenzione, come abbiamo raccontato, trovano radici già diversi anni fa.

salmonellosiSalmonellosi, coltivazioni a secco e mancate colture. Il problema, però, non è solo la tassa, quanto il mancato uso ottimale del terreno, i mancati guadagni e il fatto che, ovviamente, l'agricoltura non possa più essere fattore economico per chi ci lavora, o tenta di farlo. 

Bisognerebbe infatti aggiornare le opere con impianti di auto-irrigazione, come quelli che sono stati realizzati dallo stesso Consorzio di bonifica nella Valle Peligna, ma non nella Valle dell'Aterno. Si coltivano infatti solo cereali (grano e orzo), ma si potrebbero e vorrebbero coltivare anche prodotti più remunerativi e con una maggior resa quantitativa con l'acqua, come il mais, i girasoli o persino l'erba medica.

Oltre alla contestata disparità di trattamento tra i due territori, infatti, vengono lamentate anche mai risolte situazioni strutturali. Ci sono infatti problemi con le cosiddette "formelle", cioè le condutture aperte dove dovrebbe passare l'acqua per l'irrigazione dei campi. L'impianto, realizzato qualche decina di anni fa, non è al momento manutenuto e presenta perciò delle forti criticità. Il tutto, infine, è complicato dal divieto di captazione, a causa della nota emergenza salmonellosi scoppiata nell'aquilano nel 2014, e un'ordinanza mai revocata nei comuni di San Demetrio, Villa Sant'Angelo e Sant'Eusanio Forconese vieta ancora oggi la raccolta delle acque.

Da questi fattori nasce la scelta, disperata, di muovere azioni nei confronti dello Stato. L'agricoltura, così, non può essere più fattore di reddito e crescita comunitaria, stretta a morsa tra uno Stato inefficiente ed esoso, e una filiera che costringe i proprietari a rifarsi su chi lavora realmente.

Ultima modifica il Mercoledì, 01 Marzo 2017 09:39

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