Le migliaia di risparmiatori rimaste buggerate dal cosiddetto decreto salva-banche, quello con cui il Governo, lo scorso 22 novembre, ha scongiurato il fallimento di quattro istituti di credito (Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, Carichieti e Popolare Etruria), non potranno intraprendere nessuna class action né altre forme di azioni legali collettive.
A confermarlo, oltre ad associazioni come Federconsumatori, è anche la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, che, insieme ad altri parlamentari e al vice ministro dell'Economia Enrico Morando, è al lavoro per trovare una via d'uscita a una situazione complicatissima, senza precedenti.
Le proporzioni del disastro sono date dai numeri: 150 mila persone coinvolte; un miliardo e 200 mila euro, impegnati in azioni e obbligazioni, evaporati; migliaia di famiglie che rischiano di vedere azzerati i risparmi di una vita.
"E' una vicenda del tutto nuova" afferma la senatrice "E' la prima volta che si fa un'operazione di salvataggio bancario con le nuove normative europee".
La nuova legislazione a cui fa riferimento la Pezzopane è quella voluta di recente dall'Ue, e recepita anche dall'Italia, che prevede che i salvataggi degli istituti di credito siano fatti, d'ora in avanti, coprendo le perdite con i capitali degli azionisti e degli obbligazionisti.
Con il decreto del 22 novembre, il governo ha dunque salvato dal dissesto quattro (piccole) banche scaricando i costi dell'intervento sui loro clienti.
Si parla di perdite medie intorno ai 20 mila euro ma esistono punte in cui gli investimenti andati in fumo ammontano a centinaia se non milioni di euro. E, dato che ogni caso è diverso dagli altri, è esclusa ogni possibilità di class action, visto che la legge italiana prevede che questo tipo di azione legale venga fatta in caso di problematiche omogenee.
Alcuni parlamentari, coadiuvati da un team di avvocati, si sono attivati con il vice ministro Morando per vedere se ci sono i margini di intervento con un emendamento al decreto, che dovrà essere convertito in legge entro la fine di gennaio.
Non sarà facile, tuttavia, contemperare gli interessi dei risparmiatori con quelli delle banche. La partita ha tutta l'aria di essere un gioco a somma zero, in cui a vincere può essere solo una delle due parti.
Secondo la Pezzopane, bisognerebbe esaminare caso per caso anche perché "molti risparmiatori per lo più non avevano alcuna contezza dei rischi che andavano a incontrare".
Nella provincia dell'Aquila, sono circa mille e cinquecento le persone rimaste coinvolte, mille delle quali vivono a Pizzoli. Qui la Banca Etruria, tra cambi di nome e passaggi di proprietà, è presente dal 1957 e non c'è abitante del paese che non abbia un conto corrente o un deposito presso la filiale che affaccia sulla piazza del municipio.
Il sindaco, Gianni Anastasio, ha voluto tenere, sabato scorso, un incontro pubblico a cui hanno partecipato un centinaio di clienti della banca e un avvocato di Federconsumatori, che ha illustrato le possibili vie legali da intraprendere .