Lunedì, 07 Dicembre 2015 21:59

Variante Sud, il nuovo accordo: c'è chi festeggia e chi contesta la scelta

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Lo abbiamo scritto qualche giorno fa: sembrano essere fatti, o quasi, i giochi per la Variante Sud. 

Stiamo parlando del lotto D del progetto di ammodernamento della statale 17, quello che va da S. Gregorio a S. Pio delle Camere e che ancora deve essere finanziato a differenza del lotto C, quello Bazzano-S. Gregorio (la Variante Sud propriamente detta), sul quale, invece, sono già stati stanziati 40 milioni di euro. Soldi che però rischiano di sparire se non si troverà una soluzione per integrare i due lotti in un progetto organico e unitario.

Dagli incontri più o meno ufficiali svoltisi nei giorni scorsi tra Anas, sindaci e portatori di interessi del territorio (con il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci a fare da pontiere), è stato partorito un nuovo accordo su un'ipotesi di tracciato completamente diversa da quella che, a gennaio scorso, era stata approvata dalla Struttura di missione del ministero dei Trasporti.

L'intesa prevede l'"allungamento" del lotto C fino alla cava Ludovici (con la costruzione di una prima rotatoria); il ricongiungimento con la s.s. 17 in prossimità del distributore di benzina Pistilli tramite una bretella che verrebbe realizzata sui terreni tra la s.s. 17 e la Subequana (di proprietà del comune di Barisciano); la realizzazione di un'altra rotatoria per l'accesso ai paesi di Villa Petogna e Picenze e infine il passaggio della strada a nord dell'abitato del comune di Poggio Picenze.

Rispetto alla vecchia ipotesi progettuale, questo nuovo tracciato sarebbe sicuramente meno invasivo ma, prevedendo due rotatorie e un raccordo con la s.s. 17 nei pressi delle frazioni di Picenze e Petogna, vanificherebbe, di fatto, qualunque tentativo di creazione di una superstrada a scorrimento veloce per Pescara, visto che riporterebbe la nuova strada sul tratto di statale compreso tra Poggio Picenze e Barisciano.

Chi festeggia e chi contesta


'Salviamo la Piana': "Una prima vittoria, anche se è solo l'inizio"

"Una prima vittoria l’abbiamo ottenuta, anche se è solo un inizio".

Si legge in un comunicato stampa dell'associazione 'Salviamo la Piana' che lavora per lo sviluppo sostenibile della Piana di Navelli e, più in generale, delle aree montane dell'Abruzzo interno e che si è sempre opposta all'ipotesi progettuale originaria. 

"La sconsiderata ipotesi progettuale emersa dalla riunione in Struttura Tecnica di Missione del Ministero dei Trasporti di realizzare una strada a scorrimento veloce per ricollegare il cavalcavia recentemente realizzato nei pressi di Bazzano, alla S.S.17 che collega L’Aquila a Pescara - si legge nella nota - prevedeva un sovrappasso alto 13 metri e lungo 700, e un chilometro di tunnel per un’opera faraonica dal valore di oltre 80 milioni di euro che dai terreni di Fossa, in località 'Marinaro', sarebbe passata a 50 metri dalla Necropoli di Aveja (testimonianza unica in Abruzzo, della civiltà arcaica dei Vestini Cismontani), sventrando Colle Restoppia (su cui incide un insediamento italico del X sec. A. C., rilevato già nel 2005 dagli studiosi del CNR, vicino al primo storico cippo tratturale), passando per la 'Pretara' (un museo a cielo aperto che mostra un complesso di cave di 'pietra bianca' rinaturalizzate in un paesaggio di boschi, trulli e muri a secco). L’ecomostro avrebbe attraversato con un cavalcavia tutta la zona tra Poggio Picenze e San Demetrio ne’ Vestini in località Mariale, dominata a sud da Colle Separa (dove sorgeva uno dei più importanti insediamenti fortificati dei Vestini Cismontani, il 'Pagus di Separa' X-IV sec.a.C.). La strada a 4 corsie e a scorrimento veloce, con un dislivello del 7%, un viadotto di 700 metri e un tunnel di 1 chilometro, sarebbe uscita poi poco sopra all’altipiano di Forfona (sito archeologico, città romana fino al I sec. d. C., splendido paesaggio di mandorli). Il tutto ripercorrendo il Tratturo Magno proprio sui chilometri più integri dei 5 Regi Tratturi italiani, rovinando per sempre questo straordinario bene comune, oggetto di candidatura a patrimonio immateriale UNESCO dell’umanità con un progetto di rivalorizzazione della Regione Abruzzo e del Gal Gran Sasso Velino in corso".

La strada a scorrimento veloce, sostengono gli attivisti di 'Salviamo la Piana', avrebbe distrutto un bene naturalistico e culturale comune degli abitanti di Fossa, San Demetrio ne’ Vestini, Poggio Picenze, Barisciano e Prata D’Ansidonia, "che qui amano ogni giorno fare sport, correre all’aria aperta, andare a tartufi, andare in mountain bike o a cavallo sulle tracce antichissime che risalgono all’età del ferro fino al tardo medioevo. Con la bozza discussa il 30 Gennaio presso la Struttura tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, solo tra alcuni dei sindaci del territorio e poche parti sociali non rappresentative certo di tutto il comprensorio, ebbene, tutto questo sarebbe andato distrutto. Fortunatamente, le cose sono cambiate. I tavoli partecipativi di ascolto del territorio, avviati dalla Commissione Regionale Territorio, Ambiente, Parchi, Opere pubbliche, Urbanistica e Infrastrutture, hanno rivelato che sono ben altre le posizioni degli abitanti e hanno fatto emergere altre parti sociali portatrici di interesse che non possono essere escluse da una decisione così importante, né possono restare escluse le comunità locali dei paesi interessati dagli interventi. Nei numerosi tavoli partecipativi noi di Salviamo la Piana, del Comitato di Fossa “Salviamo Marinaro”, del Comitato Barisciano Beni Comuni, della pro loco di Prata D’Ansidonia, della Fondazione Sarra, gli amici di Tracturo 3000 e del Tratturo Magno insieme ai sindaci di Barisciano, Poggio Picenze e Fossa e a diversi sindaci dell’Area Omogenea 6, siamo riusciti a mettere in evidenza le gravi criticità di un’opera ciclopica (quindi orba!) come questa, e a scongiurare un disastro ambientale che avrebbe compromesso il futuro del nostro territorio e ogni possibilità di rilancio socio-economico e sviluppo locale sostenibile delle aree montane e rurali dell’aquilano".

Cosa sostengono le comunità dei paesi che sarebbero stati interessati dall'intervento? "In tutti questi tavoli abbiamo ribadito, insieme, sempre:

  • la nostra opposizione a grandi opere dai costi elevatissimi per la comunità con ricadute e impatti altamente negativi sulle risorse ambientali, archeologiche e storico-culturali del nostro territorio;
  • la necessità, proprio per scongiurare questi impatti negativi sulle comunità locali, di abbreviare il più possibile il tracciato di ri-collegamento della variante alla vecchia statale 17, con l’abbattimento dei costi rispetto ad altre irrealizzabili opere faraoniche, e mitigazione degli impatti sociali e ambientali;
  • la necessità di mettere in sicurezza/adeguare/migliorare l'esistente SS17, senza danneggiare ulteriormente le popolazioni dei paesi attraversati, e studiando, insieme al territorio, quali misure compensative debbano essere realizzate per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dei paesi di Fossa, Picenze, Poggio Picenze, Barisciano e di tutti i paesi del comprensorio direttamente e indirettamente interessati dall’intervento".

Finalmente, ora si parla di un’alternativa all’ipotesi di progetto che avrebbe devastato il territorio. Ma la pensano davvero tutti così?

 

I cittadini di Poggio Picenze: "La variante Nord è contro il territorio"

I cittadini di Poggio Picenze non condividono affatto l'intesa emersa nelle ultime settimane, il progetto di variante a Nord del nuovo collegamento veloce tra L’Aquila e Pescara: sono 221 le firme su 700 votanti raccolte a sostegno del progetto alternativo, che passa, invece, a Sud del centro abitato. Il progetto contestato dalle associazioni della Piana di Navelli, appunto. 

La raccolta firme è stata promossa dalle associazioni “Il Castello”, guidata da Antonio Galeota, ex sindaco poggiano, e “Memoria e futuro”, presieduta da Augusto Manilla, consigliere di opposizione della scorsa consiliatura, che parlano in rappresentanza dei cittadini che hanno firmato la petizione.

"La variante Nord di Poggio Picenze è contro il territorio. Nei giorni scorsi, in pochissimo tempo, sono state raccolte 221 firme rappresentanti la maggioranza delle famiglie di Poggio Picenze, in appoggio alla Variante Sud che scorrerebbe immediatamente a valle delle cave di pietra. A Poggio Picenze - scrivono - è stato riscontrato un impatto negativo soprattutto sulla salute dei poggiani che abitano a ridosso della Ss17, a causa delle polveri sottili che verrebbero emesse con il passaggio dei mezzi nel tunnel a Nord. Inoltre - proseguono - è l’unico paese dell’intero tracciato della statale a essere posizionato al di sotto del livello della stessa strada”.

"Il tracciato a Nord intralcerebbe la viabilità locale e la connessione dei centri abitati vicini, viceversa la soluzione a Sud renderebbe l’attuale Ss 17 a completo servizio delle popolazioni - si legge ancora nella nota - La Variante Nord, che prevede una galleria lunga 830 metri, andrebbe a sconvolgere le consistenti falde acquifere di cui Poggio Picenze beneficia: la galleria impatterebbe negativamente sui tanti pozzi artesiani e sulle fontane pubbliche attive ancora al servizio della popolazione. Qualcuno si è chiesto quali conseguenze apporterebbe la totale mancanza di acqua a causa di una possibile interruzione dell’Acquedotto ‘La Ferriera’?".

Quanto ai vantaggi della Variante Sud, per le associazioni "sarebbe realizzata in gran parte su terreni mai coltivati poiché costituiti da roccia e pietre. In più favorirebbe in modo decisivo l’auspicata, anche da parte del sindaco dell’Aquila, realizzazione di un’unica zona industriale: San Demetrio, Poggio Picenze, Fossa, Picenze di Barisciano, Monticchio, Onna, Bazzano". Le associazioni di Poggio Picenze sottolineano anche l'aspetto economico vantaggioso che, a loro parere, avrebbe il progetto originario: "Con ogni probabilità, il costo della Variante Sud sarebbe di molto inferiore all’altra soluzione, e per la minore lunghezza (circa 500 metri partendo e arrivando allo stesso punto), e per la realizzazione di una galleria i cui costi di norma si attestano intorno ai 30 milioni per chilometro, contro quelli di un normale tracciato a raso (strada in superficie) pari a circa 3 milioni a chilometro".

Infine, "l’eventuale realizzazione della Variante Nord comporterebbe maggiori costi a carico dell’Erario, per gli espropri e indennizzi delle attività artigianali, agricole e commerciali che su quel tracciato insistono".

Ultima modifica il Martedì, 08 Dicembre 2015 10:12

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