Bilancio di fine anno anche per le diciannove aree del Progetto Case e dei moduli abitativi provvisori (map) del Comune dell'Aquila, alloggi per gli sfollati post-sisma costruiti dal governo Berlusconi a fine 2009.
Un anno non facile, con la questione caldissima della riscossione di canoni di affitto e costi per le utenze da parte del Comune, che a fatica riesce a gestire un patrimonio tanto ingente quanto oneroso. Secondo Il Centro, alla vigilia di Natale gli sfollati-abitanti del Progetto Case sono 9.313. 2.212 le persone che ad oggi abitano nei map, 231 (201 nelle aree Case e 30 map) sono invece gli alloggi attualmente liberi. I contratti attivi sono 4.880, mentre il Comune ha recuperato poco meno di 1,7 milioni di euro per contributi di autonoma sistemazione - strumento di assistenza alla popolazione definitivamente cessato il 31 marzo scorso - non dovuti e dunque richiesti.
Eloquente, inoltre, il numero di 542 alloggi (più del 10% del totale) sotto sequestro, inagibili o in manutenzione. Eclatanti i casi delle aree di Cese di Preturo, dove nel settembre dello scorso anno crollò un balcone, o dei map di Cansatessa e Arischia, frazione nella quale sono state "ri-sfollate" 50 famiglie. Il tutto per un patrimonio economicamente insostenibile per l'ente comunale, che probabilmente dovrà cercare e trovare risorse straordinarie per la demolizione di parte delle diciannove aree, e dei map.
E' tuttavia ottimista l'assessore per l'assistenza alla popolazione Fabio Pelini (Prc): "Missione compiuta. Siamo riusciti a rispettare il programma di mandato del 2012, che prevedeva una razionalizzazione delle risorse destinate all'assistenza alla popolazione e un progressivo uso alternativo degli alloggi. Ora si apre la seconda fase, che avrà come obiettivo rendere questi agglomerati dotati di servizi e di prospettive per chi li abita, compresi spazi creativi da realizzare in ogni insediamento", dichiara stamane a Il Centro.
Dunque, a più di sei anni dall'inaugurazione delle prime palazzine e a quattro dal passaggio di consegne da struttura commissariale ad amministrazione comunale, viene rilanciato il tema dei servizi di prossimità nelle aree, totalmente assenti in quartieri dormitorio dove si può arrivare, e dal quale ce se ne può andare, solo in auto e solo per dormire o al massimo passeggiare con il cane. Diciannove quartieri per i quali, ad oggi, sono stati fatti tanti proclami, senza nessuna concreta azione politica volta a ridurre i disagi economici e sociali di chi li vive.
Per Pelini la "missione è compiuta", perché si sarebbe riusciti a destinare gli alloggi a un uso alternativo all'assistenza post-sisma, anche se più di 500 famiglie [leggi l'articolo] aspettano da mesi la pubblicazione del bando sull'assegnazione degli alloggi a redditi bassi e fragilità sociali, mentre il Comune apre un altro bando dedicato a nuclei monoparentali e residenti fuori città. E anche se l'Enel, creditore per milioni di euro nei confronti dell'ente comunale, cede il proprio credito a Banca Sistema, con la giunta Cialente [leggi gli articoli] che contribuisce a creare un pasticcio amministrativo dal quale sarà difficile uscire.
Case che, con il passare del tempo e fatta eccezione per le piastre fatiscenti, assumono sempre di più il ruolo di alloggi definitivi, per migliaia di aquilani. Chissà che l'anno nuovo possa portare finalmente qualche servizio di prossimità agli inquilini, ormai rassegnati all'idea di rimanere ancora anni dentro gli alloggi post-sismici. (m. fo.)