Lunedì, 11 Gennaio 2016 12:57

Renzi e il gioco delle 3 carte sulle trivellazioni nel Mare Adriatico

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Nei mari e nelle campagne italiane, si registra un vertiginoso aumento delle ricerche di petrolio. Dalle isole Tremiti a Isola Capo Rizzuto, da Santa Maria di Leuca a Pantelleria, persino al largo di Venezia, sono 90 i permessi di ricerca per la terraferma e 24 per i fondali marini assegnati dal governo. Ci sono da aggiungere, poi, ulteriori 143 concessioni per 'coltivazioni' di idrocarburi già individuati a terra e altri 69 in mare.

E alcune delle concessioni sono state rilasciate il 22 dicembre scorso. E' scritto - nero su bianco - su decreti del Ministero dello Sviluppo economico firmati in tutta fretta dal ministro Federica Guidi, già vice presidente di Confindustria.

Strano davvero si siano assegnati i permessi proprio il 22 dicembre, il giorno prima l'approvazione definitiva della Legge di Stabilità che ha tentato di mettere una pezza per evitare i referendum promossi da 10 regioni italiane avverso il proliferare delle trivellazioni con 6 quesiti che erano stati già ammessi dalla Cassazione il 26 novembre scorso. 

All'articolo 239, la 'finanziaria' ha modificato il decreto legislativo del 2006, il famoso 152 sui reati ambientali. La nuova norma stabilisce "il divieto nelle zone di mare entro le 12 miglia dalla costa", lungo l'intero perimentro nazionale. Ma "proroga fino alla durata della vita utile del giacimento i titoli abilitativi già rilasciati". 

Proprio a seguito del via libera alla nuova normativa, dunque, la Cassazione - il 7 gennaio scorso - è stata costretta ad occuparsi di nuovo della ammissibilità dei quesiti e il presidente Giuseppe Maria Berruti, indicato dal Governo come futuro commissario alla Consob, ha stabilito che soltanto 1 dei 6 quesiti è ora conforme. Sarà la Consulta - a partire da mercoledì prossimo - a dire la parola definitiva.

Sta tutto qui, il gioco delle tre carte del governo Renzi: infatti, l'articolo della Legge di stabilità che ha portato la Cassazione a rivedere i giudizi di ammissibilità entra in vigore il 30 dicembre e non scalfisce, dunque, le autorizzazioni concesse il 22 dicembre, il giorno prima dell'approvazione definitiva alla Camera. Per quelle licenze, ormai, non vale alcun divieto perché precedono le modifiche introdotte dal Governo. Quindi, ricadranno nella clausola del possibile sfruttamento del giacimento fin quando sarà attivo. Semplice, no?

 

Il tentativo di neutralizzare il referendum

Così, il governo Renzi ha tentato di neutralizzare i possibili effetti del referendum. Ci è riuscito solo in parte, però. Infatti, uno dei sei quesiti è stato considerato ammissibile. Ma l'ultima parola spetta alla Consulta. Si tratta del quesito sul divieto delle attività petrolifere in mare entro le 12 miglia. Il Parlamento ha accettato di modificare la norma del codice dell'ambiente, che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, prevedendo, però, che i permessi e le concessioni già rilasciati non avessero più scadenza e senza chiarire che i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi e non solo sospesi. La Cassazione, però, ha ammesso che la modifica del Parlamento non soddisfa la richiesta referendaria, in quanto non corrisponde alle reali intenzioni dei promotori del referendum.

È il quesito che potrebbe salvare l'Abruzzo dalle trivellazioni di 'Ombrina mare', la cui concessione è stata sospesa per 12 mesi. Intanto, però, la Rockhopper Italia, titolare del permesso di ricerca nell’area di mare di 271.25 km quadrati al largo della costa abruzzese, ha presentato il 30 dicembre scorso un ricorso al Tar del Lazio avverso il Ministero dello Sviluppo economico per non aver ancora rilasciato la concessione di coltivazione del giacimento.

Tre quesiti, in effetti, sono stati già soddisfatti con le modifiche introdotte dalla legge di stabilità. Il Parlamento ha accettato di modificare le norme sulla strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere. Un successo innegabile, per gli attivisti, se è vero che la dichiarazione di strategicità delle opere avrebbe comportato il dimezzamento dei termini processuali nei ricorsi e una disciplina poco garantista per gli enti territoriali circa la loro partecipazione ai lavori della conferenza di servizi. E' stata cancellata, inoltre, la previsione del "vincolo preordinato all'esproprio" già a partire dalla fase della ricerca degli idrocarburi: con ciò il diritto di proprietà del privato è salvo. Il Parlamento ha inoltre accettato di cancellare quelle norme che consentivano al Governo di sostituirsi alle Regioni in caso di mancato accordo sui progetti petroliferi e sulle infrastrutture necessarie alla realizzazione di tali progetti: oggi non è più possibile arrivare ad una decisione sui progetti petroliferi se non aprendo una trattativa con le Regioni.

Restano insoddisfatti due quesiti e, rispetto ad essi, c'è ancora spazio per promuovere un ricorso davanti alla Corte costituzionale: si tratta del quesito relativo alla durata dei permessi e delle concessioni e del quesito sul "piano delle aree".

 

Le reazioni politiche

Intanto, nel merito delle autorizzazioni rilasciate a Natale dal Governo Renzi, è intervenuto il governatore pugliese Michele Emiliano che ha lanciato un appello al Premier, su Twitter. "Faccio appello a @matteorenzi perchè revochi tutte le autorizzazioni per trivellare nostro mare per lealtà costituzionale verso le Regioni".

In una nota, Emiliano aveva già manifestato l'intento di non arrendersi dinanzi alla bocciatura dei quesiti referendari: "Le Regioni proponenti i referendum non devono fare passi indietro. Dovranno elevare subito conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato davanti alla Corte Costituzionale per alcune norme dell'emendamento natalizio che hanno scippato al popolo italiano la possibilità di esprimersi in sede referendaria sul punto di restituire o meno alla Conferenza delle Regioni il potere di decidere se e dove sia possibile trivellare a fini di ricerca petrolifera".

Di fronte al decreto del Mise che autorizza le ricerche petrolifere al largo delle Isole Tremiti secondo Emiliano "si dovrà inoltre iniziare subito la campagna referendaria valutando tutte le altre iniziative necessarie alla tutela del nostro mare. Trivellare il nostro mare è una vergogna e una follia. Trivellare al largo delle Tremiti o di Pantelleria, o nel Golfo di Taranto, poi, griderebbe vendetta se la notizia di oggi fosse confermata dal governo. Non può essere che la volontà di ben dieci Regioni di tutelare il loro mare sia sbeffeggiata".

Pronto anche l'intervento della senatrice abruzzese Stefania Pezzopane. "Da parlamentare impegnata su questo fronte, mi associo all'appello del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Il governo intervenga e revochi subito le licenze per le trivellazioni rilasciate il 22 dicembre, un giorno prima dell'approvazione della legge di stabilità che contiene la norma alla quale tutti noi abbiamo lavorato: lo stop entro le 12 miglia". E' una questione di serietà, ha proseguito Pezzopane. "Da un lato, infatti, la legge di stabilità ha fermato le trivellazioni, vanificando i referendum indetti da ben 10 regioni, dall'altro il decreto del ministero dello sviluppo economico ha fatto uno sgambetto sia alla manovra finanziaria che alle consultazioni popolari. Non è accettabile, sarebbe una beffa. Da senatrice eletta in Abruzzo sono schierata da sempre contro il progetto di trivellazione Ombrina Mare, ho anche sostenuto il referendum. Credo che su una questione così delicata come la tutela dell'ambiente si debba rispettare il volere dei cittadini. In più, autorizzare nuove trivellazioni con l'attuale prezzo del greggio e in vista dei nuovi impegni per il clima sanciti alla Cop21 di Parigi è un suicidio gratuito per il nostro Paese".

 

No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise: "E' necessaria una moratoria immediata"

"Tutto l'Adriatico nelle mani esclusive dei petrolieri. Il permesso di ricerca rilasciato davanti alle Tremiti e a Termoli alla Petroceltic è solo un assaggio amaro e tra poco sarà un vero e proprio far west con un quadro devastante che si aggiunge alle decine di titoli minerari già rilasciati. E' necessaria una moratoria immediata, si tratta di settimane", dichiarano il Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise.

I tre movimenti hanno prodotto un quadro riassuntivo aggiornato a ieri delle richieste dei petrolieri per tutto l'Adriatico, dal Veneto alla Puglia. I dati sono tratti dal sito dell'UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/). Sono state considerate le istanze di Permesso di Ricerca, Permesso di Prospezione e Concessione di Coltivazione in tutto o in parte ricadenti oltre le 12 miglia, in quanto con la legge di stabilità entro le 12 miglia non sarà più possibile rilasciare altri titoli minerari. Per ogni istanza si riporta il codice, la società richiedente, l'estensione e brevemente lo stadio dell'iter amministrativo. Tutto ciò si aggiunge ai titoli già vigenti.

"In tutto ci sono ben 23 istanze dei petrolieri che interessano praticamente tutto l'Adriatico, con milioni di ettari richiesti. Di queste ben 13 istanze di Permesso di Ricerca sono in dirittura d'arrivo, perché per 9 il Decreto finale del Ministero dello Sviluppo Economico è atteso a momenti e per altre 4 sta per essere emanato il Decreto di Compatibilità Ambientale da parte dei Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali dopo il parere positivo della Commissione VIA nazionale dello scorso 15 maggio 2015. Pochi mesi e anche queste istanze saranno quindi definite. Più lungo l'iter che attende le altre 10, di cui sette istanze di permesso di Ricerca e tre di Concessione di Coltivazione".

Tra i decreti del MISE attesi quelli delle istanze di prospezione della Spectrum Geo (di 1,45 e 1,63 milioni di ettari rispettivamente) e della Petroleum Geoservice Asia Pacific (di 1,4 milioni di ettari) che riguardano aree immense dell'Adriatico e i 5 richiesti richiesti dalla Northern Petroleum di fronte alla Puglia tra Bari e Brindisi. "Invece, la società Global Petroleum Limited a breve otterrà i decreti di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell'Ambiente edei Beni Culturali, a cui seguirà quello definitivo del MISE, per quattro istanze contigue tra Barletta e Brindisi. Di fronte alle Marche è invece la Apennine Energy ad attendere a momenti il rilascio del Decreto finale del MISE per un'area di fronte alla provincia di Fermo, anche se ora dovrà essere riperimetrata in quanto parzialmente ricadente nelle 12 miglia".

Davanti alle coste marchigiane ed abruzzesi sono ben 4 i permessi richiesti dalla società ENEL Longanesi Developments, tra Ancona, S. Benedetto del Tronto e Pescara. "Ognuno di questi sfiora i 75.000 ettari. In questo caso però, come per una richiesta dell'ENI di fronte a Rimini, l'iter è stato avviato più recentemente e deve ancora essere attivata la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Sempre di fronte a Rimini vi è una istanza di Permesso di Ricerca ampia 43.000 ettari della Adriatic Oil mentre di fronte al delta del Po vi sono due istanze di Concessione di Coltivazione, una molto vecchia dell'AGIP che risulta avere il procedimento amministrativo aperto dal 1998 (sic!) e una molto più recente, del 2015, avanzata dalla società Po Valley Operations PTY. Infine, ci sono istanze dall'iter più travagliato, come l'istanza di Concessione di Coltivazione dell'ENI di fronte alla costa chietina e un'ulteriore istanza della Petroceltic al largo delle Tremiti che fu fermata da un ricorso al TAR degli Enti locali nel 2011.

Per Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise è urgente un'immediata moratoria sul rilascio di nuovi titoli minerari nell'intero Adriatico altrimenti ogni altra azione rischia di arrivare con i buoi usciti dalla stalla. "Un'azione coordinata a livello comunitario tra enti locali, associazioni e movimenti può essere risolutiva per un blocco in quanto quello che stanno facendo Ministero dell'Ambiente e Ministero dello Sviluppo Economico appare contrario alle normative ambientali europee. Un richiamo da Bruxelles sulla mancanza di una Valutazione Ambientale Strategica e, cioè, di una pianificazione fatta coinvolgendo gli enti e i cittadini, come prevede la Direttiva 42/2001/CE e sull'assenza, per i singoli progetti, di una Valutazione di Impatto Ambientale transfrontaliera e cumulativa, come prevede la Direttiva 337/85 (ora 52/2014). In questo senso l'inadempienza del Governo italiano appare ancora più colpevole dopo la scelta di eliminare nella legge di Stabilità l'unico aspetto positivo introdotto dallo Sblocca Italia, il Piano delle Aree".

 

Il ministro Federica Guidi: "Polverone pretestuoso e strumentale"

"Un polverone pretestuoso e strumentale: non c'è nessuna trivellazione".

Il ministro commenta così le polemiche sui permessi di ricerca offshore nell'Adriatico: non si prevede alcun tipo di perforazione e quei permessi riguardano una zona di mare ben oltre le 12 miglia dalla costa e anche dalle isole Tremiti. "Il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic - spiega il ministro - riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale".

Guidi si dice infine "attonita" per alcune recenti dichiarazioni di esponenti politici: "La legge di stabilità, venendo incontro alle richieste referendarie, ha escluso qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste. Il permesso alla Petroceltic non ha quindi nulla a che vedere con la legge di stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia". E comunque, ribadisce il ministro, "nessun altro permesso di ricerca, in nessun'altra parte del Paese, è stato rilasciato alla vigilia dell'approvazione delle legge di stabilità".

La Guidi attacca anche il governatore della Puglia Michele Emiliano: "Il presidente della Regione Puglia conosce benissimo i termini esatti della questione che a suo tempo gli è stata accuratamente rappresentata dal ministero dello Sviluppo economico".

D'Alfonso: "Ombrina non si fara né ora né mai" 

"A tutti gli abruzzesi e in particolare ai professionisti dell'allarmismo ripeto: Ombrina non si farà né ora né mai".

Lo afferma il presidente della regione Luciano D'Alfonso.

"Ho ricevuto - fa sapere - precise ulteriori assicurazioni dal Ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giorgio De Vincenti, sul fatto che la vicenda Ombrina è definitivamente chiusa e che non vi saranno nuove trivellazioni entro le 12 miglia nel mare Adriatico. Prendo atto delle esigenze di chi - continuando a diffondere notizie prive di fondamento - cerca disperatamente di testimoniare la propria esistenza in vita, ma un simile comportamento è ingiustificabile, inqualificabile e politicamente ignobile. A breve - conclude D'Alfonso - assumeremo ulteriori iniziative per aumentare la grandezza della difesa del mare blu".

 

Ultima modifica il Martedì, 12 Gennaio 2016 12:27

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