Una guerra di nervi: è così che si può descrivere la giornata politica.
Il premier Conte ha deciso di 'parlamentarizzare' la crisi: si presenterà lunedì a Montecitorio, a mezzogiorno, l'indomani a Palazzo Madama, alle 9:30.
Da Palazzo Chigi, sin dal mattino, si è fatto filtrare un certo ottimismo: fonti vicine al Presidente del Consiglio hanno lasciato intendere che i numeri ci sarebbero, per andare avanti. Al Senato - dopo l'apertura del Psi - è stato costituito il gruppo 'Maie-2023' con Merlo, Cario, Buccarella, De Bonis e Fantetti, in attesa di nuove adesioni; anche i 'contiani' alla Camera, confluiti sotto l'insegna di Tabacci, hanno lavorato sotto traccia per tutta la giornata alla ricerca di voti. "Ci stiamo organizzando per formare un soggetto politico che poi si costituirà anche sui territori", hanno spiegato gli aderenti fuoriusciti nel tempo dal Movimento 5 stelle; è in corso un lavorio nel gruppo Misto per unire la galassia degli ex pentastellati. I 'contiani' hanno rilanciato che al Senato ci sarebbero 168 voti 'possibili', che al 'dossier' ci starebbero lavorando, oltre a Tabacci, anche Nencini del Psi e l'azzurra Polverini.
Col passare delle ore, però, la convinzione che i così detti 'costruttori' potessero bastare per sostituire i voti di Italia viva è iniziata a venir meno.
Incertezza in cui ha provato a infilarsi Matteo Renzi, che ha mandato avanti il capogruppo al Senato Davide Faraone: "se Conte scioglie alcuni noi, noi ci siamo fino all'ultimo istante". Un messaggio alle forze di maggioranza, un modo per raffreddare gli entusiasmi dei 'responsabili', se è vero che Mastella, uno dei registi dell'operazione 'costruttori', ha fiutato l'aria e lanciato avvertimenti: "Nessuno pensi di recuperare il dialogo con Renzi alle spalle dei 'responsabili'. Se prima l'area di governo era composta dai quattro partiti più alcuni responsabili, oggi l'area è fatta dai tre partiti più i responsabili, cui si aggiunge Italia viva. Peraltro, sul piano elettorale, i 'responsabili' hanno la stessa quantità di consensi di Italia viva. Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di Renzi. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi. Il figliuol prodigo ritorna. Nessun vitello grasso. Alcuni di noi sono a dieta", la stoccata.
Parole che hanno fatto rumore, tanto che in serata fonti del governo hanno "escluso assolutamente" un riavvicinamento con Renzi; sulla stessa posizione il Movimento 5 Stelle: "Con Iv la situazione è e resta invariabile: abbiamo chiuso", il messaggio recapitato dal leader politico Vito Crimi.
Al tramonto di una giornata tesissima, si è fatta largo l'ipotesi che Conte possa superare la prova dell'aula del Senato per l'astensione di Italia viva, decisa da Renzi per non perdere 'pezzi'; alcuni parlamentari di Iv sarebbero contrari a votare la sfiducia con le destre, e l'ex premier non vuole correre il rischio di dolorose spaccature. Dunque, non occorrerebbe superare l'asticella dei 161 e il governo potrebbe, così, tirare avanti. Tuttavia, il timore degli uomini vicini a Conte è che possa arrivare una 'sfiducia politica', qualora le astensioni dei renziani sommate ai no delle opposizioni di destra possano si avvicinino ai voti della maggioranza.
Evidentemente, andasse così si aprirebbe un problema enorme perché l'esecutivo, sebbene legittimato, ne uscirebbe fortemente depotenziato.
A dirla con altre parole: la caccia ai 'responsabili', per ora, non sembra aver portato i risultati sperati e Conte resta piuttosto lontano dalla fatidica soglia dei 161; d'altra parte, Renzi teme sorprese dell'ultimissima ora ed è preoccupato dei mal di pancia malcelati tra i suoi parlamentari.
Una guerra di nervi, appunto, tra due pugili a corto di fiato.
Detto ciò, non si può neanche escludere che Conte possa salire al Quirinale per dimettersi prima delle comunicazioni in Parlamento: a quel punto, potrebbero essere avviate delle consultazioni lampo e, con una lista dei ministri pronta, il premier - forte anche del sostegno giunto dal Vaticano - potrebbe presentare alle Camere per chiedere la fiducia su un altro Governo. Un 'Conte ter', insomma.
Una via strettissima, a dire il vero.
In questo quadro, il segretario del Pd Zingaretti ha chiesto a Conte di "allargare la maggioranza e innovare il programma" avvertendo "che tutti i nodi della verifica sono ancora sul tappeto; in questo anno e mezzo di governo - ha aggiunto Zingaretti - sono stati commessi molti errori e ci sono state molte lentezze. Accettammo il taglio dei parlamentari in cambio di impegni che poi non sono stati rispettati; perciò dico che oggi non possiamo accettare tutto. Abbiamo già dato", le sue parole. Poi Zingaretti ha inteso precisare, riferendosi a Italia viva, che "nell'animo del gruppo dirigente non c'è alcuna voglia di rivalsa o di vendetta nei confronti di nessuno".
Una presa di posizione 'colta' al volo da Renzi: "Le cose che ha detto Zingaretti" sul Governo "non sono molto diverse da quelle che diciamo noi. Nell'ultimo mese sono stato accusato di tutto, e' facile attaccare il mio carattere o la mia immagine, ma sulla scelta politica il giudizio che Zingaretti ha dato del Governo e' come il mio. Noi abbiamo detto di essere sempre disponibili a discutere senza veti e senza preclusioni sui nomi ma non ci compreranno con due tre sgabelli, poltroni o poltroncine", ha assicurato il senatore di Rignano.
Sul fronte delle opposizioni, il centrodestra ha provato per tutto il giorno a fare quadrato, escludendo fughe di parlamentari. "Per fronteggiare questa emergenza pandemica ed economica serve un governo forte", va ripetendo Silvio Berlusconi in queste ore. Tradotto: un 'Conte ter' con un drappello di parlamentari raccolti all'ultimo momento rischia di andare sotto in qualsiasi momento mentre l'Italia ha bisogno di un governo stabile, con numeri certi. Rientrato in Provenza dopo il ricovero lampo per accertamenti cardiaci nel Principato di Monaco, il Cavaliere ha seri dubbi sulla tenuta di un Conte appoggiato alla stampella del 'responsabile' di turno e per questo preferisce stare fermo a guardare quel che succede, ribadendo in ogni occasione che mai Fi farà accordi con la sinistra.
Salvini e Meloni, invece, hanno chiesto insistentemente il ritorno alle urne.
Martedì prossimo il premier Conte - prevedono in M5s, Leu e Pd - dovrebbe superare la prova dell'Aula del Senato. Iv va verso l'astensione (ma potrebbe anche uscire dall'Aula), non occorre superare l'asticella dei 161 sì ma il timore è che arrivi una sorta di 'sfiducia politica'. Ovvero che il numero delle astensioni di Iv e dei no dell'opposizione possa avvicinarsi ai voti della maggioranza. E dunque si aprirebbe un problema il giorno dopo, perchè l'esecutivo sarebbe legittimato ad andare avanti ma in versione depotenziata.
Si infittisce il rebus della maggioranza di governo dopo che Matteo Renzi ha aperto de facto la crisi con le dimissioni delle ministre e del sottosegretario di Italia viva. In attesa delle comunicazioni di Giuseppe Conte - lunedì alle 12 a Montecitorio, e il giorno seguente, alle 9:30, a Palazzo Madama - Italia viva tiene la posizione, con il capogruppo al Senato Davide Faraone, che invita il presidente del Consiglio Giuseppe a "sciogliere i nodi" e affrontare i problemi anzichè affidarsi a maggioranze "raccogliticce". "Noi ci siamo fino all'ultimo istante", aggiunge. Ma il partito del senatore di Rignano sull'Arno non cede sui contenuti chiedendo più fondi per la sanità e l'attivazione del Mes tanto osteggiato dal M5s. Intanto, continua la 'caccia' dei parlamentari che possano colmare il vuoto che potrebbe lasciare Iv, astenendosi nel voto di fiducia.
Nicola Zingaretti chiede espressamente a Conte di "allargare la maggioranza e innovare il programma" avvertendo "che tutti i nodi della verifica sono ancora sul tappeto". "In questo anno e mezzo di governo sono stati commessi molti errori e ci sono state molte lentezze. Accettammo il taglio dei parlamentari in cambio di impegni che poi non ci sono stati. Perciò dico che oggi non possiamo accettare tutto. Abbiamo già dato", scandisce il segretario del Pd, parlando ai componenti dell'assemblea dem. Zingaretti poi precisa su Iv: "Nell'animo mio e del gruppo dirigente non c'è alcuna voglia di rivalsa o di vendetta nei confronti di nessuno". Secondo Iv, Conte non avrebbe i numeri, fermandosi a 151 voti di fiducia al Senato, e sarebbe fallita ogni campagna acquisti dagli altri partiti di maggioranza.
"Il nostro gruppo è compattissimo", assicura Faraone. Mentre Clemente Mastella, tra gli artefici dell'operazione 'responsabili' sembra avvertire Conte e i partiti di maggioranza. "Giustamente e con saggezza politica, il segretario del Pd Zingaretti chiede al presidente Conte di allargare i confini della maggioranza. Ci sta - riconosce - perchè pare che Renzi abbia deciso di adeguarsi ad un compromesso spinto dai suoi parlamentari. Ci sta perchè le maggioranze più vaste sono e meglio è. Anche se nella mia esperienza politica ho visto maggioranze rilevanti franare e maggioranze esigue arrivare al traguardo. Una cosa, però: nessuno pensi di recuperare il dialogo con Renzi alle spalle dei 'responsabili'". "Se prima l'area di governo era composta dai quattro partiti più alcuni responsabili, oggi l'area è fatta dai tre partiti più i responsabili, cui si aggiunge Italia viva. Peraltro, sul piano elettorale, i 'responsabili' hanno la stessa quantità di consensi di Italia viva. Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di Renzi. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi. Il figliuol prodigo ritorna. Nessun vitello grasso. Alcuni di noi sono a dieta", conclude. Ma in serata fonti del governo "escludono assolutamente" un ritorno con Matteo Renzi.
Tra le ipotesi che circolano più insistentemente nella giornata vi è anche quella che non si vada verso un Conte II bis ma verso un Conte Ter e che, quindi, il premier possa presentare al Colle per dimettersi prima delle comunicazioni di lunedì e martedì. In Italia viva si assicura la tenuta del gruppo. Anche i più dubbiosi tra i renziani sulla mossa del senatore di Rignano oggi affermano che il gruppo si è ricompattato, che da Conzatti ad altri, tutti i componenti di Iv a palazzo Madama hanno accolto l'appello del leader di evitare fuoriuscite. Al Senato, intanto, si e' costituito il gruppo 'Maie-2023' ma per ora a farne parte restano i senatori Merlo, Cario, Buccarella, De Bonis e Fantetti, anche se stanno lavorando ad acquisire nuove adesioni. Ci sono poi i 'contiani' alla Camera che sono confluiti sotto l'insegna di Tabacci e che sotto traccia lavorano anche al Senato.
"Ci stiamo organizzando per formare un soggetto politico che poi si costituirà anche sui territori", spiega chi ha aderito dopo aver abbandonato il Movimento 5 stelle. E' in corso un lavorio nel gruppo Misto per unire la galassia degli ex pentastellati. I 'contiani' rilanciano che al Senato ci sarebbero 168 voti 'possibili', che al 'dossier' ci starebbero lavorando oltre a Tabacci anche Nencini e l'azzurra Polverini.
Ma il centrodestra si è blindato. In una riunione alla quale hanno partecipato anche i centristi con De Poli e Cesa, Quagliariello con 'Cambiamo', Lupi, oltre Salvini, Meloni e Tajani. Obiettivo serrare i ranghi, con un presidio permanente. Ci sarebbero - spiegano fonti parlamentari di centrodestra - anche pressioni Oltre Tevere per puntellare il premier ma pure la centrista Binetti sarebbe rientrata, così come l'azzurra Minuto, perlomeno è quanto dicono dal fronte forzista. E allora ci sono i numeri per il premier, anche se al Senato non occorre arrivare a 161? Ed ecco il consiglio che, spiegano fonti che stanno lavorando al dossier, sarebbe arrivato dai 'responsabili' al premier: il percorso prevede che Conte vada al Quirinale con le dimissioni. Consultazioni lampo e lista dei ministri, per poi presentarsi alle Camere con un nuovo governo. Quindi con un 'Conte ter' che - qualora fosse questo il percorso - potrebbe nascere prima delle previste comunicazioni di Conte lunedi' a Montecitorio e martedi' a Palazzo Madama. Un suggerimento che sarebbe arrivato anche da alcuni 'big' pentastellati preoccupati che l'operazione 'costruttori' non vada in porto.
Ecco la giornata politica raccontata minuto per minuto.
Ore 21:52. Renzi: "Posizione Zingaretti non diversa dalla nostra"
"Le cose che ha detto Zingaretti" sul Governo "non sono molto diverse da quelle che diciamo noi. Nell'ultimo mese sono stato accusato di tutto, e' facile attaccare il mio carattere o la mia immagine, ma sulla scelta politica il giudizio che Zingaretti ha dato del Governo e' come il mio". Lo ha detto il leader di Italia viva, Matteo Renzi.
Ore 21:51. Renzi, pronti a discutere senza veti su nomi
"Noi abbiamo detto di essere sempre disponibili a discutere senza veti e senza preclusioni sui nomi". Lo ha detto il leader di Iv Matteo Renzi.
Ore 21:47. Renzi: "Non ci compreranno con due o tre poltroncine...."
''Non ci compreranno con due tre sgabelli, poltroni o poltroncine...''. Lo ha detto Matteo Renzi.
Ore 21:40. Renzi: "Nessuno scontro personale con Conte"
Matteo Renzi in serata chiarisce la posizione di Italia viva. No al ''racconto di uno scontro personale'' con Conte, ''noi vogliamo più soldi per il Mes sanitario'' ha detto ospite di 'Titolo V', su Rai 3.
Ore 21:10. Per Conte escluso ritorno con Renzi
E' "escluso assolutamente" un ritorno con Matteo Renzi. Lo affermano fonti vicine al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, interpellate sulle parole di apertura arrivate da Italia viva rispetto alla possibilità di ricucire con la maggioranza.
Ore 21:00. Berlusconi: "Serve esecutivo forte per Italia"
Per fronteggiare questa emergenza pandemica ed economica serve un governo forte, va ripetendo Silvio Berlusconi in queste ore. Tradotto: un 'Conte ter' con un drappello di parlamentari raccolti all'ultimo momento rischia di andare sotto in qualsiasi momento mentre l'Italia ha bisogno di un governo stabile, con numeri certi. Rientrato in Provenza dopo il ricovero lampo per accertamenti cardiaci nel Principato di Monaco, il Cav ha seri dubbi sulla tenuta di un Conte appoggiato alla stampella del 'responsabile' di turno e per questo preferisce stare fermo a guardare quel che succede, ribadendo in ogni occasione che mai Fi farà accordi con la sinistra.